Quattordicenne vicina al suicidio dopo gli abusi del padre. Genitore condannato
All'età di 14 anni è stata indotta a pensare al suicidio dopo aver sopportato per un anno gli abusi del padre, un 60enne sudamericano, residente a Rimini. Era il maggio del 2021 quando la ragazzina, al termine di un'accesa discussione con il genitore, era uscita dalla propria stanza e, una volta in cucina, aveva afferrato un coltello puntandoselo allo sterno. "Non ce la faccio più", aveva gridato in lacrime alla madre, che era riuscita a bloccarla in tempo. Un'episodio che aveva allarmato la donna, decisa a scoprire le motivazioni di quel profondo malessere.
Grazie alla vicinanza della madre e della sorella maggiore, la 14enne ha confidato gli abusi sessuali subiti dal padre. L'uomo, stando al racconto dettagliato della minore, l'avrebbe più volte paleggiata nelle parti intime mentre i due guardavano un film nel letto o giocavano alla lotta. In un'altra occasione, invece, approfittando del fatto che la figlia stesse studiando il corpo umano maschile, le avrebbe afferrato la mano per farsi toccare sotto i pantaloni. Frequenti anche gli abbracci prolungati con tanto di strusciamenti, al termine dei quali la 14enne ogni volta avvertiva un enorme disagio. Spesso capitava che l'uomo, sentendosi in colpa, le chiedesse scusa piangendo e le promettesse di non farlo più. Invece, quei comportamenti perversi si ripetevano puntualmente. "Perché papà prega tanto, mi chiede scusa, poi piange e mi fa queste cose?", domandava la ragazzina alla madre. Che, a fine maggio del 2021, si era recata in questura per denunciare il marito.
Le indagini della Squadra Mobile e il racconto della minore, avvenuto in audizione protetta alla presenza di una psicoterapeuta, hanno portato il pubblico ministero Davide Ercolani a chiedere la condanna del 60enne (difeso dall'avvocato Enrico Graziosi), a 8 anni di reclusione per violenza sessuale aggravata, in rito abbreviato. Il gip ha però dimezzato la pena a 4 anni e 4 mesi, riconoscendo la forma più lieve del reato. La figlia, nel frattempo diventata maggiorenne, si è costituita parte civile nel processo attraverso l'avvocata Veronica Pollini.












