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I conti non tornano

A Rimini si va in pensione dopo e si prende meno. L'analisi di Cgil e Uil

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Gio 30 Ott 2025 13:25 ~ ultimo agg. 13:41
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La provincia di Rimini è la capitale della pensione "leggera", si lavora di più per percepire mediamente meno rispetto agli altri territori. E' quanto emerge dall'analisi di Cgil e Uil sul rendiconto sociale dell’INPS. Nel 2024 i pensionati nel riminese sono circa 87.000, di cui 42.105 uomini e 44.845 donne. Gli importi medi delle pensioni si collocano tra i più bassi della regione a causa di un mercato del lavoro segnato da precariato, stagionalità, part-time involontari, lavoro nero e grigio, e retribuzioni troppo basse.

Guardando ai numeri, a Rimini si va in pensione con un’età media di 63 anni e 7 mesi, la più alta dell’Emilia-Romagna, e il 28,7% dei beneficiari percepisce meno di 1.000 euro al mese, quasi dieci punti sopra la media regionale del 19,8%. Un doppio primato negativo per un territorio che sconta anche una forte differenza di genere: nel settore privato, l’importo medio mensile lordo delle pensioni di anzianità liquidate nel 2024 è di 1.376 euro per le donne contro 2.073 per gli uomini. Le donne percepiscono quindi tra il 27% e il 30% in meno rispetto agli uomini, sia nel pubblico che nel privato.
Le recenti restrizioni del Governo sui pensionamenti anticipati, come Quota 103 o Opzione Donna, hanno complicato ancor di più le cose. Lo scorso anno, ad esempio, solo 64 donne in tutta la provincia hanno potuto usufruire di Opzione Donna e solo 91 lavoratori della cosiddetta Quota 103 (62 anni d’età e 41 di contributi). I sindacati evidenziano poi come i pensionati subiscano una progressiva perdita del proprio reddito, dovuta sia alla mancata restituzione del drenaggio fiscale — l’aumento della tassazione legato all’inflazione — sia al taglio sulla rivalutazione delle pensioni. Per una pensione di circa 1.700 euro netti al mese, la perdita permanente nel biennio 2023–2024 è di circa 600 euro. Nella provincia di Rimini le pensioni colpite da questi tagli sono oltre 27.000.
Secondo i Segretari generali SPI e UILP UIL, Roberto Battaglia e Antonello Cimatti, “le pensioni minime, nel prossimo anno, vedranno un “aumento” di appena 4 euro al mese: un insulto più che un aiuto. Centinaia di persone nella nostra provincia vivono con assegni di poche centinaia di euro: cifre che non permettono una vita dignitosa.” “Di fronte al continuo impoverimento dei pensionati e a un sistema previdenziale sempre più ingiusto e da cambiare - concludono -, diventa urgente riaprire il confronto con il Governo per ottenere pensioni dignitose, giuste e sostenibili per i pensionati di oggi e per quelli futuri.

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