Aeradria. Indino: politica superficiale, da associati idea azionariato popolare


Indino spiega anche che molti associati hanno “manifestato la disponibilità a contribuire in prima persona, se ve ne fosse la possibilità, per partecipare al salvataggio o alla rinascita dell’aeroporto che dir si voglia, in forme assimilabili all’azionariato popolare.”
Confcommercio ha già fatto la sua parte attraverso Ascomfidi.
Dal presidente di Confcommercio arriva anche una tirata d’orecchi alla politica regionale rea di essersi mossa troppo tardi. “e poi pensiamo al sistema aeroportuale regionale siamo tra il grottesco e l’autolesionista: Forlì e Rimini sono nella situazione che conosciamo, Parma è stritolata tra Bologna e Milano. Una situazione che tradisce una mancanza di coordinamento e di capacità di pianificazione strategica prima regionale e poi, a livello superiore, nazionale.”
La lettera aperta di Gianni Indino
Stiamo vivendo tutti con grande apprensione la situazione di difficoltà in cui versa lo scalo aeroportuale riminese.
La dichiarazione di fallimento pronunciata dal Tribunale di Rimini ha preso tutti in contropiede: creditori, lavoratori, categorie economiche. Nessuno se lo aspettava, anche perché il piano proposto sembrava aver trovato la quadra, riuscendo nel difficile intento di garantire i diritti dei principali soggetti interessati dalla vicenda. Non spetta a me entrare nel merito delle carte processuali, tuttavia ciò che sembra evincersi è una sorta di divergenza tra la bocciatura del concordato presentato da Aeradria e il perseguimento degli obiettivi prioritari di tutela delle istanze dei creditori e di garanzia di continuità dell’operatività dello scalo.
Se volessimo trovare colpe e colpevoli, potremmo innescare polemiche a non finire, ma non servirebbe a nessuno. Tuttavia, ritengo corretto analizzare i fatti e fare tesoro dell’esperienza, perché non si ripetano in futuro gli stessi errori. Mi riferisco ad esempio alla superficialità con la quale sono stati assegnati incarichi a persone che, seppur rispettabilissime e grandi professionisti nel proprio campo, sono risultate manchevoli di competenze specifiche per i ruoli nevralgici ricoperti. Assegnazioni, poi, realizzate secondo logiche antiquate – diciamo all’italiana – che tenevano conto delle appartenenze e non – torno a dire – delle competenze. Come superficiale è stata la politica che ha sottovalutato il problema e che ha accompagnato passivamente l’aeroporto sin in fondo al baratro in cui si trova oggi.
Serve invece fare quadrato intorno all’aeroporto, con tutte le armi di cui disponiamo. E’ un momento molto delicato, ci sono lavoratori e creditori da tutelare, l’economia di un intero territorio da proteggere. Oggi gli ispettori dell’Enac terminano il proprio sopralluogo al Fellini e chiaramente la speranza è che venga acceso semaforo verde. Poi ci sono i contratti con le compagnie aeree che nell’incertezza potrebbero preferire altri scali oppure “strozzarci” perché consapevoli delle nostre difficoltà. Dobbiamo tranquillizzare i nostri bacini esteri sul permanere di tutte le condizioni di efficienza della nostra struttura aeroportuale, rintuzzando allo stesso tempo gli attacchi provenienti dagli altri aeroporti.
Come ho dichiarato più volte sulla stampa tanti hanno brindato al fallimento di Aeradria, perché i nostri voli fanno gola. Definirei catastrofico lo scenario che si verrebbe a creare con la perdita dei voli dalla Russia. Con una crisi che continua a mordere, con i flussi turistici provenienti dal mercato interno al collasso, il turismo estero – e in particolare russo – ha infatti garantito una soglia di sopravvivenza per le nostre aziende. Se i russi non atterreranno più a Rimini è presto detto, saremo tagliati fuori dalle rotte commerciali e turistiche: penso al comparto alberghiero quanto a quello extralberghiero, al commercio delle nostre città, al Gros di Rimini, solo per citare gli esempi più eclatanti.
Nelle ultime settimane ho raccolto da tantissimi associati una grande preoccupazione. Molti sono consapevoli del fatto che le sorti delle proprie attività sono collegate a doppio filo con quelle dell’aeroporto. Tanti associati hanno anche manifestato la disponibilità a contribuire in prima persona, se ve ne fosse la possibilità, per partecipare al salvataggio o alla rinascita dell’aeroporto che dir si voglia, in forme assimilabili all’azionariato popolare. La Confcommercio provinciale ha fatto la sua parte, anche questa volta. Attraverso Ascomfidi – la nostra cooperativa di garanzia fidi – abbiamo infatti assicurato un importante sostegno alla società di gestione dell’aeroporto, nella ferma convinzione della strategicità di questo asset per il nostro territorio e per la sua economia.
Forse è il caso di ricordare che lo scalo di Rimini non è l’unico a navigare in pessime acque. E lo dico non perché convinto che “mal comune mezzo gaudio”, ma perché ciò che accade nella nostra regione e in Italia deve far riflettere. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, le società di gestione degli aeroporti italiani hanno una compagine sociale composta prevalentemente da enti pubblici, che ogni anno preferiscono buttar via centinaia di milioni di euro per sostenere gestioni fallimentari, piuttosto che chiudere l’aeroporto “di casa”.
Ero a Modena, agli Stati generali del Turismo, quando l’Assessore al Turismo Melucci ha dichiarato che la Regione farà tutto quello che è nelle sue competenze per mantenere gli scali di Rimini e Forlì operativi. Vien da chiedersi se ciò non si sarebbe potuto fare prima che la situazione precipitasse. Se poi pensiamo al sistema aeroportuale regionale siamo tra il grottesco e l’autolesionista: Forlì e Rimini sono nella situazione che conosciamo, Parma è stritolata tra Bologna e Milano. Una situazione che tradisce una mancanza di coordinamento e di capacità di pianificazione strategica prima regionale e poi, a livello superiore, nazionale.
Il nostro territorio, giova sottolineare, possiede dei tratti di unicità che rendono lo scalo un’infrastruttura dalle enormi potenzialità. Non dobbiamo infatti dimenticare che nonostante i tanti, tantissimi, errori fatti, l’aeroporto è cresciuto sino a sfiorare quota un milione di passeggeri: un segnale inequivocabile dell’importanza dello scalo riminese, “importanza” che si deve necessariamente tradurre in “appetibilità” a fronte di un bando per la sua assegnazione. Come non dobbiamo dimenticare gli enormi sforzi profusi per ottenere questi numeri. E’ stato lungimirante chi, venti anni fa, di fronte ad un aeroporto militare in dismissione, ha pensato di investire sul mercato russo, mentre in tanti stavano pensando di fare su quel terreno dei condomini. Non dobbiamo buttare tutto questo alle ortiche.
Fortunatamente Aeradria non è sinonimo di aeroporto. Non è fallito l’aeroporto è importante sottolinearlo, perché lo scalo riminese ha tutti i numeri in regola per sostenersi, chiaramente a fronte di una gestione competente e responsabile. Non più di una settimana fa la Confcommercio provinciale ha aperto un contatto con un’autorevole organizzazione di un Paese dell’Est Europa dalle grandi prospettive di crescita, che vuole collegare la propria capitale a Rimini e instaurare relazioni di scambio con il nostro territorio: le tradizioni e le produzioni enogastronomiche, le esperienze imprenditoriali, la formazione delle professionalità, solo per citare alcuni esempi. Di opportunità come queste ve ne sono tante, occorre cercarle e, quando capitano, saperle cogliere.
Rivolgo un ringraziamento sentito al CDA uscente, per essersi prodigato con tutti i mezzi di cui disponeva e in tempi brevissimi per rimettere in carreggiata – a mio modesto avviso riuscendoci – una situazione già ampiamente compromessa.
In conclusione, voglio fare un appello all’Enac, perché faccia presto e acceleri quanto più possibile le procedure per il bando di assegnazione della gestione dell’aeroporto; al Tribunale, perché tenga sempre in massima considerazione le istanze di un territorio che vive di turismo e necessita di infrastrutture al servizio del turismo come l’aeroporto; ai creditori, in particolare gli istituti di credito, perché continuino a garantire il proprio sostegno all’aeroporto, nonostante gli sforzi già sostenuti in passato e vanificati dalla bocciatura del concordato; alla politica locale, alle nostre Amministrazioni, affinché con un colpo di reni si adoperino per accompagnare il nostro sistema aeroportuale, passaggio dopo passaggio, ad una rinascita su fondamenta solide e durature; infine alla politica nazionale, perché si attivi nelle sedi competenti affinché non vada dispersa una risorsa così preziosa e strategica, da un punto di vista turistico e commerciale, non solo per Rimini.