Affitti brevi. Plauso dei sindacati, dubbi dei proprietari: non risolve problemi
Parere favorevole da sindacati, associazioni degli inquilini, dei consumatori e ricreative che sottolineano l'aspetto sociale del provvedimento. Dubbi, invece, da parte delle associazioni dei proprietari e imprenditoriali che temono contraccolpi sul diritto alla proprietà privata senza risolvere il problema della carenza di alloggi per affitti a lungo termine. Questa la netta contrapposizione che ha caratterizzato l’udienza conoscitiva della Commissione Territorio, ambiente e mobilità nell’analisi del Progetto di Legge regionale per disciplinare gli affitti brevi.
Fra le proposte del progetto di legge ci sono l’introduzione di una nuova destinazione d’uso urbanistica, denominata “locazione breve”, grazie a cui tutte le unità immobiliari utilizzate per affitti brevi dovranno adeguarsi alla nuova classificazione urbanistica. Spetterà ai Comuni il compito di definire, nei propri strumenti di pianificazione, dove questa attività sarà consentita, limitata, esclusa, oppure subordinata a determinate condizioni. Le amministrazioni potranno inoltre vietare o limitare interventi edilizi come frazionamenti, demolizioni o recuperi di sottotetti per la creazione di nuovi alloggi da destinare a locazione breve. Gli immobili destinati agli affitti brevi dovranno comunque rispettare rigorosi standard di sicurezza, igiene, efficienza energetica e conformità degli impianti e i Comuni avranno la possibilità di modulare i contributi di costruzione legati ai cambi di destinazione d’uso, aumentandoli o riducendoli fino al 30%, utilizzando così la leva fiscale per orientare il mercato.
La posizione delle parti sociali
Marzio Govoni, membro presidenza Federconsumatori Emilia-Romagna, ha ricordato: “Il mondo degli affitti brevi ha trasformato il turismo e il modo di viaggiare. Avevamo chiesto di non penalizzare questa realtà e questa legge ha rispettato quell’impegno. Positiva la volontà di facilitare il turismo nelle aree interne e dell’Appennino dove l’offerta è troppo ridotta. Evidente che in alcune zone l’emergenza abitativa è accresciuta dove ci sono molti affitti brevi, quindi, va bene offrire ai Comuni la possibilità di decidere in quali aree della città applicare le norme. C’è un aspetto su cui chiediamo una riflessione: la distinzione tra affitti di interi appartamenti e solo di singole camere dove può diventare elemento di speculazione”.
“Il tema degli affitti brevi - ha precisato Alessandro Giorgetti, presidente di Federalberghi Emilia-Romagna - ha iniziato a porsi dal 2004 e lo stiamo affrontando. Da 7.781 host si è passati a oltre 18milia nel giro di un decennio e un fenomeno di queste dimensioni non si può ricondurre a un’integrazione al reddito. Chiediamo che il fenomeno venga governato perché le competenze a livello nazionale esistono. Bisogna partire dalla legge regionale 16 del 2004 nella quale occorrerebbe inserire tutto ciò che si può considerare turistico. Chiediamo che venga circoscritta la possibilità per i Comuni di consentire l’uso temporaneo di immobili pubblici e privati per favorire lo sviluppo delle locazioni brevi”.
Roberto Maccaferri, presidente di Fimaa Confcommercio Ascom Bologna, precisando che Fimaa è l’associazione che riunisce gli agenti immobiliari, ha commentato: “Le locazioni brevi non rispondo solo a esigenze di tipo turistico ma anche di tipo lavorativo o sanitarie. La discrezionalità dei Comuni come può incidere sul carico urbanistico? Che differenza c’è se un appartamento per quattro persone viene abitato per breve o lungo periodo? In realtà sono bacini di utenza diversi. Chi opta per locazioni brevi spesso non può permettersi soggiorni in hotel. Il presupposto di questa legge è sbagliato: pensare che ridurre gli affitti brevi significhi aumentare quelli di lungo periodo è fuori dalla realtà. I proprietari che affittano per periodi brevi non lo fanno per speculazione anche perché l’operazione ha un costo. Le motivazioni sono diverse come avere a disposizione il proprio immobile sempre. Va poi ricordato che anche le strutture ricettive extra alberghiere generano svariati milioni di euro in tasse di soggiorno”.
Valentino Minarelli, segretario regionale Sunia Emilia-Romagna, ha sottolineato: “Con il fenomeno degli affitti brevi, chi ha vissuto regolarmente in affitto per anni, spesso si ritrova sotto sfratto perché il proprietario ha deciso di cambiare destinazione d’uso dell’immobile e questo è un problema. C’è ormai una speculazione evidente e non sempre trasparente sugli affitti transitori con numeri che sono aumentati in modo esponenziale. È evidente la necessità di una norma, di fronte a un governo che non ha intenzione di occuparsi di emergenza abitativa. Oggi lavoratori e lavoratrici fanno fatica a trovare alloggi in affitto sul nostro territorio. La scelta fatta dalla Regione ci pare coerente. Bisogna consentire uno sviluppo pianificato della qualità dell’accoglienza e dell’offerta abitativa senza stravolgere interi quartieri. Ultima cosa, la questione fiscale. Si danno strumenti ai Comuni ma gli indirizzi e il coordinamento lo devono fare le Regioni”.
Camilla Giannotti di Confindustria ER approva l’iniziativa legislativa “perché da tempo chiedevamo una regolamentazione di un settore in grande espansione e che ha affiancato il comparto turistico alberghiero”, ma rifiuta l’intervento attraverso lo strumento urbanistico “perché non solo non adatto a gestire un ambito squisitamente economico e potrebbe prestarsi in futuro ad interventi similari anche in altri ambiti”. Confindustria Emilia-Romagna, nell’auspicare una maggiore armonizzazione con la Legge regionale sul turismo (16/2004) ha infine mostrato preoccupazione per la discrezionalità che questo testo conferisce ai Comuni: “la mancata definizione di standard regionale come per il settore alberghiero, potrebbe portare a grosse discrepanze”.
Di “Legge molto importante” parla invece Confesercenti Emilia-Romagna per bocca di Giacomo Costantini ha sottolineato come la crescita del settore degli affitti brevi sta proponendo una categoria economica in un settore che non prevedeva tale realtà. Riconoscendo il completamento che la locazione a breve termine garantisce alla ricettività alberghiera, anche Confesercenti auspica una revisione puntuale della legge regionale sul turismo e parimenti chiede di non aggravare il comparto con ulteriori adempimenti e in quest’ottica rientra anche la richiesta di portare il regime transitorio da tre a cinque anni.
Decisamente negativo il giudizio espresso dalla Presidente dell’Associazione italiana gestione ospitalità Rafaela Pitzus che ha approvato il confronto scaturito tra tutti gli attori del settore, ma ha richiamato l’attenzione sul fatto che nel settore degli affitti brevi operino in maggioranza “pensionati e anziani che cercano in questo modo di integrare il proprio reddito, oppure si tratta di famiglie che acquistano una seconda casa vicino a dove abitano quale forma di investimento”. Rigettando l’accusa secondo cui questa forma imprenditoriale sottrarrebbe alla normale locazione molti immobili, Pitzus sottolinea come molti proprietari si siano rivolti a questo tipo di locazione “perché la normativa attuale tutela eccessivamente gli affittuari morosi e di fatto disincentiva la locazione tradizionale”.
Particolarmente netta la posizione di ADL COBAS che, attraverso Tiziano Ghidelli, rimarca come “ci sia un grande assente nella discussione sugli affitti brevi e cioè chi abita le case in affitto, soprattutto nelle grandi città”. Per Ghidelli è evidente come "non solo c’è un’evidente emergenza abitativa strutturale ma questa situazione determina un crescente fenomeno di espulsione sociale da determinate zone del nostro territorio e gli affitti brevi fanno parte di questo sistema assolutamente perverso”. Nel sottolineare l’aumento del 20% degli sfratti in Regione il rappresentante dei COBAS richiama “il paradosso dei lavoratori stagionali in ambito turistico della costa adriatica, costretti ad alloggiare in albergo perché gli immobili sono appannaggio quasi esclusivo degli affitti brevi e per questo la proprietà privata può e deve essere espropriata quando si parla di interesse collettivo”.
Per Elisa Muratori, responsabile Cna Turismo e commercio Emilia-Romagna, “questa normativa è contrastante e lasciando ampia discrezione ai Comuni crea una condizione non troppo favorevole agli affitti brevi, che sono parte integrante dell’offerta turistica a livello internazionale, e contribuiscono all’attrattività dei territori anche dove l’offerta alberghiera non è accessibile. La ricettività extra alberghiera completa l’offerta di un territorio non solo per ragioni di prezzo ma anche per tipologia di esperienza. Il tema della casa è complesso e ampio ma non si può pensare di risolvere i problemi individuando negli affitti brevi la responsabilità. È fondamentale la revisione della legge regionale 16 che prevede tipologie di accoglienza non aggiornate”.
Federico Serra, coordinatore sindacale Usb confederale Emilia-Romagna ha commentato: “Questa è una legge parziale per rispondere a un’emergenza generale che individua come responsabili gli affitti brevi quando ci sono stati anni e anni di carenza di attenzione per l’edilizia residenziale pubblica a tutti i livelli, anche regionali. Serve un piano casa che parli di edilizia residenziale pubblica. Il caro affitti è esploso e non c’è una legge che vada a gestirlo. Altro elemento di contraddizione è che non si può spingere da una parte sul turismo e dall’altra lamentarsi se proliferano le locazioni turistiche. Il patrimonio pubblico a oggi è sottoutilizzato, serve un piano caso pubblico, nazionale e regionale, per rispondere alle esigenze di chi lavora”.
Per Annamaria Terenziani, presidente Confedilizia Emilia-Romagna “questa legge non risponde al principio di utilità sociale perché gli immobili locati per il breve periodo rimarrebbero comunque sfitti. I proprietari non intendono affittarli per periodi lunghi perché probabilmente, talvolta, hanno vissuto il ‘calvario’ della locazione lunga. Gli affitti brevi rispondono a una ricettività moderna e questa legge avrà un’efficacia di deterrente. Per promuovere la locazione di lungo periodo non serve penalizzare la locazione breve ma si può fare attraverso la leva fiscale e dando la possibilità di tutelare i proprietari alla scadenza del contratto. Questa legge distrae l’attenzione dal vero problema, cioè l’offerta di alloggi pubblici”.
Francesca Santoro, dirigente sindacale Cisl Emilia-Romagna (anche a nome di Cgil e Uil) ha evidenziato come “negli ultimi anni il mercato delle locazioni brevi ha subito distorsioni, precludendo la casa alle fasce di reddito basso e medio. Siamo d’accordo sul rafforzamento del ruolo pubblico nella regolazione del mercato per cui non possiamo che accogliere favorevolmente la scelta della Regione di dare ai Comuni gli strumenti per programmare i propri territori. È in ballo l’offerta residenziale di lunga durata. Andrebbe fatto anche un ragionamento sulle strutture alberghiere dismesse e continuare ad agire nelle sedi opportune per promuovere una legge nazionale”.
Fabio D’Alfonso, in rappresentanza di Arci, ha rimarcato come "la città, da luogo nato per chi la abita, si è progressivamente trasformato per dare specifiche risposte non tanto al mercato turistico ma a chi in questo mercato opera e fa profitti”. Nel ricordare l’estremo ritardo con cui si interviene nel settore, “già nel 2015 su Air B&B c’erano 2000 annunci di affitti brevi riguardanti Bologna”, D’Alfonso sollecita un più deciso intervento “su un mercato che annualmente si mangia interi pezzi di città” e invita ad intervenire “non solo e non soltanto sugli host che alimentano il mercato, bensì sulle grandi piattaforme tecnologiche che hanno fatto nascere e alimentano questo mercato perché Air B&B le tasse sulle transazioni generate in Italia le paga con un regime fiscale di favore in Irlanda e non certo nel nostro Paese”.
Accorato infine il grido di allarme lanciato da Letizia Campo di Costa dell’AssociazioneLocal Pal, rappresentante i piccoli proprietari o imprenditori che si occupano di accoglienza turistica a Bologna. “Le conseguenze che verranno innescate da questa Legge -specifica di Costa- sarà la chiusura di moltissime attività commerciali che operavano da anni in totale osservanza di ogni regola e quindi non solo non si capisce dove sia la tutela di cui si parla nella legge, ma è più che lecito prevedere contraccolpi negativi su tutto il sistema occupazionale dei nostri territori”.
Le conclusioni sono toccate a Giovanni Paglia assessore regionale alle Politiche abitative: “Questo tema mette in modo interessi e visioni diverse e mi rafforza ancora di più l’idea che serve una legge per regolamentare il fenomeno degli affitti brevi, a tutti gli effetti un’attività economica, sviluppato in modo anomalo. Questa legge risponde ai principi della normativa nazionale, come ad esempio nell’adeguamento delle dotazioni di sicurezza. Quando parliamo di adeguamento, in un numero congruo di anni, ci riferiamo ad adempimenti fattibili, non a interventi strutturali dell’immobile. Tengo a precisare che questa norma non servirà a colpire un settore economico, perché il settore degli affitti brevi è stato utile alla crescita dei nostri territori. Serve a tenere sotto controllo la proliferazione di un fenomeno in maniera impattante e dare un freno all’espansione ma non a colpire retroattivamente laddove ci sono attività già avviate. La libertà d’impresa va bene, ma sempre nel rispetto delle regole. In futuro ci sarà necessità di un’integrazione con la legge 16 perché questa norma parla anche di turismo. Questa legge non servirà a risolvere il problema casa ma a dare un contributo”.
L’iter della legge sugli affitti brevi continuerà mercoledì 19 novembre con la discussione generale. L’esame dell’articolato avverrà mercoledì 26 novembre, al termine il provvedimento verrà licenziato in vista del passaggio finale dell’Aula dell’Assemblea legislativa.












