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il processo

Truffa degli iPhone scoperta a Rimini, tra le parti lese anche aziende di grande fama

In foto: repertorio
repertorio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 29 giu 2023 18:22 ~ ultimo agg. 30 giu 15:06
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Tra il 2013 e il 2014 avrebbero fatto incetta di iPhone (all’epoca il modello in commercio era il 5S) frodando la Vodafone attraverso falsi ordini emessi in nome e per conto di grandi aziende o personaggi famosi, ovviamente tutti all’oscuro della compravendita. Gli smartphone, spediti a mezzo corriere, sarebbero stati consegnati ad indirizzi di comodo per poi essere ritirati da alcuni membri della presunta associazione e, infine, venduti a privati. Una truffa per un valore stimato in 300mila euro. E’ questo il quadro accusatorio delineato dalla Procura di Rimini.

Sette gli imputati finiti a processo, cinque dei quali devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Tra questi vi è anche un 48enne riccionese con un passato da cantante e modello, difeso dall’avvocato Andrea Muratori. Secondo l’accusa, sarebbe il capo organizzatore dell’associazione, colui che avrebbe anche ritirato personalmente gli iPhone e compilato ed inviato falsi contratti.

La Procura, con la preziosa collaborazione della Squadra mobile di Rimini, ha ricostruito la gran parte degli “acquisti” fantasma. Tra le vittime figurano aziende di fama nazionale e internazionale: dalla Autogrill Spa a Radio Italia, da Ikea a Endemol, passando per aziende editoriali e giornalistiche come Libero e Il Fatto quotidiano (alcune delle quali si sono costituite parte civile).

Imputati anche un 51enne agente commerciale marchigiano della compagnia telefonica e un 42enne cesenate, titolare di un negozio di telefonia a Rimini. Il sistema era non era stato scoperto sul nascere proprio per le dimensioni delle aziende coinvolte. Prima che l’anomalia di un ordine mai effettuato potesse essere riscontrata nella contabilità, infatti, la partita di telefonini era già sparita. La gran parte degli smartphone veniva dirottata a Riccione e poi venduta con tanto di spartizione dei proventi. Gli imputati, però, potrebbero trovare un alleato prezioso nella prescrizione, che dovrebbe intervenire prima di un’eventuale sentenza definitiva di condanna.