Fabrizio De Meis sul Rimini: "Non sono convinto sarà facile uscirne fuori"
Basta sentirlo parlare per capire quanto sia ancora innamorato dei colori biancorossi. Fabrizio De Meis lunedì sera è stato ospite della trasmissione di Icaro TV "Calcio.Basket".
L'ex presidente della Rimini Calcio ha espresso la sua preoccupazione per il presente ed il futuro del club biancorosso.
"Io ancora oggi, anche in questa situazione, il "Neri" è l'unico posto in cui vorrei stare - dice De Meis, in riferimento ad una sua frase di quando era numero uno del club biancorosso -. Anche in questa situazione di grande difficoltà, non voglio dire "non mi cambia nulla" perché ovviamente è una situazione difficile, però è come se vuoi stare fino all'ultimo momento lì a soffrire con chi soffre, a dare il tuo contributo, pur sapendo che sei in una situazione che può essere probabilmente irreversibile. Però mi piacerebbe stare lì, sentire le mura degli spogliatoi, i commenti prima e dopo la partita, gli allenamenti. Per me sarebbe uguale".
È stato mai contattato dalle proprietà del Rimini che hanno fatto seguito alla sua per proporle un ruolo nell'organigramma societario? "Diciamo che l'unica proposta concreta, se così la vogliamo chiamare, è stata della proprietà attuale o quasi attuale, nel senso che poco dopo che c'è stato questo improvviso passaggio di proprietà tra la Di Salvo e la Scarcella mi hanno chiamato e mi hanno chiesto la disponibilità di ricoprire ruoli importanti. È stata una chiacchierata che ha trovato il tempo che ha trovato, nel senso che io ho semplicemente detto che forse prima si dovevano presentare alla città, spiegare quale era il progetto, dire la motivazione per cui era in essere quest'acquisto del Rimini. Quindi non ho dato la mia disponibilità e la cosa è finita lì".
Ma in precedenza c'erano stati contatti anche con Giorgio Grassi e Alfredo Rota. "Mi è capitato verso la fine della presidenza di Giorgio Grassi, quando il Rimini era un po' in difficoltà, di fare due-tre incontri con Giorgio. Anche quando c'era Rota abbiamo fatto un paio di chiacchierate. Però proposte serie di entrare con qualunque ruolo non ne ho mai avute, che poi io probabilmente sari entrato pure a fare il raccattapalle... Non è che ambivo a ruoli così importanti insomma".
Nelle ultime gestioni non hanno fatto parte degli staff dirigenziale e tecnico ex giocatori biancorossi. E questo secondo De Meis è un limite. "Se io vedo il Rimini non ho quei riferimenti che invece ci sono stati anche prima della mia presidenza: giocatori importanti, che hanno avuto grandi tradizioni, e questa secondo me è una cosa veramente molto negativa".
Sulla situazione societaria attuale. "Io penso che la cosa peggiore sia affrontare qualcosa che non si conosce e non si comprende. Obiettivamente di situazioni difficili nel calcio ce ne sono state tante, ma questa è veramente incomprensibile. Qui non si capisce che cosa sia successo e che cosa stia succedendo. E credo che questo sia l'aspetto peggiore, insieme al fatto che si sono oggettivamente superati tutti i limiti. A me è capitato quando ero presidente del Rimini di dire qualche bugia per tutelare la società o la squadra, per nascondere magari un momento difficile che doveva essere vissuto più internamente. Ma qui è veramente incomprensibile. Nonostante abbia tanti amici che hanno lavorato nel calcio o che lavorano nel calcio, questa è una situazione che non riesco a fotografare. Chi compra cosa? Per quale motivo? Con quale obiettivo? Come mai una società che aveva centro sportivo, stadio e una Coppa Italia vinta, e comunque un parco giocatori importante, quindi tutte le opportunità per vendere il Rimini e probabilmente venderlo bene, pochi giorni prima della chiusura del mercato ha dato via la società, sembra a zero, a questo qualcuno che ha comprato la società senza avere nessuna consistenza economica e nessun obiettivo progettuale. È veramente difficile da comprendere quello che sia successo. Dico la verità: sono ovviamente preoccupato per il presente, in tutto questo si è parlato poco di qual è la situazione debitoria del Rimini, che io credo sia invece abbastanza importante, ma anche in prospettiva non sono così convinto che sarà facile uscirne fuori, proprio per questa mancanza di aggregazione. Tu prova ad immaginare, adesso dico tre gestioni a caso, la mia, quella di Giorgio Grassi e quella di Alfredo Rota, se quelle tre gestioni fossero state una cosa unica, sicuramente il potenziale sarebbe stato totalmente diverso".












