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aveva aperto nel 2016

Lo "Stupido Hotel" a Miramare chiude e si trasferisce a Mosca

In foto: il fondatore e l'insegna
il fondatore e l'insegna
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Mer 26 Nov 2025 13:40 ~ ultimo agg. 13:46
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Lo Stupido Hotel, chiamato così dopo aver ascoltato una canzone di Vasco Rossi, chiude i battenti a Rimini e si trasferisce in Russia a Mosca in un immobile moderno, lussuoso e situato in pieno centro. «Qui a Rimini, spiega il gestore Fabio Siva, negli ultimi anni le condizioni economiche complessive sono cambiate profondamente. I costi di gestione sono aumentati in modo significativo, mentre i margini operativi, per molte attività stagionali come la mia, si sono progressivamente ridotti. In un contesto simile, diventava difficile garantire continuità a un progetto che richiede cura, investimenti e stabilità. In altre città del mondo, invece, il rapporto tra costi e opportunità è ancora più favorevole e permette di programmare con più realismo».

Il fatto riporta al centro del dibattito il tema delle centinaia di strutture ricettive degli anni ’60 e ’70 oggi dismesse e abbandonate lungo la Riviera. Lo Stupido Hotel è nato proprio da una di queste: l’ex pensione Carmen di viale Pomezia, a Miramare, una delle oltre 300 pensioncine chiuse che Fabio Siva, figura di riferimento nella nightlife romagnola (fu tra i primi, nel 2003 con il Wish Club di Misano, a proporre la cultura degli after hour), decise di riportare alla vita. 
La trasformò in un boutique hotel moderno, curato nei dettagli, impreziosito da opere d’arte e dai graffiati originali di Raul Rece, in arte Raul33, artista che ha lavorato per anni sulle vetrine delle boutique di Rodeo Drive, a Beverly Hills.

"Ho aperto lo Stupido il 3 luglio 2016, racconta Siva, e l’ho gestito fino al 13 agosto scorso. Con il passare del tempo, però, l’incidenza complessiva dei costi necessari per mantenere la struttura operativa è diventata molto impegnativa: canone di locazione, tributi, servizi essenziali, manutenzioni ordinarie e straordinarie.  Una realtà fortemente stagionale, come la mia, non sempre riesce ad assorbirli in modo equilibrato rispetto ai ricavi possibili nei mesi di apertura. Dopo un’analisi attenta e realistica, ho scelto di interrompere l’attività e di riconsegnare l’immobile".

Nel 2026 l’insegna tornerà però a brillare a Mosca, città di origine della moglie di Siva, dove l’albergatore riminese ha deciso di trasferire il suo progetto. "È una scelta personale, certo, ma anche professionale. A Mosca i costi per strutture moderne e di ampie dimensioni risultano più proporzionati ai servizi offerti. Per il nuovo albergo sosterrò un canone più bilanciato rispetto al numero delle camere e alla posizione. Anche il costo della vita e dei servizi è, in generale, più contenuto rispetto alla media italiana. Chi fa impresa deve osservare i numeri, valutarli con lucidità e decidere dove ha senso investire nel lungo periodo".

Lo Stupido Hotel, però, non è stato un albergo qualunque. È stato un esperimento sociale unico, diventato un caso mediatico in Italia e all’estero. "L’idea del reality in diretta, dove gli ospiti, pagando un euro a notte per un’intera settimana, accettavano di essere ripresi 24 ore su 24 in una sorta di Grande Fratello alberghiero, ha avuto una risonanza enorme. Ha attirato attenzione, curiosità e turismo. Ma nonostante il riscontro, la stagionalità e l’aumento generale dei costi hanno reso difficile mantenere un equilibrio economico stabile nel lungo periodo".

La chiusura dello Stupido ripropone un tema che da anni divide operatori e amministratori: quello dei numerosi alberghi chiusi, molti dei quali in stato di degrado avanzato: "Chi vorrebbe recuperarle si trova spesso davanti a investimenti molto elevati e a condizioni che non sempre si armonizzano con lo stato reale degli edifici o con i loro anni di inattività. Così molti progetti non partono nemmeno, e il territorio perde opportunità di rigenerazione e sviluppo. Senza una strategia condivisa, strumenti moderni e incentivi concreti per chi investe" - conclude Siva - "la città rischia di convivere ancora a lungo con un patrimonio immobiliare di enorme valore storico e turistico, che però, anno dopo anno, diventa sempre più complicato da recuperare e riportare alla vita".

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