Colonie marine: capire il passato per un disegno coerente


Conoscere il passato delle colonie, ma anche delle loro traversie dopo l’abbandono, per capire a quali prospettive possono aprirsi oggi.
Dalle imponenti colonie fasciste a quelle costruite da comuni o grandi aziende del nord Italia per i figli dei dipendenti. Le colonie di vacanza sono state un capitolo importante nella storia della costa romagnola. Oggi, però, che quel tipo di vacanza non c’é più, in molti casi attendono ancora un adeguato recupero.
In passato molti progetti, come quello di destinare le colonie ai bambini riminesi, sono finiti nel nulla. Altri, come quello della Novarese, sempre a Rimini, sono rimasti bloccati per anni da intoppi burocratici.
Oggi alcuni casi di Colonie riconvertite a nuovi usi ci sono: la Comasca di Rimini, sede liceale, la colonia AGIP di Cesenatico, spazio culturale che ospita, tra l’altro, una mostra legata al convegno. O Le Navi di Cattolica, oggi acquario, caso che però fa un po’ storcere il naso a chi ne ricorda l’uso originale: dove c’era il refettorio, oggi ci sono gli squali. Ma l’importante è proseguire nella strada del recupero, preferibilmente “con un progetto coerente e unitario, che inquadri le colonie nella visione delle future realtà turistiche e non immaginare ogni edificio singolarmente, senza una visione d’insieme”, spiega Valentina Orioli dell’Università di Bologna, che ha presentato uno studio su “Ospizi marini e colonie di vacanza sulla riviera della Romagna”.