Sala consiliare gremita per l’ultimo saluto a Flavio Nicolini


Era gremita la sala consiliare di Santarcangelo per l’ultimo saluto a Flavio Nicolini, dopo che nei giorni scorsi diverse centinaia di persone avevano fatto visita alla camera ardente allestita in Municipio. In tanti tra amministratori, ex allievi, personalità del mondo della cultura e della politica locale si sono stretti attorno alla famiglia e ascoltare gli interventi del sindaco Alice Parma, dello scrittore Ennio Grassi e della figlia Simonetta prima del trasferimento al Cimitero centrale.
- L’intervento del sindaco Parma
- I pensieri raccolti per Nicolini
- L’intervento di Ennio Grassi
- La consegna dell’Arcangelo d’oro (2012)
L’intervento del sindaco Alice Parma:
Vorrei cominciare questo mio breve intervento sottolineando il grande affetto della città per Flavio, emerso chiaramente in questi giorni dai contatti a migliaia sui social network e dai messaggi che centinaia di persone hanno lasciato qui nella sala del Consiglio comunale. Una sala in cui Nicolini ha lasciato un’impronta importante, come consigliere comunale (due volte, dal 1964 al 1969 e poi di nuovo dal 1975 al 1979) e anche nel ruolo di assessore alla Cultura, per un breve periodo nel 1970.
Un periodo breve, pochi mesi, ma che a Flavio è bastato per regalare a Santarcangelo l’intuizione del Festival, che avrebbe preso vita l’anno successivo grazie al suo fondamentale ruolo di collegamento tra il sindaco Romeo Donati e il primo direttore artistico, Piero Patino.
L’impegno in qualità di amministratore – e lo dico da giovane sindaco e assessore alla Cultura – è stato per Nicolini solo uno dei tanti modi per esprimere un attaccamento, forte e costante nel tempo, nei confronti di Santarcangelo e la sua gente. Un attaccamento che si è tradotto in un contributo politico e sociale, umano e culturale, donato senza chiedere nulla in cambio… e anche questo non può che essere riconosciuto come un merito assoluto di Flavio.
Tra i suoi contributi più importanti a questa città è impossibile non ricordare “E’ circal de giudizi”, che insieme al Festival è l’esperienza culturale più straordinaria e significativa di Santarcangelo, che ha contribuito a renderla nota in Italia e nel mondo. Sul “Circolo” tanto è stato detto e tanto c’è ancora da dire: ma al di là dei riconoscimenti più o meno formali, tra cui l’Arcangelo d’Oro attribuito nel 2012 dall’Amministrazione comunale, mi preme oggi sottolineare l’aspetto più umano e sincero di quella esperienza
E lo faccio salutando Rina Macrelli e Gianni Fucci, che sono qui con noi a salutare Flavio e che di quell’esperienza furono insieme a lui indiscussi protagonisti accanto a Baldini, Pedretti, Guerra, Turci, Moroni, Bernardi e tanti altri
Grazie in particolare a Gianni, che ieri sulla stampa ci ha regalato un ricordo di Flavio che credo abbia commosso tutti noi, rendendo pienamente merito a quello che Nicolini è stato per Santarcangelo e per la cultura italiana, un aspetto che lascio approfondire a Ennio Grassi subito dopo di me
Un ruolo che è difficile riassumere in una sola opera, in un gesto o un ricordo. Ma che forse, tra tutti i luoghi che testimoniano il passaggio di Flavio, si manifesta più forte in quel dipinto che ancora oggi decora una classe della Pascucci, un regalo di Nicolini al mondo dell’insegnamento e della scuola, per lui così importante e centrale
Nel rapporto tra arte e didattica c’è forse il nucleo del lavoro di Flavio e la sua eredità più importante. Quanto fosse innovativo il suo metodo d’insegnamento lo possono testimoniare direttamente i suoi ex alunni, ma anche queste parole che mi permetto di leggervi:
“In quell’epoca nella scuola operavano maestri che pensavano a sfondamenti
rivoluzionari, a una cultura nuova. Forse impossibile. Forse eccessiva. Certo stimolante. In ogni caso l’arte e il pensiero democratico erano il fondamento del mio pensiero. Della mia pratica didattica a scuola. Soprattutto l’arte. Per quale strada e per quali mezzi? Io pensavo alla scioltezza dell’arte e alla naturale propensione del linguaggio creativo alla libertà; … nell’insegnamento
adottavo la pittura per raggiungere il coraggio della penna e la forza dell’assoluta sgangheratezza della fantasia. … In quell’epoca a scuola si faceva ancora il tema. Contro il binario arido dello “svolgimento” di origine retorica, io cercai la struttura del linguaggio e l’avvicinamento della lingua dei bambini al “narrare senza schemi la propria piccola vita quotidiana”: scrivete come più vi piace, dicevo loro. Narrate e disegnate, come la va la va. In quegli anni cominciai a teorizzare la differenza fra matita-gomma (da una parte), e penna-pennello, dall’altra. Ero convinto che il rinnovamento corresse intorno a questo discrimine tecnico. Ne sono convinto ancora oggi”
Ecco, in queste poche parole c’è tutta la carica rivoluzionaria dell’approccio di Flavio all’insegnamento, alla cultura e all’arte. In un’epoca di povertà intellettuale come quella di oggi, in cui tutto si misura solo ed esclusivamente attraverso i risultati, vorrei suggerire a chi si appresta a conoscere il lavoro di Flavio Nicolini di parlare con i suoi ex alunni, per capire cos’abbia significato per loro averlo come insegnante
“Grazie Maestro”, “Grazie professore”, cominciano così tante delle innumerevoli manifestazioni d’affetto arrivate in questi giorni sia sui social network che sul libro dei pensieri presente in questa sala. Un affetto sentito e sincero, che dimostra quanto i santarcangiolesi siano consapevoli e grati a Flavio Nicolini per quello che ha fatto per la nostra città
Io stessa, in prima persona, posso testimoniare l’energia positiva che Flavio sapeva trasmettere anche solo con un breve colloquio Ricordo che la prima volta che l’ho incontrato dopo essere diventata sindaco, come tutte le altre volte Flavio non mi raccontava le cose che aveva fatto, non faceva un elenco “pratico” …
Cercava piuttosto, e ci riusciva, di trasmettermi uno spirito, di farmi respirare l’atmosfera che aveva vissuto nell’epoca del suo impegno per la città. “Erano gli anni ’70 – mi diceva – e a Santarcangelo c’era una carica che in qualche modo andava indirizzata, incanalata… e così ci siamo inventati il Festival”. Parole che ricordo con un po’ di malinconia perché Flavio se n’è andato insieme a un mondo che oggi non c’è più. Ma l’affetto rimane e io, da sindaco, mi permetto di farmi portavoce di tutta la gratitudine della città nei confronti di Nicolini, dicendo ancora una volta grazie. Grazie di tutto, Flavio