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duplice tentato omicidio

Spinto dalla gelosia tentò di uccidere l'ex moglie e un albergatore: condannato a 10 anni

In foto: I poliziotti davanti all'hotel Butterfly
I poliziotti davanti all'hotel Butterfly
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 12 lug 2023 16:58 ~ ultimo agg. 13 lug 14:17
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Dieci anni di reclusione più un risarcimento danni di 125mila euro complessivi alle tre parti civili. E’ questa la sentenza di condanna inflitta questa mattina (martedì) in abbreviato dal gip del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, a Pellumb Jaupi, muratore albanese di 54 anni, imputato per duplice tentato omicidio. Per lui il pubblico ministero Davide Ercolani aveva chiesto una pena a 15 anni, definendolo nella corso della sua requisitoria come “un lupo travestito da agnello”. Confermate le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dei futili motivi, non riconosciuta invece quella della minorata difesa.

Jaupi, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, la mattina del 22 febbraio 2022, folle di gelosia, si recò a Morciano e, nonostante il divieto di avvicinamento all’ex moglie, inflittogli dal giudice alcuni mesi prima, colpì due volte al fianco con un coltello da cucina lungo 21 centimetri la donna. Una volta crollata a terra in una pozza di sangue, l’ex marito si accanì su di lei sferrandole violenti calci all’addome e alla testa.

La maniglia intrisa di sangue

La sua vendetta, però, non poteva dirsi ancora compiuta. Infatti, Jaupi, dopo aver lasciato l’ex moglie esanime davanti all’ingresso di casa, col suo furgone raggiunse l’hotel Butterfly di Rivazzurra e si avventò contro quello che lui riteneva essere il nuovo compagno della donna, l’albergatore Nicola Scarcia, raggiunto da 27 fendenti. Tre, però, quelli potenzialmente mortali: uno al torace, uno all’addome e un altro all’avambraccio sinistro. Disarmato grazie all’intervento di alcuni dipendenti, tra i quali la sorella dell’albergatore, rimasta lievemente ferita, il 54enne albanese fu arrestato dalla Squadra Mobile di Rimini.

Il suo legale ha già preannunciato ricorso in appello. Nel frattempo Jaupi sconterà la condanna ai domiciliari con la possibilità di recarsi a lavoro. Da tempo ha intrapreso un percorso riabilitativo con un’associazione di uomini maltrattanti e chiesto perdono nel corso della penultima udienza alle persone ferite, che si sono costituite parte civile attraverso gli avvocati Luca Greco e Francesco Cardillo.