Armiamoci e partite. I dati una di una ricerca nazionale


L’EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Carlo Alberto Pari
I recenti eventi mondiali, hanno trasformato l’avversione quasi generale per le armi. Ora, sono tantissimi “gli esperti”, come accade di sovente in tanti altri ambiti, non ultimo, quello sportivo. Di certo però, non appaiono molti i “combattenti volontari”, come emerge chiaramente da una recente indagine di un importantissimo Istituto di ricerca. L’indagine, ha ricavato i dati da un campione di cittadini maggiorenni, in fascia di età 18/45 anni, ergo, coloro che sarebbero maggiormente coinvolti in un eventuale conflitto. Questa l’estrema, ma esaustiva sintesi dei risultati: il 16% sarebbe disposto a combattere (la seconda domanda da porre a questi signori sarebbe : perché?). Il 39% si dichiara pacifista e protesterebbe (come se bastasse dichiararsi pacifisti per non essere arruolati). Il 19% diserterebbe o fuggirebbe per non prendere parte alle ostilità (evidenzio che disertori e fuggitivi risultano in percentuale molto più alta dei combattenti, il tutto, solo con un’ipotesi di guerra, pensiamo se fosse reale!). Il 26% si rifiuterebbe di andare in guerra e proporrebbe di arruolare mercenari per andare a combattere (derogare ad altri, a pagamento, morte, invalidità, atrocità?) . Inoltre, circa due italiani su tre pensano che non siamo un popolo di guerrieri e che da soli, verremmo travolti dal nemico in brevissimo tempo. In generale, la maggioranza assoluta sostiene, saggiamente, che sarebbe meglio ne restassimo sempre fuori. Evidenzio con sarcasmo, non sembriamo un popolo battagliero che marcia euforicamente per la guerra, al garrire delle bandiere ed accompagnati dall’inno nazionale, al massimo, l’esaltazione popolare potrebbe forse accadere per le partite della nazionale di calcio. Di converso, in generale, sembriamo estremamente impegnati a cercare soluzioni personali, utili ad evitare di essere coinvolti in eventuali conflitti. Del resto, non appare biasimabile, quasi sempre, sono i poveri che combattono, muoiono o rimangono mutilati, o devastati psicologicamente dalle atrocità, gli stessi, per i quali il vincere o il perdere cambierebbe molto poco la loro esistenza, dovrebbero comunque lavorare sodo per sopravvivere, loro ed i loro figli, dovrebbero continuare a subire diseguaglianze estreme, a volte ingiustizie, non di rado corruzione, carenza di servizi e di sanità universale. Sicuramente, è molto meglio evitare, serve la deterrenza? Trattiamo e paghiamo il dovuto, per una Nato efficiente ed efficace, insieme, difficilmente saremo prede, teniamoci (molto) alla larga dai predatori, evitando qualsiasi provocazione, perché la pace è il bene più prezioso e con le armi attuali, di ricchi o di poveri, ne rimarrebbero davvero pochi.
Carlo Alberto Pari