Omicidio Chiara Poggi. L’arma del delitto sarebbero delle forbici


Da quanto si è saputo i consulenti medico legali del pm Rosa Muscio, in base alle loro ricostruzioni tecniche, hanno individuato come possibile arma del delitto, un paio di forbici da sarto. E questo anche in base all’esame delle lesioni riportate da Chiara.
Dopo l’omicidio di Chiara erano state fatte parecchie ipotesi sull’arma, che non è mai stata trovata. Due anni fa Marco Ballardini, il consulente medico legale della procura, nella sua relazione relativa all’autopsia aveva parlato di un oggetto contundente, con stretta superficie battente, uno spigolo molto netto e una punta. Tale descrizione faceva pensare o a un piccola piccozza, o a un utensile da giardinaggio oppure un martello con la punta a rondine per estrarre i chiodi. Di recente il legale di parte civile aveva ventilato la possibilità che Chiara fosse stata uccisa con il portavasi in ferro battuto trovato vicino all’ingresso nella villetta del delitto. Il legale aveva infatti annunciato che avrebbe chiesto nel corso del processo, approfondimenti su questo oggetto. Oggi in base a una relazione depositata a settembre da Ballardini e dal prof. Giovanni Pierucci, ex direttore di medicina legale dell’Università di Pavia che è stato nominato dal Pm per affiancarlo come consulente, sono spuntate un paio di forbici come nuova ipotesi. E di queste forbici se n’é parlato questa mattina in aula durante l’udienza, ancora in corso, in cui i periti medico legali del giudice stanno illustrando nel contraddittorio tra le parti la loro relazione.
Questa mattina si è parlato dell’ora della morte e si è fatta la ricostruzione dell’aggressione che secondo il prof. Lorenzo Varetto sarebbe avvenuta “almeno in due fasi cronologicamente ben distinte”. Il prof. davanti al gup avrebbe circoscritto con precisione l’intero episodio spiegando che messo insieme può essersi protratto per una ventina di minuti e non come aveva scritto nella sua relazione “per alcune decine di minuti”. Quindi l’esperto avrebbe ristretto i tempi della durata dell’aggressione. In aula uno dei colleghi di Varetto, Carlo Rubino, sta spiegando i motivi per cui si ritiene che il materiale biologico riconducibile a Chiara e rinvenuto sui pedali sulla bici sequestrata a Stasi non solo non è databile ma non è detto che sia sangue: sarebbe “qualunque tipo di tessuto riccamente cellulato”.
L’udienza dovrebbe ricominciare lunedì.
(Ansa)