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di carlo Alberto pari

Sanità malsana: carenza endemica di personale. Una riflessione

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Dom 12 Nov 2023 07:23
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Riprendo l’articolo della scorsa settimana, che citava: “ tra gli infiniti problemi che attanagliano la sanità pubblica, tre sono saldamente sul podio ormai da decenni, colpiscono ogni provincia italiana, ………..”. Il primo : insufficienti investimenti pubblici ( dettagliatamente esaminato nell’articolo del 5 novembre 2023, con dati oggettivi, quindi, insindacabili) Il secondo : carenza endemica di personale medico ed infermieristico. Il terzo: implemento assai significativo della sanità privata convenzionata”.

Questa settimana, analizziamo il secondo punto: carenza endemica di personale medico ed infermieristico. Al riguardo i medici, il problema principale appare scontato: il numero chiuso per le iscrizioni all’università di medicina. E’ in vigore da oltre vent’anni, continua a creare enormi problemi. Evito di dilungarmi sulle motivazioni di tale scelta, a mio avviso, allora follemente corporativa. Del resto, la capacità di uno studente di affrontare il corso di laurea in medicina, non dovrebbe essere derogata a dei “test” per l’ammissione, ma affidata all’università, che deve istruire, educare, preparare al lavoro, ma anche, se necessario, impedire il traguardo a coloro che non sono idonei o meritevoli. Di converso, i limitati accessi hanno causato una carenza endemica di medici, con presumibile conseguenza di sovraccaricare di lavoro gli attivi, al fine di sopperire ad una perenne emergenza. Inoltre, si lamentano retribuzioni inferiori rispetto al privato. E’ una legge basica del Mercato, se la sanità pubblica non è in grado di gestire (o peggio non vuole) ciò che è necessario, deroga ai privati. Lapalissiano che gli stessi, per accaparrarsi il personale necessario, devono aumentare le retribuzioni, molto spesso, anche diminuire gli orari di lavoro. Solo negli ultimi tempi, si è realizzato un esodo di circa 5.000 medici.

Al riguardo il personale infermieristico, l’evoluzione nei decenni è stata di enorme rilievo, si è passati dall’accesso alla professione con una scolarizzazione basica, supportata da semplici corsi, fino alla laurea specifica. Di certo, la retribuzione non ha avuto la stessa progressione, mentre gli orari di lavoro, prevedono turni a volte difficilmente compatibili con le esigenze di vita, oltre a reperibilità assai discutibili e salvo errori, sostituzioni anche ai livelli inferiori, come se un insegnante, in caso di assenza della bidella, terminata la lezione, dovesse pulire anche le aule. Eppure, anche gli infermieri sono laureati, avrebbero diritto alle stesse tutele delle altre categorie pubbliche di pari livello, invece, sembra che la laurea sia compatibile solo con l’aumento delle responsabilità, molto meno con gli auspicabili diritti. Sommando i fattori (alta scolarizzazione, scarsa retribuzione in funzione alla professionalità e responsabilità, orari e turni di lavoro molto impegnativi), la professione non appare appetibile, imparagonabile per orari, turni, reperibilità, con altre del pubblico impiego, simili per livello di scolarizzazione e retribuzioni. Inoltre, anche in questo caso, come per i medici, sono molto significative le fughe dal pubblico verso il privato.

Gli interventi auspicabili sembrerebbero banali, seppure urgenti per evitare il collasso 1) università di medicina aperte a tutti (sarà l’Università a selezionare), aggiungerei la possibilità per gli infermieri laureati, con adeguato tirocinio operativo, la facoltà di accedere direttamente agli ultimi anni. 2) Retribuzioni in linea ai disagi ed alle responsabilità. 3) Orari idonei ad un lavoro, non ad una missione. In attesa di soluzioni che non arrivano, si sopperisce alla carenze valutando la pronta disponibilità (tanto per peggiorare ulteriormente la qualità della vita), la chiusura
degli ospedali ( 125 negli ultimi anni), la trasformazione in CAU ( centri assistenza e urgenza) di svariati “Pronto Soccorso“, l’implemento della sanità convenzionata privata. Il risultato appare scontato, sintetizzabile con una strofa di un’accattivante canzone : “come può uno scoglio, arginare il mare” .
Carlo Alberto Pari

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