Pesca in ginocchio: barche ferme tra caro gasolio e intimidazioni


La pesca è in ginocchio e ormai da qualche giorno a Rimini i banchi del pesce sono vuoti perché le imbarcazioni restano ferme. Colpa del caro gasolio che è passato 0,3/0,4 centesimi al litro fino ad un 1.15/1.20 euro. Il triplo. Una cifra che rende antieconomica l’attività: 2mila euro di gasolio al giorno al quale si aggiunge il personale da pagare. “Una situazione drammatica – spiega a Tempo Reale Giancarlo Cevoli, presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare – perché il prezzo del gasolio sta ancora aumentando e per noi, specie le barche a strascico (ndr. che sono una ottantina per un totale di 200 imbarcati), diventa impossibile prendere il mare. Il prezzo del carburante incide sui costi di gestione a livello determinante.” Ma non è l’unico problema. “Sono successe anche altre cose – aggiunge infatti Cevoli –, noi aderiamo ad una associazione e ne seguiamo le direttive. In questi giorni è stato proclamato lo stato di agitazione del comparto. Ogni volta però che accadono cose di questo tipo però ci troviamo persone che arrivano dal sud o dalle Marche che arrivano nelle Marinerie e ci intimidiscono per impedire di uscire anche a chi vorrebbe farlo“.
Così gli equipaggi sono tutti a terra, anche la piccola pesca e i cozzari. “Spero che la situazione si sblocchi, siamo disperati ma finora di risposte ne sono arrivate ben poche” conclude sconsolato Cevoli.
Intanto la politica locale prova ad alzare la voce. Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad ha infatti scritto al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese chiedendo interventi, in tempi celeri, a supporto dei pescatori ed evitando l’inacerbirsi di un clima “al limite della tensione sociale”. Nella lettera, sottoscritta dai diversi sindaci della costa emiliano-romagnola, si fa riferimento anche agli atti intimidatori e si chiede, prima di tutto, tutela e garanzia per chi vuole riprendere a pescare. “Temiamo– scrivono – per l’incolumità delle persone che potrebbero essere oggetto di violenza privata, senza che ciò possa in alcun modo rappresentare uno strumento per la tutela delle legittime istanze degli operatori della pesca professionale, che hanno tuttavia bisogno di soluzioni che consentano di continuare a lavorare producendo reddito anziché accumulare perdite. Urge una tempestiva risposta, un segnale chiaro delle istituzioni nazionali, regionali e territoriali invitando le imprese del settore a riprendere l’attività e garantendo un cordone di protezione e di sicurezza a quelle imprese che già intendono uscire in mare”.
“A Rimini al momento non si sono verificati episodi gravi come invece purtroppo si è assistito in altre marinerie – commentano il sindaco Jamil Sadegholvaad e l’assessora alla blue economy Anna Montini – ma la prosecuzione del blocco dei pescatori, la chiusura del mercato ittico, i banchi desolatamente vuoti del mercato coperto delineano un quadro preoccupante, che può portare all’esasperazione di operatori di un settore fondamentale per questa categoria, soprattutto in assenza di segnali di supporto e di vicinanza da parte del governo. E, aggiungiamo, il settore della pesca è fondamentale anche per l’intera filiera turistica e del food. Servono dunque misure urgenti per garantire la sicurezza dei nostri porti e mettere i pescatori nelle condizioni di poter tornare in mare”.