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debito ridotto di 26 milioni

10 anni di bilanci in attivo. La Diocesi chiude anche il 2023 con il segno più

In foto: la preghiera
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di Redazione   
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mar 23 apr 2024 17:48 ~ ultimo agg. 24 apr 14:47
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10 anni di bilanci in attivo. Anche nel 2023 la diocesi di Rimini mette il segno più nell’esercizio economico. E’ stato presentato nei giorni scorsi ai Consigli economici parrocchiali riuniti in Seminario il Bilancio 2023 (Il Settimanale Il Ponte dedicata un approfondimento al tema nell’ultimo numero). I numeri parlano di 3.840.150 euro di ricavi, a fronte di 2.272.004 euro di costi, per un utile di gestione di 1.567.216 euro. Un risultato che consente anche l’ennesima riduzione del debito bancario. Dal 2014 ad oggi è stato abbassato da 36 a 10 milioni, con una media di 2,6 milioni all’anno. Tutto ciò ricorrendo solo ad una importante alienazione (la ex Casa dei Ritiri di Covignano) e grazie al sacrificio e al lavoro di tutta la Chiesa diocesana.

Il bilancio presenta però anche dei chiaroscuri. Le entrate, infatti, si sono leggermente contratte: dai 4.830.375 del 2020 e dai 4.751.257 del 2022 si è passati a 4.492.039 del 2022 e ai 3.840.150 euro del 2023, ovvero 657.000 euro in meno di ricavi. E le spese che erano in continua diminuzione: 2.992.606 nel 2020, 2.357.037 nel 2021, fino ai 2.029.000 euro del 2022, ovvero un risparmio di 328.037 euro in meno, sono risalite di 243.028 euro.

Con il 2023 termina anche il ricavo che il diritto di superficie del vecchio seminario portava: dal prossimo bilancio ciò significherà 1 milione di euro in meno. E’ necessario quindi continuare nella politica del risparmio “ma, tiene a precisare l’economo don Danilo Manduchisenza che la Diocesi venga meno al suo compito precipuo”: la proposta pastorale ed evangelizzatrice della Chiesa, scopo fondamentale della sua esistenza, non ha subito tagli e limitazioni come pure la carità, che occupa sempre il primo posto nella scala degli “investimenti” annuali effettuati della diocesi. Senza dimenticare che molti costi che la Chiesa riminese sostiene (come tutta la Chiesa italiana) sono spesso supplenza di ciò che lo Stato dovrebbe fare ma di fatto non fa o non riesce a fare, “attraverso la sussidiarietà passa molto della testimonianza cristiana che ci sta a cuore” fa notare don Manduchi. Nel 2023 il contributo per la carità (e per le parrocchie), infatti, è di gran lunga la voce più importante del bilancio: 727.424 euro.

Nella colonna ricavi la cifra più significativa è quella dell’ l’8×1000 ordinario: 1.545.455 euro, a cui si aggiungono quasi 330 mila euro di 8xmille straordinario. Numeri che dicono quanto le scelte possono incidere in modo significativo nel dare sostegno all’impegno che la chiesa locale porta avanti su tanti fronti, in particolare per l’evangelizzazione e a favore delle persone più in difficoltà e ai margini.

Gli affitti attivi portano 506.482 euro, convivenza dei preti e offerte dei sacerdoti per la Casa del Clero hanno portato nella casse 259.568 euro mentre offerte e rimborsi sono l’ultima voce con 198.998 euro. Va rilevato, infatti, la quasi totale assenza rispetto a tempi precedenti, di donazioni e/o testamenti.

Per l’economo è importante “Scegliere ciò che è indispensabile. E impegnarci tutti”. “Gestire” la Chiesa con responsabilità di padre

“Il risultato fin qui ottenuto è frutto del sacrificio e del lavoro di tutta la Chiesa diocesana. Ma il traguardo non è ancora raggiunto definitivamente: è importante proseguire con questo stile senza abbassare la guardia, anzi attrezzandoci per le nuove sfide che ancora ci attendono. Mantenendo la previsione ottimistica di un utile annuo di 500.000 euro circa (finora ampiamente rispettata, ndr), occorreranno altri 20 anni per estinguere il debito bancario. A tutti è stato affidato il compito di custodire, anche dal punto di vista economico, la nostra casa comune, cioè la Chiesa”.