Morì assiderato dopo la fuga dalla casa di riposo, indagati i due gestori


Sono indagati per morte a causa di abbandono di persona incapace e rischiano di dover affrontare un processo in Corte d’Assise, i gestori di una casa di riposo di Igea Marina da cui nel febbraio del 2021 scomparve un anziano originario di Macerata Feltria, Antonio Brisigotti, 93 anni, affetto da alzheimer e demenza senile. L’uomo, dopo giorni di ricerche da parte dei carabinieri di Bellaria Igea Marina, fu ritrovato privo di vita all’interno di un camping, chiuso nel periodo invernale, non lontano dalla struttura (vedi notizia). Morto per assideramento, fu questo il responso dell’autopsia.
La Procura di Rimini, al termine delle indagini, chiese il rinvio a giudizio per i gestori. Si tratta di una donna di 65 anni, la legale rappresentante della società che gestisce la casa di riposo e di un 68enne, proprietario dei muri dell’immobile. Entrambi difesi dagli avvocati Gianni e Alessandro Frisoni, questa mattina sono comparsi davanti al gup di Rimini per l’udienza preliminare. La giudice Raffaella Ceccarelli si è riservata la decisione in modo da poter analizzare la copiosa documentazione presentata questa mattina dai legali degli indagati, che hanno evidenziato come la gestione del personale fosse stata appaltata ad una cooperativa. Era la cooperativa, secondo gli avvocati Gianni e Alessandro Frisoni, ad occuparsi esclusivamente dell’assistenza ai pazienti. Per questo motivo hanno respinto con forza l’eventuale dolo da parte dei loro assistiti – che invece il reato di morte a causa di abbandono di persona incapace prevede – e al contempo hanno presentato una memoria di oltre 50 pagine nella quala viene dichiarata la loro estraneità ai fatti contestati.
I familiari di Brisigotti, però, pretendono che i presunti responsabili della morte del loro amato Antonio rispondano per quanto accaduto e chiederanno la costituzione di parte civile in un eventuale processo attraverso gli avvocati Roberto Landi e Mauro Crociati del Foro di Rimini (che rappresentano la moglie del 93enne) e Paolo Dominici del Foro di Urbino (che rappresenta i figli e i nipoti). Secondo la parte civile, Brisigotti non sarebbe stato accudito adeguatamente. A riprova di ciò è stato rimarcato un precedente allontanamento che avvenne cinque giorni prima della fatale scomparsa. In quell’occasione l’anziano fu ritrovato dai carabinieri lungo i binari della stazione ferroviaria disteso a terra e con una vistosa ferita al capo, provocata da una caduta. Dopo il primo ritrovamento, Brisigotti fu condotto nuovamente nella casa di riposo, medicato e collocato in una dependance adibita, in accordo con l’Ausl, alla quarantena preventiva di 15 giorni causa Covid per tutti quegli ospiti che avevano avuto contatti con l’esterno.
Tra le contestazioni della parte civile anche la mancanza di porte e finestre allarmate e la presunta carenza d’organico di infermieri e oss. Sarà il giudice per l’udienza preliminare, il prossimo 13 giugno, a stabilire se i due gestori della casa di riposo debbano comparire sul banco degli imputati.