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da napoli a riccione e cattolica

"Ho visto due bomboloni saporiti", condannata la basista della banda dei Rolex

In foto: repertorio
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di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 25 lug 2023 18:08 ~ ultimo agg. 26 lug 11:38
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Nell’estate 2019 rapinarono a Riccione due passanti strappando dal loro polso un Patek Philippe Aquanaut in oro rosa del valore di 25 mila euro e un Rolex Daytona Oyster Flex da 26 mila euro. La banda di campani, composta da tre uomini di 24, 30 e 40 anni, tutti residenti a Napoli, e da una donna di 47, residente invece a Cattolica, è stata sgominata dai carabinieri del Nucleo operativo di Riccione, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, al termine di un’accurata attività di indagine.

La 47enne napoletana, zia di uno degli autori materiali delle rapine, è stata condannata in primo grado a a 5 anni e 9 mesi di reclusione dal tribunale di Rimini per concorso in furto con strappo e rapina, avendo ricoperto il ruolo di “basista”.

Era lei, secondo i riscontri degli investigatori dell’Arma, che forniva al terzetto di rapinatori, previo compenso in denaro, il supporto logistico (ovvero la sua abitazione a Cattolica), ma anche il mezzo per compiere le rapine (uno scooter Honda 125). A volte poteva capitare che fornisse alla banda anche indicazioni sulle eventuali prede, come si evince da un’intercettazione telefonica con il nipote, durante la quale, usando un linguaggio in codice, segnala la presenza di “bomboloni saporiti”, ovvero due orologi di pregio: “Ieri, fuori dalla pasticceria (un noto locale di Cattolica, ndr), ho visto due bomboloni proprio saporiti… pieni di cioccolata. La donna, quindi, suggeriva al nipote di ritornare da lei la prossima settimana.

La 47enne campana ovviamente pretendeva di essere pagata per i suoi servizi, ma non dal nipote, come si emerge da un’altra intercettazione: “Da te non voglio soldi, ma gli altri me li devono dare, è una questione di principio…”. Soldi che, stando ai riscontri dell’accusa, le sarebbe stati caricati sulla sua Postepay.

Oltre alle intercettazioni telefoniche, i militari del Nucleo investigativo sono risaliti al motorino utilizzato durante i colpi grazie all’acquisizione delle immagini memorizzate dalle telecamere dei varchi del circuito TargaSystem, posizionate in alcuni punti strategici di Riccione. Lo scooter Honda, infatti, risultava appartenere a un prestanome, una donna residente a Napoli, con numerosi pregiudizi di polizia a carico, alla quale erano stati intestati nel corso degli anni ben 81 mezzi. In realtà dalla indagini è emerso che il motorino fosse nella disponibilità della 47enne, che di tanto in tanto lo prestava al terzetto in occasione delle rapine.