‘SuperMiroGori’ trionfa anche a San Clemente con un poemetto ‘sammaurese’


Gori ha vinto con un “poemetto” scritto in rigoroso dialetto sammaurese: dialetto caratterizzato dalla ricorrenza del dittongo “oi”.
Già autore di due libri di versi in dialetto (Strafócc, Ed. Chiamami Città, 1995; Gnént, Ed. Pazzini, 1998) e un romanzo tutto romagnolo (Senza movente, Mobydick, 2000), Gori ritorna alla poesia con Cantèda de’ falói (traducibile come “Cantata del fallire” o “del fallito”).
Fondata sulla ricorrenza di una cantilena infantile (E’ va e’ palòun, bum….”, alla lettera: “Va il pallone, bum…”) e di una domanda ossessiva (“’S’è l che vó dói falói?”, “Cosa significa falói?”), la Cantèda ritorna a personaggi e vicende sammauresi e più in generale a una moltitudine di “figure” popolari – da Gori predilette – colpite dalla durezza del “male di vivere”. Un’umanità di perdenti, ricchi di dignità e, forse, “vincenti” nel loro rifiuto di un conformismo e di un perbenismo tutto di facciata. Tra i riferimenti letterari della Cantèda de’ falói, “Spoon River”, Fabrizio De André e il primo Pedretti, quello di Al vòusi.
Il premio Giustiniano Villa, dedicato al ciabattino di San Clemente inventore dei “contrasti” padrone-contadino e alfiere della poesia popolare romagnola, è giunto all’undicesima edizione. La giuria è presieduta dallo scrittore Piero Meldini e tra i componenti annovera Maria Grazia Bravetti, principale studiosa di Giustiniano Villa. La cerimonia di premiazione si terrà nella piazza di San Clemente (patria di Villa) nell’ambito della festa di domenica 1° giugno alle ore 22.
Il premio è organizzato dall’associazione “Com una volta” e dall’amministrazione comunale di San Clemente.