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Associazione di ‘alcuni consumatori’. Gnassi e CGIL contro Codacons

di Redazione   
Tempo di lettura 2 min
Ven 5 Apr 2013 10:27 ~ ultimo agg. 16 Mag 12:46
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Un’associazione di consumatori dovrebbe gaurdare al bene di tutti i cittadini, replica il sindaco.
I soggetti deboli non sono solo quelli con interessi di edificazione, ricorda la Federconsumatori.

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L’intervento del sindaco Gnassi:

L’Italia del “bene comune” sta mostrando la sua doppia faccia, stanno saltando gli altarini di chi difende gli interessi particolari e corporativi. Questa è l’Italia dove il senso di “bene comune” è rovesciato, dove il “bene comune” in realtà è il bene “mio”. L’avvocato Barbieri si erge a difensore dei diritti (indici!) dei consumatori del suolo; ma in quanto presidente del Codacons non dovrebbe schierarsi con i diritti dei consumatori ad una migliore qualità della vita e dell’ambiente? Ci sono solo i diritti di chi possiede un lotto da sbloccare o ci sono anche i diritti delle migliaia di persone che vogliono un futuro migliore per Rimini?

L’intervento della Federconsumatori:

Si moltiplicano le invocazioni alla tutela di imprese e costruttori, presunti danneggiati dalle varianti al PRG, al punto da constatare addirittura la comparsa di associazioni di “consumatori… del territorio”, una nuova tipologia di soggetti “deboli” che evidentemente aspira a tutele particolari.
Ricordiamo che il Codice del consumo stabilisce che le associazioni dei consumatori sono “formazioni sociali che abbiano per scopo statutario esclusivo la tutela dei diritti e degli interessi dei consumatori o degli utenti”.
E le legge è chiara nel precisare che consumatore ed utente è “la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta”.
Ma oltre alla forma, anche la sostanza: è un tipo di consumo che non ci piace e non ci pare meritevole di essere difeso.
E’ tempo di praticare, come si sta faticosamente tentando di fare, una politica edilizia completamente diversa in ragione delle istanze cittadine che esprimono chiaramente la necessità di riqualificare l’esistente (scuole, alberghi, monumenti, centro storico), offrendo un’occasione di rilancio economico e occupazionale, salvaguardando l’ambiente, la viabilità, la vivibilità del nostro territorio, a discapito della realizzazione di nuovi quartieri dormitorio, idonei solamente ad accrescere il numero già sbalorditivo ed inquietante di oltre 15.000 appartamenti sfitti.

Ridurre le aree edificabili e riqualificare l’esistente, che è la scelta che faticosamente l’Amministrazione Comunale di Rimini sta cercando di praticare, e che la maggioranza dei cittadini ha scelto, significa anche abbandonare la vecchia politica speculativa, basata sulla rendita e non sul lavoro.

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