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Calcio Serie C

Rimini-Recanatese 1-2, Gaburro: "Oggi il clima era un po' surreale"

In foto: Marco Gaburro, allenatore del Rimini F.C.
Marco Gaburro, allenatore del Rimini F.C.
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 10 minuti
sab 18 mar 2023 19:41 ~ ultimo agg. 19 mar 19:27
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Le dichiarazioni al termine di Rimini-Recanatese 1-2 (leggi notizia).

Marco Gaburro, allenatore del Rimini F.C.: “Una sconfitta brutta, penso che abbiamo fatto una prestazione non all’altezza e siccome sono io il responsabile della squadra mi assumo la responsabilità di questo tipo di partita. Non era la partita che mi aspettavo, sinceramente. Abbiamo fatto un primo tempo molto bloccato, con difficoltà a trovare situazioni pulite, anche se abbiamo fatto tanto e male, sono più deluso di quello che non siamo riusciti a fare contro di loro che di quello che abbiamo subito, sinceramente, anche se era una partita interpretata in maniera abbastanza aperta, e quindi qualcosina abbiamo concesso anche a loro, si era un po’ accettata questa cosa oggi. Io mi aspettavo riuscissimo a far di più, poi il gol subito è stata la classica frittata, e in casa quest’anno è successo troppe volte”.

Perché a questo Rimini si spegne così spesso la luce? “La squadra secondo me ha reagito in maniera scomposta quando è andata sotto, prima ha fatto una partita, come ne ha fatte altre quest’anno, non certo entusiasmante, ma diciamo un po’ chiusa, un po’ bloccata, però non ho visto la squadra prima del gol andare in difficoltà. La difficoltà è stata su due situazioni in campo aperto, che chiaramente contro questo tipo di squadre poi si pagano. Però per me il problema principale è stato dopo perché purtroppo la volontà c’era, però in questo momento quando si affrontano squadre che devono salvarsi e vanno in vantaggio diventa una partita frammentata, difficile, e non siamo mai stati lucidi purtroppo”.

Oggi la squadra biancorossa non ha reagito dopo il gol subito. Perché? “Non ho una risposta, noi abbiamo fatto anche delle belle reazioni, non è che è sempre stato come oggi. Spesso questa squadra ha avuto bisogno di schiaffoni per reagire, però ha anche spesso reagito. Onestamente oggi il clima era un po’ surreale”.

In che senso surreale? “Nel senso che era una squadra che si ritrovata sotto, a inseguire in casa, a mezzora dalla fine, l’ho vista non riuscire a trovare dentro di sé le motivazioni e la forza, la forza forse più che le motivazioni, per fare un finale diverso, tutto qui. Sicuramente il 2-0 ti ha tolto, ma non c’eravamo in quel momento. Poi è chiaro che situazioni ce ne sono state, sempre abbastanza confuse e frutto della voglia individuale di rimediare, ma non di un qualche cosa che deve esserci in quei momenti lì per recuperare la partita”.

Come ci si rialza da questa sconfitta? “Bisogna essere lucidi e capire che ci sono partite che nascono male e finiscono peggio, questa è una di quelle. Penso che quest’anno qualcuna c’è stata, non sta a me dire se tante o poche, però qualcuna c’è stata, penso che nel calcio succeda. Dobbiamo semplicemente lavorare e guardarci in faccia, capire che è passata una giornata, mi pare di capire che la situazione di classifica sia esattamente come prima. Quindi bisogna prendere atto del fatto che conterà quello che farai da qui alla fine più di quello che hai fatto finora per quanto riguarda la difesa della nostra posizione in classifica. Perché comunque è una squadra che continua ad essere decima in classifica, e purtroppo oggi non ha approfittato di quella che era la giornata per cercare di guadagnare un po’ di margine in più. Era il nostro obiettivo questo. Non bisogna secondo me confondere il percorso fatto dalla squadra con la partita singola, la partita singola è stata brutta, abbiamo sbagliato tanto, dopo da lì ad andare oltre secondo me è sbagliato perché la squadra in questo momento deve pensare alle prossime cinque partite”.

È un Gaburro deluso. “Non mi aspettavo una partita così, magari anche dove avremmo concesso qualcosa perché avevamo fatto delle scelte sulla carta per cercare di osare di più, però pensavo che riuscissimo a metterli più in difficoltà”.

Rimini con il 4-4-2. “Ho fatto questa scelta perché oggi volevo avere due punte a riempire l’area sempre, e volevo puntare più spesso i loro terzini sugli esterni, lo abbiamo anche fatto, onestamente, è mancato qualcos’altro. Era una partita in casa pesante dal punto di vista dei punti in palio e volevo dare un segnale anche alla squadra di trovare più coraggio ancora andando ad interpretare la fase offensiva con quattro giocatori offensivi perché di fatto sia Biondi sia Piscitella nel tridente avrebbero giocato con punte esterne, quindi abbiamo giocato con quattro attaccanti. Sulla sinistra abbiamo trovato le nostre giocate, che quando c’è Piscitella sappiamo che troviamo: sono usciti diversi traversoni sui quali non siamo riusciti ad arrivare bene, a destra abbiamo fatto qualcosa meno. La partita era impostata così, non che ci si poteva aspettare poi di trovare altre vie d’attacco. Non mi è piaciuta, non è quello che mi aspettavo oggi”.

La cosa peggiore è la mancanza di spirito. “È una catena, è difficile. La squadra non lavora male, dico la verità, e anche lo spirito tra di loro è positivo, poi quando giochiamo qui sembra che ci pesi tutto e non riusciamo a trovare quella spensieratezza che in questo momento dell’anno dovremmo avere, però un conto è dirlo e un conto è entrare dentro le loro teste. Non possiamo dire che oggi ci siamo riusciti”.

Giovanni Pagliari, allenatore dell’U.S. Recanatese: “Penso che la mia squadra abbia fatto una partita importante, era per noi molto difficile perché venivamo da una sconfitta “brutta” con il Gubbio, ma questo gruppo è un gruppo straordinario: ogni volta che siamo caduti ci siamo rialzati subito, ed è successo altre volte in questo campionato, perciò devo fare i complimenti a tutti loro”.

Dove l’ha vinta la sua squadra questa partita? “Siamo stati molto aggressivi, corti, eravamo bravi anche nelle ripartenze. Anche nel primo tempo abbiamo avuto tre occasioni, che avremmo potuto sfruttare meglio. Io penso sull’aggressività e sull’intensità della partita”.

Vista la classifica un pensierino ai play off lo fa anche la Recanatese? “Non scherziamo! Noi dopo nove domenica avevamo appena quattro punti, a pensare oggi, se uno mi diceva a cinque domeniche dalla fine hai 39 punti penso che avrei firmato col sangue. Noi dobbiamo pensare a salvarci, non posso neanche dire il prima possibile perché ogni volta che abbiamo fatto dei calcoli abbiamo toppato. Noi abbiamo in casa il Montevarchi, che secondo me potrebbe essere l’ultima spiaggia per loro. Dobbiamo pensare a salvarci perché forse è ancora più importante dello scudetto vinto l’anno scorso perché molti ragazzi erano al debutto in questa categoria, abbiamo perso due mesi, per i risultati, non per il lavoro perché io sono sempre convinto che chi semina in una certa maniera poi raccolga. E oggi vedere molti di questi ragazzi giocare su un campo difficile come quello di Rimini con quella personalità che hanno dimostrato anche i ragazzini in mezzo al campo là dietro, davanti c’era un 2004 (Guidobaldi, che ha colpito anche un palo, ndr), insomma è motivo di orgoglio per me e di soddisfazione per la società, per il direttore e per tutti”.

Simone Tonelli, centrocampista del Rimini F.C.: “Ci tenevamo a fare bene, da un po’ di partite questa voglia di far bene ci blocca un po’ a livello mentale secondo me, sembra che giochiamo spesso con il freno a mano tirato e con la paura di sbagliare. Purtroppo, poi arriva sempre il gol degli avversari che ci mette tutto in salita e ci si complicano le cose”.

E dire che il Rimini non è mai stato in una posizione di classifica complicata e non lo è neanche ora. “La situazione di classifica deficitaria non l’abbiamo mai avuta, anche per l’ottima partenza che abbiamo fatto. La prima parte di stagione è stata molto positiva e ci aspettavamo un percorso totalmente diverso. Purtroppo bisogna guardare invece la realtà, la realtà è che si fa fatica in questo momento a fare dei punti, fortunatamente siamo ancora ben saldi nella zona play off, però dobbiamo fare di tutto per cercare di mantenere questa posizione, ritrovare soprattutto in vista dei play off, un altro piglio”.

Tonelli non se la sente di festeggiare per il gol realizzato. “Il gol personale conta poco, conta sempre il gioco di squadra. Avrei potuto far gol altre volte, l’ho fatto oggi, non cambia niente. Speravo di fare un gol che potesse portare poi ad un pareggio e a prendere un punto perché alla fine se Tonelli fa due gol, tre gol, quattro gol, cambia poco al Rimini alla fine dell’anno. L’importante è cercare di arrivare nella zona play off perché era l’obiettivo che ci eravamo prefissati a inizio campionato”.

Ancora sulle difficoltà della squadra. “È calcio questo, le squadre che devono cercare di ottenere degli obiettivi in questo momento faticano tutte. Non giochi con quella libertà, non so neanche per quale motivo, perché forse è un po’ di tempo che non facciamo risultato qua in casa, come dovresti, forse ci pesa tutto troppo, non è possibile che vanno giù gli avversari e siamo timidi nell’approccio, nell’aver paura, come per dire sempre “ce lo fanno, ce lo fanno”, poi ce lo fanno veramente il gol, poi diventa tutto in salita, soprattutto in una partita come quella di oggi, che giochi contro la Recanatese, e volevi vincere”.

Cosa vi blocca? “Ci pesa il fatto di non vincere in questo momento, perché le vittorie le abbiamo fatte, ma ne abbiamo fatte tante prima. Forse viviamo con quelle aspettative che ci eravamo creati a inizio campionato, inconsciamente pensiamo di essere quelli e di ritrovarci, ma puntualmente facciamo degli scivoloni e ce ne accorgiamo in campo: prendiamo gol e ci svegliamo e diciamo: come, abbiamo preso ancora gol? Dobbiamo metterci sempre a rincorrere il risultato, e diventa ancora tutto più pesante”.

E non si può parlare neanche di una grande contestazione da parte dei tifosi, che continuano a sostenervi durante le partite. “Il tifoso deve fare quello che vuole, ci hanno sempre sostenuto, sono venuti anche in 25 a Sassari, non è quello il problema. L’anno scorso ci applaudivano, quest’anno erano contentissimi, adesso sono più delusi. Però il calcio è questo. In un battibaleno può tornare anche l’entusiasmo: fai una vittoria, riesci ad aggrappare la zona play offi, vinci il primo turno e vediamo cosa succede. L’entusiasmo fa presto a tornare com’è andato via”.

Andrea Maniero, direttore sportivo del Rimini F.C.: “Una partita dove siamo stati timidi, come spesso ultimamente accade, con l’entusiasmo che in questo momento c’è meno. Evidentemente i risultati creano questa cappa nei giocatori e un po’ in tutto l’ambiente e di conseguenza non riesci a sviluppare un po’ di felicità in campo manca, e questo manca, quindi la partita è una partita che rimane spesso bloccata, senza iniziative, se non a sprazzi, questo è un po’ quello che sta accadendo ultimamente, rispetto a un girone d’andata molto più spumeggiante”.

C’è qualcuno che l’ha delusa? “Io non parlerei mai di delusioni. Sono i ragazzi che, come ha detto il mister, se li vedi durante la settimana hanno un altro spessore, purtroppo poi conta la domenica o il sabato, come in questo caso, ma non si può mai parlare di delusione perché alla fine è stato detto qui: il risultato principale sta arrivando, e nessuno ci ha regalato niente, quindi se i ragazzi sono nei play off è perché se lo sono meritato, se lo sono meritato un po’ tutti, e questa è la cosa che mi dispiace di più: vederli così affranti, vederli così tristi. Abbiamo provato anche in settimana a dire due parole su questa cosa, di essere più liberi nelle giocate, anche perdere la partita sicuramente, ma giocarla con una testa diversa. Purtroppo questo è l’aspetto più difficile dello sport in generale. Sono bloccati, mi sembra la parola più corretta”.

Pensa che il Rimini abbia questo potenziale rispetto a un girone di ritorno disastroso? “A me piace parlare sempre di dove si è partiti e dove siamo in questo momento. Faccio l’esempio degli attaccanti perché è successo anche a me: quando le ultime sei partite fai sei gol non ci si ricorda che magari nelle precedenti si è fatto male, perché nella vita si guarda sempre l’ultimo metro e mai i metri precedenti. Io dico sempre ai ragazzi che non conta tanto l’inizio o la fine di un viaggio, ma il percorso per me è la cosa più importante. Anche in questo caso c’è molto da imparare, anche da soffrire. Questa sofferenza ci può solo far crescere, è chiaro il click deve avvenire perché questi ragazzi hanno potenzialità per divertirsi un po’ di più di quello che stanno facendo, anche di far divertire la gente. Ha detto Tonelli: “i tifosi sono venuti anche a Sassari”, meritano sicuramente uno spettacolo più carino, i primi che stiamo male siamo noi. Ripeto: il percorso è la cosa più importante che si fa in un lavoro come il nostro, nello sport, in tutti i lavori secondo me. Faccio un esempio: l’anno scorso si è vinto un campionato e io ho goduto penso un’ora, non di più. È il bello e il brutto dello sport, però noi lo viviamo e ci siamo dentro a 360°. Bisogna fare questo click qui perché non sarà importante la fine, però secondo me il percorso è troppo importante per rovinarlo, per non godere di quello che è stato fatto, perché, ripeto, i ragazzi se hanno ottenuto ad oggi la salvezza, che era la cosa principale di un Rimini che da tanti anni non faceva un campionato così, devono stare solo sereni. Poi c’è la critica, non bisogna fare questo lavoro se non accetti le critiche. Noi oggi è giusto che prendiamo qualche critica, ma noi all’interno è giusto anche che rafforziamo quello che hanno fatto i ragazzi precedentemente. E i tifosi hanno il diritto di urlare, cantare la loro insoddisfazione, che è la nostra, pari pari”. 

Da ex giocatore, c’è un antidoto per far scattare quel click? “Non deve essere solo la Reggiana, anche la Recanatese è uno stimolo, lo sport è uno stimolo. Io faccio sempre un esempio che mi piace fare, un po’ mi prendono in giro, ma è per far capire: se io faccio i cento metri con Bolt io spero che lui si strappi per vincere le gara. Secondo me questo è lo stimolo quando uno fa questo tipo di sport. Noi proviamo tutti i giorni a entrare nelle teste dei ragazzi, ma ognuno ha le proprie cose, ha i propri problemi e ha le proprie soluzioni. È chiaro che noi siamo qua che li accompagniamo giorno per giorno ogni momento, e il click probabilmente è provare a fare nel campo qualcosa di diverso, cioè fare qualche giocata che magari oggi fai fatica a provare. Faccio due esempi: Santini oggi è il vicecapocannoniere e Delcarro è il centrocampista che ad oggi può aver fatto più gol del nostro girone, oggi li vedi in difficoltà, ma sono sempre i soliti giocatori di prima. Noi siamo d’accompagno, lo staff tecnico, noi fuori, ogni giorno parliamo con i ragazzi: gli faccio rivedere le immagini di quello che erano, ci sono tanti modi. Però fondamentalmente è soltanto l’erba, il campo, che fa la differenza. È troppo complicato. Magari con la Reggiana fai due giocate straordinarie, vinci la partita ed è il click che tutti ci aspettavamo. Io non so darti una risposta. Oggi loro devono basarsi su quello che hanno fatto fino adesso, cioè un campionato positivo in generale, è chiaro che rimane quello che stiamo facendo adesso, che è poco, e noi non vogliamo che la gente si ricordi di questo. Devono ricordarsi quello che sono, devono capire questa cosa e non è facile, perché oggi hanno un po’ di timore, non dico di pressione perché sono altre nella vita le pressioni, però lo sport crea questo tipo di timore. Ecco loro oggi ci tengono a voler far vedere agli altri qualcosa, invece dovrebbero pensare a far vedere a loro stessi chi sono. Questo è un lavoro mentale che dovremmo fare tutti, io compreso”.

È una squadra scarica o bloccata? “Scarica è un problema. Io vedo tutti gli allenamenti e sono altri giocatori, non parlerei di scarichi. Non si può essere in questo mondo scarichi, come diceva Malesani: “non si può essere molli”. Non voglio neanche pensare questa cosa. Tu non devi dormire stanotte, devi volere che arrivi presto l’allenamento di domani. Questo fa un uomo, questo fa un giocatore, questo fa qualsiasi persona che vive questo mondo. Quindi io non voglio pensare siano scarichi, sono bloccati”.

Non c’è però un clima di contestazione così forte. Come mai allora? “Succede spesso quando pretendi tanto da te stesso nel voler far vedere di più di quello che stai dimostrando adesso. Invece uno dovrebbe essere se stesso, anche nello sport, liberarsi totalmente è la cosa più difficile da fare per chi fa questo mestiere. È come l’attaccante quando dice: “sono stanco, sono stanco”, poi fai un gol e incominci a pressare tutti, cominci ad attaccare gli spazi, le giocate ti riescono. Ma se prima, per 60 minuti, dicevi che eri stanco. È così”.