Tunnel carpale, lesione tendini, ernie discali. Riconosciute malattie professionali
Il Tribunale di Rimini ha riconosciuto, con sentenze separate, tre malattie professionali che in sede amministrativa erano state invece rigettate dall’INAIL. I lavoratori si erano quindi rivolti ad INCA CGIL e ai medici e legali convenzionati. Una delle malattie era insorta a carico di una banconiera in un grande supermercato: sindrome del tunnel carpale, causata dal tipo di sovraccarico di movimento sopportato nello svolgimento della mansione. Negli altri casi, invece, il Tribunale ha riconosciuto a due operai metalmeccanici la correlazione tra modalità di svolgimento delle mansioni e malattie: si trattava di lesione ai tendini della spalla (settore industria) ed ernie discali lombari (settore artigiano, addetto al montaggio). Secondo i dati INAIL rielaborati dall’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali, nel territorio riminese le malattie professionali avevano visto a maggio 2024, rispetto allo stesso periodo 2023, già 201 denunce (+20,4%). Il dato conferma l’aumento già registrato ad aprile di quest’anno. Nel 2023 l’Ufficio infortuni del Patronato INCA di Rimini aveva già fatto ottenere il riconoscimento di 28 malattie professionali con l’erogazione di oltre 110.000 euro di indennizzo da parte di INAIL. Sempre grazie al Patronato nel 2023 sono state costituite 18 nuove rendite da parte di INAIL, tre delle quali erogate dopo il riconoscimento di malattia professionale.
Dalla Cgil arrivano poi alcune critiche alla gestione dell’Inail che chiude il suo bilancio con un avanzo di 3,1 miliardi mentre “i lavoratori continuano a morire sul lavoro, ad infortunarsi, ad ammalarsi”. Nel mirino del sindacato anche i 41 miliardi nel conto della Tesoreria che è il salvadanaio dello Stato, alimentato soprattutto da INAIL: “il maxi tesoretto sorregge i conti pubblici, anziché la missione per cui è nato, che sarebbe la prevenzione delle malattie professionali, degli infortuni e delle morti sul lavoro“. CGIL rivendica invece che le risorse siano destinate all’assunzione di ispettori, oggi ai minimi storici anche nel riminese, alla formazione dei lavoratori e a migliore le condizioni di sicurezza nelle imprese.
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