E' in malattia ma porta avanti una attività parallela: 38enne a giudizio


Una 38enne originaria del napoletano, ma residente nel riminese che lavorava per una impresa di pulizie, in periodo di Covid, si sarebbe messa in malattia a causa di presunti disturbi psichici che le impedivano di lavorare, in realtà in un periodo in cui le attività dell'azienda, proprio per le restrizioni covid, erano ridotte al minimo. I fatti risalgono dunque al 2020: in realtà, nel frattempo, la donna portava avanti una realtà parallela di vendita di profumi e cosmetici online. La 38enne inoltre sarebbe stata sorpresa da un investigatore privato, incaricato dall’azienda, mentre andava al mare in orario di visita fiscale e mentre si recava a portare prodotti di bellezza a domicilio ad una acquirente. A carico della donna viene contestata la truffa, per avere ricevuto l’indennità INPS durante il periodo di malattia, durato diversi mesi, e il falso ideologico per aver indotto all’errore due medici di base a cui si era rivolta per episodi di ansia e depressione per stress da lavoro. Era stata visitata anche dal centro di salute mentale che però ha specificato che si era rivolta a loro solo per una consulenza, senza alcuna diagnosi definitiva né presa in carico della donna.
Anche per i farmaci, che le sarebbero stati prescritti, non è stato trovato riscontro né per l'acquisto né per assunzione degli stessi. Dopo l’udienza dibattimentale, la donna è stata rinviata a giudizio e dovrà ora affrontare il processo che si aprirà il 4 novembre. L’impresa, per cui lavorava, si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento danni di 60 mila euro, che comprende i danni dall’assenza prolungata della dipendente e anche il danno reputazionale verso l’azienda dovuto al suo comportamento. Inizialmente la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma gli avvocati della ditta, Paolo Righi e Alessandro Pierotti, si sono opposti. Il gip ha disposto l’imputazione coatta. La donna è difesa dall'avvocata Maria Rivieccio.