Cybercriminale arrestato a Riccione, la Corte d'Appello dispone l'estradizione
La Corte d'Appello di Bologna non ha ravvisato condizioni ostative per l'estradizione in America di Roman Khlynovskiy, 42enne imprenditore kazako nel settore tecnologico, arrestato dalla polizia Postale nel luglio scorso, mentre si trovava in vacanza a Riccione con la famiglia. Sulla sua testa pendeva un mandato di cattura internazionale per i reati di associazione a delinquere diretta a commettere frode dei sistemi informatici e furto di identità, frode telematica, estorsione informatica, riciclaggio di denaro e minaccia di commettere una divulgazione internazionale di immagini intime senza consenso. Accuse mosse dal tribunale federale del Tennessee.
Khlynovskiy, attualmente detenuto nel carcere dei Casetti di Rimini, è ritenuto il componente di una banda di cybercriminali che tra il 2023 e i primi mesi del 2025 avrebbe hackerato i sistemi informatici di decine di ospedali statali americani entrando così in possesso di dati sensibili utilizzati per chiedere riscatti milionari, per una cifra complessiva che si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di dollari. Condotte per cui è diventato uno dei più pericolosi e ricercati hacker dall'Fbi. I suoi difensori, gli avvocati Luca Montebelli e Sonia Giulianelli del foro di Rimini, davanti alla Corte d'Appello di Bologna avevano evidenziato il pericolo della pena di morte per il loro assistito, qualora gli fosse contestato dalle autorità americane il reato di spionaggio. Per i giudici bolognesi, però, l'imprenditore kazako va consegnato agli Stati Uniti.
L'ultima carta nelle mani dei suoi difensori è il ricorso in Cassazione, che va depositato entro 10 giorni. Se anche la Suprema Corte dovesse dare parere favorevole all'estradizione, Khlynovskiy dovrebbe affrontare il processo nello stato del Tennessee, dove sconterebbe anche l'eventuale condanna.












