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Lunga latenza

Amianto e tumori: a Rimini 170 casi negli ultimi 30 anni

In foto: allarme amianto
allarme amianto
di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Gio 11 Set 2025 11:37 ~ ultimo agg. 16:10
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In provincia di Rimini, dal 1996, sono 170 i casi di Mesotelioma maligno. Si tratta di un tumore raro ma che ha una certa correlazione con l’esposizione professionale o ambientale con le fibre di amianto che, nonostante sia stato messo al bando in Italia da oltre 30 anni, visto il lungo tempo di latenza (30/40 anni) determina ancora l’insorgenza della malattia. In Emilia-Romagna la sorveglianza epidemiologica, sancita dalla Regione dal 1995, è attuata anche attraverso il ReM: Registro Mesoteliomi aggiornato al 30 giugno 2025.

Per quanto riguarda la provincia di Rimini, pur avendo il più basso tasso d’incidenza in regione (1,35 medio su 100.000 abitanti, incidenza che sale a 2 per gli uomini) dal 1996 sono stati diagnosticati appunto 170 casi (erano 165 al 31/12/2024), 100 dei quali di origine professionale; da evidenziare che anche l’esposizione ambientale o familiare (10 casi) potrebbe comunque essere legata al lavoro di un congiunto, o alla presenza di materiale contenente amianto vicino all’abitazione (ad esempio coperture in Eternit). Le fibre di amianto, infatti, una volta disperse (su abiti o nell’aria) possono essere inalate con conseguenze diagnosticabili a distanza di decenni. Sono da evidenziare anche 1 caso di MM da esposizione ambientale e 48 casi ignoti, da definire o non classificabili.
Per quanto riguarda i settori a più alto rischio – anche legati ad ambiti professionali cessati da anni –  il 13,8% dei casi di MM riguarda lavoratori dell’edilizia/costruzioni, il 9,8% quelli delle manutenzioni ferroviarie, l’8,9% i metalmeccanici e il 7,9% chi lavora nell’industria alimentare.

Proprio nell'aprile di quest'anno, il Tribunale di Bologna ha accertato l’origine professionale del mesotelioma pleurico in una lavoratrice, impiegata amministrativa presso uno zuccherificio, riconoscendo il nesso causale con l’esposizione ad amianto. La donna, aveva prestato la propria attività dal 1964 al 1973 presso uno zuccherificio della provincia di Bologna e dal 1974 al 1992 presso un’altra ditta, venendo esposta sia in via diretta che indiretta al rischio amianto, utilizzato in entrambe le aziende. In seguito alla diagnosi di mesotelioma pleurico maligno, nel 2021, per il tramite di INCA CGIL venne presentata domanda di riconoscimento di malattia professionale, respinta dall’INAIL per mancanza di nesso causale tra patologia denunciata ed attività lavorativa svolta. Fu poi presentato ricorso. Nel corso dell’udienza, è stato testimoniato che la lavoratrice nello svolgere le proprie mansioni aveva frequentato anche locali di lavoro nei quali erano presenti materiali contenenti amianto. La successiva perizia medico-legale ha accertato che la patologia riscontrata dalla lavoratrice ha avuto origine professionale ed ha provocato un danno biologico pari al 60%. Pertanto, da questa importante sentenza, si evince che: "In tema di malattie professionali da amianto, il mesotelioma pleurico deve ritenersi di eziologia lavorativa anche quando l’esposizione sia stata di entità bassa o occasionale, purché riconducibile alle condizioni ambientali di lavoro e compatibile con i tempi di latenza, trattandosi di patologia non dose-dipendente; ne consegue che anche l’esposizione indiretta può integrare il nesso causale con l’attività lavorativa.

Alla Camera del Lavoro CGIL è possibile avere informazioni e fare segnalazioni in relazione all’esposizione o alla presenza di amianto sul territorio: basta contattare lo Sportello AFeVA (associazione familiari e vittime amianto), al 0541779912 oppure scrivere a rimini.afeva@er.cgil.it .
Per gli ex esposti all’amianto è inoltre attivo gratuitamente l’Ambulatorio Amianto di Rimini dell’Azienda AUSL Romagna, dove si può attivare uno specifico protocollo di sorveglianza sanitaria. Per accedere a questo servizio, senza prescrizione medica, è necessario l’invio di un modulo scritto che è scaricabile dal sito  https://www.auslromagna.it/ o disponibile allo Sportello AFeVA di Rimini.

Il ruolo delle amministrazioni locali, infine, come previsto dalle linee guida del “Piano regionale amianto”, sarebbe centrale nella definizione di una strategia per la mappatura completa dell’amianto ancora presente in provincia di Rimini. Il “Piano regionale amianto” non è stato infatti ancora integralmente attuato in provincia di Rimini.

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