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la tragedia di don Matteo

La Diocesi al lavoro per un progetto di tutela e accompagnamento dei sacerdoti

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 8 Lug 2025 14:30 ~ ultimo agg. 15:16
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Una notizia che ha sconvolto l'intera comunità ecclesiale e che impone una profonda riflessione. Si chiamava don Matteo Balzano, il giovane sacerdote di 35 anni della Diocesi di Novara che nei giorni scorsi si è tolto la vita. La Diocesi di Rimini si unisce con commozione e dolore alla preghiera della chiesa di Novara: "Affidiamo la sua vita al Signore della misericordia, pregando perché riposi nella pace e perché chi gli ha voluto bene trovi consolazione e speranza".

Eventi come questo non possono lasciare indifferenti e interrogano profondamente ogni singola comunità diocesana "a rinnovare la cura, l’ascolto e l’accompagnamento nei confronti dei nostri presbiteri". Anche la Diocesi di Rimini "consapevole delle fatiche che oggi attraversano il ministero sacerdotale", intende attivare un cammino concreto di tutela, sostegno e accompagnamento dei propri sacerdoti, "in continuità con quanto già molti di loro vivono spontaneamente: momenti di condivisione, fraternità, confronto spirituale e umano. Non si tratta solo di rispondere a situazioni di particolare fragilità, ma di riconoscere la complessità del vivere il ministero oggi: ritmi intensi, attese elevate, solitudini silenziose, fragilità interiori che spesso non trovano spazi sicuri per essere espresse".

In questi giorni, tanti sacerdoti hanno affidato ai social parole di dolore e di riflessione sincera. – dice don Eugenio Savino, assistente dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Rimini - Questo coro di voci, così umano e autentico, mostra che la questione della cura del presbitero è oggi una priorità reale e urgente. È una ferita che unisce, una fatica condivisa, un bisogno profondo di essere sostenuti da relazioni vere e da una Chiesa che custodisca i suoi pastori, non solo nella funzione, ma nella persona”. “Il presbitero è un dono prezioso per la comunità – ricorda il vescovo Nicolò Anselmi - la sua serenità, il suo cammino umano e spirituale sono responsabilità che condividiamo tutti, come popolo di Dio.”

È fondamentale, perciò, che anche le comunità cristiane siano coinvolte e responsabilizzate. Quando il Vescovo affida un presbitero ad una parrocchia, non consegna un “servizio religioso”, ma una persona concreta, con la sua umanità, la sua storia, le sue fragilità e le sue forze. "Alla comunità è chiesto non solo di ricevere, ma anche di sostenere con rispetto e corresponsabilità il cammino del sacerdote. Troppo spesso i preti vengono investiti di pretese, giudizi o attese non realistiche, senza considerare la densità umana ed emotiva di un ministero che – nel giro di poche ore – può passare da un funerale drammatico, a un matrimonio gioioso, a un battesimo festoso al multiforme servizio pastorale quotidiano. Tutto ciò richiede una forza interiore che può reggere solo dentro una rete di cura, comunione e preghiera. La fatica – spesso invisibile – del presbitero merita di essere riconosciuta e condivisa. L’ascolto e la cura – come ci rivela il Vangelo e il Signore Gesù – non sono segni di debolezza, ma gesti profetici di responsabilità ecclesiale". Per questo la Diocesi di Rimini desidera impegnarsi a promuovere percorsi di formazione, accompagnamento spirituale e – laddove necessario – anche di supporto psicologico. Perché la serenità del presbitero è un dono per tutta la comunità, e perché nessuno debba mai portare da solo il peso del proprio ministero.

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