La guerra in Medio Oriente: un anestetico all'umanità. Una riflessione
In data 3 dicembre 2023, su questa testata, è stato pubblicato un mio articolo, riguardante la guerra in Medio Oriente, emblematico il titolo: “ La disumanità, non si combatte con disumanità”. Sostanzialmente, scrissi che l’attacco di natura terroristica del 7 ottobre scorso, perpetrato ai danni d’Israele, che ha causato la morte di oltre 1.200 persone, in alcuni casi, forse anche torturate, con l’aggiunta del rapimento di centinaia di ostaggi, è stata un’azione orrenda, feroce e disumana, che però, non può giustificare una reazione indiscriminata, nella quale si colpiscono anche inermi ed incolpevoli civili. Evito inutili e dannose polemiche, ma sarebbe sufficiente rivedere i filmati di dicembre, oppure leggere tantissimi articoli sulla stampa nazionale, o semplicemente ascoltare svariate dichiarazioni, per desumere che in tanti, non erano assolutamente in linea con queste riflessioni. Solo ora, dopo le esortazioni di diverse “importanti Nazioni”, tendenti a promuovere una tregua, ed a evitare ulteriori ed indiscriminati attacchi, in tanti hanno cambiato idea!
Sorge spontanea la domanda: per rendersi conto di questa plausibile realtà, era necessario attendere alcuni mesi, un numero di morti non lontano dai 30.000, tra i quali presumibilmente circa 10.000 minori? Erano necessari oltre un milione di profughi disperati, senza cibo, medicinali, acqua? Erano necessari svariate migliaia di feriti, orfani, mutilati, ammalati senza cure? Era certamente necessaria una reazione dura e determinata, mirata a rendere inoffensivi i terroristi, ma da porre in atto con i tempi ed i mezzi che le normative nazionali ed internazionali auspicano
per una Nazione civile e democratica. Colpire indiscriminatamente non può essere la soluzione, neppure quando i terroristi si nascondono in mezzo ai civili incolpevoli, magari usandoli come ostaggi, anzi, in queste drammatiche situazioni, gli inermi sono vittime di entrambi gli schieramenti e meriterebbero aiuto e comprensione, non certo bombardamenti!
L’appartenenza ad uno schieramento, non dovrebbe anestetizzare l’analisi, soggiogandola alla sudditanza, soprattutto, quando il prezzo da pagare sono le immani sofferenze di tantissimi esseri umani, di qualsiasi Paese, perché in ogni caso, credente, laico, agnostico, la coscienza o se preferite l’umanità, non può essere esclusivamente condizionata da interessi di parte. E’ vero, contiamo
comunque assai poco, ma possiamo almeno esprimere con dignità e fermezza il nostro pensiero.
CARLO ALBERTO PARI