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cresciuta anche qualità hotel

Destagionalizzazione. Il sindaco da Dubai: vantaggio per tutto il territorio

In foto: Ecomondo
Ecomondo
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 30 nov 2023 17:32
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Quanto conviene la destagionalizzazione?”. Una domanda sulla quale riflette il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, in base ad alcuni dati relativi alle presenze turistiche in un lungo arco temporale che va dal 2000, anno in cui in città non c’era un quartiere fieristico, ad oggi.

Confronto mesi gennaio/aprile e settembre/dicembre anno 2000 (anno precedente apertura del nuovo quartiere fieristico) e anno 2019 (ultimo anno pre pandemico). ISTAT

ANNO ARRIVI PERNOTTAMENTI DIFFERENZA ARRIVI 2000/2019 DIFFERENZA PERNOTTAMENTI ESTERI 2000/2019
2000 565.600 1.947.669 + 189.135

(+ 33,4%)

+ 361.526

(+ 18,5%)

2019 754.735 2.309.195

Confronto mesi gennaio/aprile e settembre anno 2000 e anno 2023 (ultimo dato ISTAT disponibile settembre 2023). ISTAT

ANNO ARRIVI PERNOTTAMENTI PESO % ARRIVI ESTERI SUL TOTALE PESO % PERNOTTAMENTI ESTERI SUL TOTALE
2000 432.352 1.555.897 19,3% 27%
2023 515.501 1.567.181 24,5% 31,8%

 

“Le tabelle qui sopra – scrive il sindaco – comparano la situazione precedente alla apertura del nuovo quartiere fieristico (2001) e del nuovo Palazzo dei Congressi (2011) con anni più recenti: il 2019, ultimo anno turisticamente ‘pieno’ perché non influenzato dalla crisi pandemica e dal conflitto russo/ucraino il cui impatto sul turismo provinciale è facilmente quantificabile in almeno 700mila pernottamenti anno di fatto oggi azzerati; e il 2023, pur con i dati ISTAT aggiornati al mese di settembre. I mesi presi in considerazione sono gennaio/aprile e settembre/dicembre, quelli cioè in cui sono più intense le manifestazioni fieristiche e congressuali e fuori dal classico periodo balneare. Le tabelle sono esplicative in ogni senso: la crescita di arrivi e pernottamenti è evidente e sensibile. Le oltre 360 mila presenze in più registrate nel 2019 hanno un valore convenzionale sul territorio di oltre 30 milioni di euro. Gli arrivi e i pernottamenti in crescita nel 2023, anno difficile per la Romagna a causa dell’alluvione primaverile, sono ancora più interessanti letti nel combinato disposto con l’incremento della componente estera. Vorrei poi sottolineare un altro aspetto, al di là dei numeri ISTAT. L’impatto delle infrastrutture della destagionalizzazione, Fiera e Palas in testa, possono essere indirettamente misurati anche attraverso l’evoluzione della tipologia alberghiera, partendo dal presupposto che il cosiddetto segmento ‘business’, a più alta capacità di spesa, richiede standard qualitativi peculiari di servizi e ospitalità. Se nel 2000 l’impatto percentuale degli alberghi a 1 e 2 stelle sul territorio comunale arrivava al 64 per cento del totale, oggi questo segmento si ferma al 26,1 per cento. Contemporaneamente i 3 stelle passano nello stesso arco temporale dal 32 al 56 per cento e i 4 e 5 stelle dal 2,3 al 7,5%. Ovviamente si tratta di un calcolo molto approssimativo perché sono anche intervenute modifiche di legge e per mille altri motivi evidenti ma è lampante come la decisione alla fine dello scorso millennio di intraprendere la strada della destagionalizzazione sia stata un vantaggio per tutto il territorio. Ed è un vantaggio non solo per la filiera turistica visto che la qualificazione del sistema porta con sé anche qualificazione del lavoro e dei contratti. In questi giorni partecipo in Dubai a un importante evento fieristico, organizzato da IEG. La considerazione che facciamo tutti è che dobbiamo proseguire con ancora più forza sulla strada della città ospitale 12 mesi all’anno, dell’internazionalizzazione, dello sviluppo e di nuove rotte aeroportuali, di progetti e di eventi che vadano oltre i confini nazionali, di una riqualificazione alberghiera che deve ancora esibire il suo massimo potenziale su cui dovremo concentrarci di qui al breve e medio periodo, dovendo fare i conti con i nuovi  e rampanti fenomeni di ospitalità (Airbnb) e con la necessità di dare nuova vita, ruolo e redditività d’impresa alle strutture marginali dopo una prima trasformazione che ha già visto da fine anni Novanta a oggi una contrazione del numero assoluto di strutture alberghiere per così dire ‘tradizionali’ in tutta Italia, in provincia e in città. E tutto questo contemporaneamente cercando di immettere ulteriore qualità nella vacanza tradizionale balneare. Ma la strada, ripeto, è quella giusta”.