Tassa sugli extraprofitti: tutelare il risparmio o colpire le banche?
La tassa sugli extra profitti delle banche, in un dialogo tra un caffè ed un aperitivo, potrebbe risultare apprezzabile e banalmente accattivante. Un poco meno in Economia. Se passasse un principio di questo tipo, bisognerebbe domandarsi perché non applicarla sui prodotti farmaceutici o sulle mascherine, ad esempio in periodi di pandemia, o sulla vendita di armi e munizioni, in situazioni tristi come quella attuale, o sull’edilizia, quando si concede ai proprietari di case, indipendentemente dal reddito e dalle proprietà, di ristrutturare pressoché gratuitamente, aumentando il valore dell’immobile “a spese” dello Stato ( chissà cosa pensano coloro che sono in affitto, coloro che hanno mutui ormai insostenibili, o peggio, coloro che non trovano una casa dove vivere). Potrei continuare a lungo con gli esempi.
Il vero scandalo non è l’extra profitto, ma il modo in cui viene realizzato. Mi spiego meglio. L’articolo 47 della Costituzione cita “La Repubblica tutela il risparmio, in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. La devastante inflazione degli ultimi due anni, ha ridotto il valore reale dei risparmi degli italiani di circa il 15%, nel disinteresse pressoché generale.
Verosimilmente, il risparmio mobiliare privato è l’ultimo grande baluardo di questo martoriato Paese, ammonta ad oltre 5.000 miliardi, dei quali, presumibilmente, circa 1.200/1.300 depositati sui conti correnti. Ricavare la perdita del valore reale determinata dall’inflazione, è un calcolo basico, si deduce una cifra abnorme, anche considerando solo quello depositato sui conti correnti, un importo non lontano a quanto riceveremo per il PNRR (la maggioranza dei quali ad ulteriore debito). Arriviamo al nocciolo. La BCE rimborsa attualmente i depositi con un tasso 3,75% ( 4,00 dal 20 settembre prossimo) , ma sui circa 1.200 miliardi che gli italiani hanno in deposito presso le banche, una parte rilevante è stata (ed in tanti casi è ancora), a remunerazione vicina allo zero!
Anziché cercare di partecipare al banchetto, con una improbabile tassa sugli extra profitti, le Istituzioni deputate dovrebbero a mio avviso legiferare, ed imporre una remunerazione minima sui conti, in funzione dei tassi applicati dalla BCE sui depositi, al fine di tutelare il risparmio, come prevede l’articolo 47 della tanto citata Costituzione.
Carlo Alberto Pari