Abbassare i redditi per mantenere diritto all’ERP. Proposta di legge in regione


La nota stampa di Marco Lombardi (PdL)
“Case popolari assegnate a famiglie con redditi superiori a 100 milioni di vecchie lire? Diamoci un taglio e diamo una mano alle centinaia di famiglie che ne hanno veramente bisogno”. Non ci sarebbero parole migliori per riassumere in una frase lo spirito del progetto di legge presentato questa mattina dal Consigliere Regionale Marco Lombardi (“Modifica alla L.R. 8 agosto 2001 n.24 recante: Disciplina generale dell’intervento pubblico nel settore abitativo”) in materia di edilizia residenziale pubblica.
“Come è noto – afferma Lombardi – l’impianto normativo oggi vigente in materia, delineato dalla legge regionale 24/2001 e dalle successive delibere (C.R. 327/2002; C.R. 395/2002 e C.R. 485/2003) prevede, per quanto in particolare concerne i requisiti per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, limiti di reddito diversi per poter concorrere all’assegnazione di alloggi popolari e, successivamente, per poter conservare il diritto alla permanenza negli alloggi stessi”.
“Se invero – prosegue Lombardi – i limiti previsti per l’accesso agli alloggi popolari appaiono conformi alla ratio della legge regionale e tali da venire incontro a situazioni di reale difficoltà economica delle famiglie emiliano-romagnole (a seguito dell’ultimo aggiornamento ISTAT, reddito ISE non superiore ad € 34.380 e ISEE non superiore ai 17.154), eccessivamente alti sono invece i limiti di reddito previsti per la conservazione del diritto di permanenza nell’alloggio popolare (reddito ISE non superiore ad € 51.462 e ISEE non superiore ai 34.308)”.
“Del resto – continua l’Azzurro – trovare nelle case popolari famiglie che godono di redditi pari a circa 100 milioni di vecchie lire (e che dunque ben potrebbero far fronte ad un affitto “privato”) a discapito di chi avrebbe realmente bisogno di una casa per poter vivere dignitosamente la propria esperienza familiare, è contro non solo allo spirito della legge ma ad ogni più elementare principio di buon senso”.
“Con questo progetto di legge dunque mi propongo di riallineare i limiti di reddito previsti per la c.d. soglia di permanenza (e dunque per la decadenza del diritto) a quelli previsti per la soglia di accesso, sì da garantire effettività al diritto ad una abitazione dignitosa a chi ne ha veramente bisogno: e ciò sia sul versante dell’accesso, attraverso la creazione di nuove disponibilità residenziali, sia su quello della permanenza, garantita solo a chi effettivamente versi in condizioni di disagio economico”.
“Ciò che consentirebbe di dare una prima risposta al problema dell’emergenza abitativa anche attraverso l’abbattimento delle interminabili liste di attesa attraverso l’instaurazione di un meccanismo virtuoso di “rotazione” (stimato attorno al 20%) tale per cui, al migliorare delle condizioni economiche del nucleo familiare assegnatario, questo viene non abbandonato a sé stesso bensì progressivamente accompagnato dal pubblico (così come oggi è, attraverso canoni compartecipati dai Comuni e intermediazioni della Provincia) verso soluzioni abitative alternative orientate verso il privato consentendo contemporaneamente l’accesso all’alloggio di un nuovo nucleo familiare meno agiato. Consentirebbe altresì di evitare situazioni particolarmente odiose di assegnazioni di fatto permanenti a nuclei familiari che godono di redditi non proprio di sussistenza (oltre 100 milioni di vecchie lire) a discapito di chi effettivamente versa in situazioni di disagio, situazioni evidentemente contrarie allo spirito stesso che dovrebbe ispirare l’intervento pubblico in materia”.
“Vorrei infine concludere con una notazione: già da un anno giace in Regione un mio progetto di legge in materia, finalizzato alla fissazione di un tetto massimo agli alloggi pubblici da destinare ad extracomunitari ed all’introduzione del parametro dell’anzianità di residenza, quale criterio per l’attribuzione di maggior punteggio nella formazione delle graduatorie per arginare l’invasione di cittadini stranieri comunitari. Per evidenti difficoltà politiche interne all’attuale maggioranza di sinistra il progetto è stato, per così dire, accantonato. Spero che questa volta, ove non sono in gioco questioni politiche ma di semplice buon senso, le cose vadano in maniera diversa e si arrivi presto ad una soluzione positiva del problema”.