Rivoluzione nella scuola elementare e media. Nascono gli istituti comprensivi


Ciascuno circolo riunisce più scuole primarie a una scuola secondaria, alcuni anche delle materne. Comprensivi a Rimini c’erano già a Miramare e al Marvelli, ma oggi diventa una realtà per tutti, in totale diventano sei. Restano fuori dalla rivoluzione la scuola media Bertola, e il circolo elementare delle Casti. Un’opportunità, una necessità, una sfida? Forse le tre cose insieme.
“Dal punto di vista economico forse anche una necessità – spiega Lorella Camporesi, dirigente scolastico Istituto Comprensivo Centro Storico – perché fa risparmiare l’amministrazione. Dal punto di vista pedagogico didattico una grande opportunità. Era dal 2000 che stavamo ragionando sull’importanza nella scuola di un’offerta formativa unica dai 6 ai 14 anni, in alcuni casi adesso anche dai 3 anni. Per la famiglie cambia il punto di riferimento della segreteria e della direzione che magari non sono più nella scuola a cui facevano riferimento prima, ma cambia in positivo la possibilità di avere un riferimento fisso all’interno di un percorso unitario“.
Il cambiamento ha portato con se anche una razionalizzazione dei collaboratori, che in alcuni casi hanno dovuto subire qualche trasferimento. Garantiti, comunque, tutti i posti di lavoro. Ogni istituto ha tra i 1000 e i 1400 studenti, un unico collegio docenti che mette insieme maestre e professori e unica proposta formativa. Nel caso del comprensivo “centro storico”, ad esempio, gli alunni sono oltre 1300, una ottantina i docenti, 5 le scuole riunite: le medie Panzini e le elementari Toti, Ferrari, Griffa e De Amicis. “Attualmente – aggiunge la dirigente Camporesi – la sensazione che ho, io che ho sempre lavorato nella scuola media, è di camminare un po’ sulle sabbie mobili perché devo ancora capire tutte le potenzialità del comprensivo e organizzarle al meglio. Spero davvero che si possa proporre un percorso con un curriculum verticale che possa preparare i ragazzi anche ad affrontare il difficile contesto economico. Noi ora li prendiamo a 6 anni e li facciamo uscire a 14 già un po’ proiettati nel mondo del lavoro perché devono scegliere una scuola superiore forti delle competenze che noi saremo riusciti a dare. Ora la sfida è riuscire a mettere insieme le grandi esperienze e risorse che ogni plesso porta con se, perché a volte le elementari non conoscono quelle delle medie e viceversa. Ma io sono fiduciosa“.