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una riflessione

Ricchezza e tristezza: la vita degli altri

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di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura 3 min
Dom 13 Lug 2025 07:54 ~ ultimo agg. 10 Lug 10:11
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L’EDITORIALE DELLA DOMENICA

di Carlo Alberto Pari

Recentemente a Venezia, si è celebrato il matrimonio di uno degli uomini più ricchi del mondo. Nel sistema economico attuale, in Occidente, ma non solo, tra i tanti pregi e gli innumerevoli difetti, chi paga, salvo le poche inderogabili normative, può fare quasi tutto ciò che desidera. Personalmente, non ho nulla contro la ricchezza, soprattutto, se la progressività fiscale fosse veramente incentrata come la nostra Costituzione prevede. Comunque, in generale, l’eccesso di lusso appare sempre fuori luogo e fuori gusto, oltre ad un colpo basso all’indifesa povertà dilagante. Non di rado, sono esibizioni pacchiane, che mostrano con ostentazione il livello raggiunto. Quello che mi lascia basito e perplesso, ancora una volta, come in tanti eventi, è la folla che “partecipa”, tristemente urlante e plaudente, apparentemente felice di essere in prima linea, in una delle tante transumanze di massa. Nel caso specifico, visto l’interesse destato, tanti media hanno dedicato ampi spazi, in alcuni casi per doverose notizie di cronaca, in altri, con servizi financo morbosi e difficilmente sopportabili. Mi domando, sempre in generale, quale gioia si può provare o semplicemente, quale interesse può fomentare la visione di un super ricco con eventuali esibizioni di eccessi? L’eccitarsi per la vita degli altri, non è uno schiaffo alla propria intelligenza? Quale masochistica partecipazione, può giustificare l’umiliazione dell’essere in fila per constatare costose e futili esibizioni, che peraltro, il partecipante gaudente, posizionato dietro gli insuperabili recinti, non potrà mai permettersi, nonostante una vita di lavoro, nella quale dovrà obbligatoriamente donare, per sopravvivere, una buona parte di ciò che ha di più prezioso nella sua unica esistenza: il tempo, con la speranza di lasciare almeno una casa e poco altro per il futuro dei figli. Forse, non sono i super ricchi da biasimare, il loro comportamento è quasi “naturale” per la nostra specie. Del resto, nel nostro contesto sociale, ma non solo, se ci si può permettere una potente auto, un fondamentale piacere è esibirla, perché “gli altri non possono permettersela”, un’analisi che può risultare irritante e sgradevole, ma con buona presunzione, è uno scopo atavico dell’avere, perché non appare certo usuale o fattibile sfrecciare ai 300 km orari, quando i limiti di legge nelle autostrade sono imposti al di sotto della metà e peraltro, ormai raggiungibili da qualsiasi utilitaria. Concludendo, a mio avviso, la tristezza è sulle masse festanti, che vivono dietro le transenne la vita degli altri, mentre al contrario, potrebbero cercare di ampliare il disvalore delle diseguaglianze sociali in costante espansione, colpendo gli inutili e pacchiani eccessi con un’arma pacifica, ma estremamente micidiale: l’indifferenza.

 

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