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sabato 27 luglio 2024
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L'evento condotto da BeArt

"Settimo Pianeta": Riccione esplode di artisti

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
mer 6 set 2023 15:23
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Annunciata e prevista per lo scorso 1 maggio, in occasione dell’ingresso dell’estate – poi rinviata causa la desolante alluvione – “Settimo Pianeta” è l’evento che ha “sconvolto” piazzale Ceccarini durante la serata di sabato 2 settembre.

Il Comune di Riccione ha invitato i suoi artisti per un’iniziativa unica nel suo genere, il tutto accompagnato e condotto dell’emergente cantante Riccardo Bartolini, in arte “BeArt”, il quale ha rilasciato immediatamente come spiegazione: “Proprio come: “essere arte””, arrivando dritto al punto con il concetto di: fatto da Riccione, per Riccione. E non c’è altro di più poetico e significativo.

Nel backstage dunque è stato possibile entrare un po’ più nel dettaglio, scoprire le storie e le passioni dei giovani artisti: tutto gli manca ma non l’amore, non la passione e la voglia di avere voce in capitolo, sperando che i passanti possano fermarsi, se vogliono, ed ascoltare le loro storie. E che storie.

Come degli affamati e dolci giullari di corte, dal compito specifico, hanno respirato a lungo prima del debutto e poi, come degli automi, hanno ripreso il controllo del batticuore proprio sul palco; sembra quasi un ossimoro, ma un piazza del genere, la loro piazza, meritava di essere celebrata. Travolgendo tutti. Emozionare ed emozionarsi a casa è una cosa indescrivibile.

“La serata l’ho o meglio l’abbiamo voluta intitolare “Settimo Pianeta” in riferimento al mio ultimo EP rilasciato – spiega BeArt e mi piace pensare che sia l’inizio di un viaggio molto più lungo. Riprende la storia del Piccolo Principe e, a mio modo, la racconta, secondo un punto di vista davvero intimo. L’organizzazione ha richiamato anche tantissimi artisti al mio fianco, tra cui: Le Lucertole, Emily, Vástago, Gioele, e tutta la mia fantastica band. Abbiamo la volontà di far capire a chi appartiene a questa città, ma non solo, anche a tutti i turisti, che la Riviera è unita, che c’è una forte attenzione al fine di aprire i riflettori sui nostri talenti, sulla musica e sullo spettacolo, e tutti i suoi relativi progetti. È stata davvero una bellissima serata fra profondità, danza e festa. Ma questo è solo il primo step di una lunga scalinata, in cui tireremo fuori il meglio di noi”.

Ha esposto così, a occhi lucidi, a concerto concluso il suo pensiero: “È effettivamente la prima esperienza in cui mi trovo a condurre uno show da solo, nonostante durante l’estate abbiamo portato avanti tantissimi eventi, ma non serve dirlo… non era mai il “nostro” concerto. Non come oggi. Mi piace dare all’arte una sfaccettatura a 360 gradi; infatti ho potuto saltare e divertirmi, esprimermi nel vero senso della parola. Io vivo occasioni del genere aspettando con enfasi ed organizzando tutti i dettagli fino a prima di salire sul palco. Poi, a monte del debutto, spero sempre possa durare cinque minuti in più. Potessi, oltretutto, li procrastinerei ancora – ha sospirato, sorridendo – perché non vorrei finisse mai. Ovviamente c’è anche dell’agitazione, è innegabile, però sul palco è come se entrassi nel flusso. Mi ritrovo a fine evento che mi chiedo: “Ma è già finita?””.

Alla domanda sui suoi progetti futuri il sognatore ha risposto: “Senza fare spoiler diciamo che il Piccolo Principe vedrà prendere forma tutti i suoi capitoli. Spero davvero che il messaggio che voglio trasmettere riesca ad abbattere i limiti e ad arrivare a più persone possibili. Perché no, magari diventando un confronto nazionale”.

Ha poi concluso: “Nei miei testi c’è sicuramente una sfaccettatura intima, anche a me piace mettere il sentimento all’interno dei miei pezzi, però altre volte scelgo di usare, in alternativa, delle forme un po’ più ilari, magari divertenti o ballabili, per spiegare le mie idee o quello che per me può essere più o meno giusto. È un po’ come mettere le cose “in tavola”. Sperando di trovare un ascoltatore che sia pronto al confronto”.

Infine BeArt, raccontando e facendo riferimento ad uno dei suoi ultimi pezzi, dal titolo “Whisky a Milano”, si è ricollegato alle voci dei suoi amici, o meglio compagni, ancor di più colleghi nell’affermare che l’aspettativa non è quella di voler impacchettare la propria vita e spostarsi in città più grandi, con titoli già affermati, per riuscire ad emergere, al contrario preme la voglia di riuscire a crescere proprio nel posto che ha coltivato e temprato il suo cuore e la sua memoria: casa.

Nelle note degli artisti è emerso il profondo legame con i luoghi, le piazze che li han cresciuti. In cui sono ancora incastrati, magari fra un gradino e l’altro, i loro ricordi.

Emily Lepri, in arte “Emily”, ha raccontato la volontà di far notare il fermento culturale ed artistico che c’è nella zona. “Sarebbe bello che il posto in cui si abita e si vive potesse dare sempre più possibilità per individui che cercano di vivere di arte, in vari modi, per potersi esibire, per poter dire: “Ehi, esisto!”. E questa notte è stata magica” narra la cantautrice e musicista, estasiata nel tornare al backstage dopo l’esibizione.

“Quando mi esibisco – continua Emily – per me è sempre come aprire le porte di un diario. Inizialmente c’è tanta timidezza, poi inizio a suonare ed entro in questa bolla in cui spero sempre di riuscire a lasciare una porcina, per lasciar entrare le persone che mi ascoltano”.

Ammette così la giovane, spiegando sinceramente come la musica per lei sia proprio un’esigenza comunicativa, che nasce nel momento in cui si soffre. Che si scrive solo perché si ha bisogno di scrivere: “Il mio primo EP si chiama “Inciampo” e racconta un momento in cui la musica ha tradotto cose che non riuscivo a dire normalmente. Sto lavorando ad un nuovo disco, un po’ più acustico e con sonorità più semplici. C’è però un pizzico di speranza in più”.

Nel dettaglio poi, come un filo, saldo e “Rosso Porpora”, la voce in capitolo di uno dei membri della band Radio Londra, Francesco Picciano, ha ricollegato il tutto: “Anche se è un paesino provinciale, abbiamo delle cose da dire a quanto pare. Che ci sia dello spazio è una cosa bella, non è scontato. È stato emozionante vedere la gente che si fermava, è quello un po’ il metro di misura con cui ti accorgi che la cosa “sta effettivamente funzionando”. Uscire con determinate canzoni, come facciamo noi, nella totalità del loro intreccio, ormai non è più un luogo comune e vedere che arriva nonostante ciò, beh, fa sperare”.

“Con Radio Londra siamo molto impegnati, noi abbiamo il nostro suono ed è questo quello che siamo – continua Francesco -. Abbiamo un singolo che credo sia davvero buono da far uscire, ma ogni cosa ha il suo tempo, ed a volte il tempismo ha il suo valore. Contemporaneamente seguo da un paio di anni “Cricca”, con cui abbiamo fatto nel tempo diversi progetti: dall’accademia di Sanremo a Dj On Stage, arrivando fino ad “Amici”. Adesso abbiamo un’esibizione ogni cinque giorni, più o meno, non siamo mai fermi. Mi interrogo spesso su quel che sarà, ma questo penso valga per chiunque. Credo che la cosa bella sia proprio il processo”.

Arriva limpida la necessità di interrogarsi, ma non troppo, di seguire il corso degli eventi cogliendo ogni possibilità come un’occasione per essere quel che si è, senza troppi veli.

A mettere il punto a questo enorme simbolo è Alessandro Fabbri, o meglio Vástago, nel descriversi come un cantante, ma anche chitarrista e pianista, alquanto schivo, ma che in mezzo ai suoi vari racconti, nell’incontrarsi con le sue difficoltà umane e nel suo affrontare cicatrici d’animo, riesce a trovare nell’esibizione un momento di totale confidenza.

“È unico che sia successo proprio, qui, a Riccione. Sul palco, con i miei occhiali, chiudo gli occhi e butto fuori tutto quello che mi fa male. Mi scarico. Ho un EP in uscita di quattro brani, sono tutti registrati organicamente. Sono folk, sono cantautorali, sono punk. Diciamo che questa è la linea. Il mio è un pubblico più maturo, fatico ad arrivare a tutti perché quel che faccio è molto più selezionato, selettivo”.

Dal genere scelto e ricercato, il ragazzo confessa, a ciliegina sulla torta: “Io qui avevo fatto una sorta di collettivo, nel mio garage, e tutti i ragazzi che sono stati con me qui oggi ne erano parte, ed anche chi non ha potuto esserci stasera (con riferimento alla riccionese Michelle The Listless, arrivata al termine della festa, con anche lei nel curriculum un’esperienza ad “Amici”) ha dimostrato di esserne un tassello. Ti dirò, si era creato un microclima interessante, per essere della zona riuscivamo a produrre musica in modo del tutto indipendente”.

Il tutto è condito da sana e costruttiva unione. A vanto del territorio, poter dire, a sipario calato, di aver concluso e celebrato la fine di un’estate grazie ai suoi promettenti giovani, e basti pensare che persino il regista e videomaker della serata, con un portfolio che include diversi videoclip di noti show, artisti e brand italiani (e non solo), Federico Capellini, ingaggiato nel tentativo di racchiudere e raccontare i frammenti di maggiore spessore dello spettacolo, è nato e cresciuto nella piccola piazza citata.

Mery Mulazzani