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"Cinquantuno coltellate e un accanimento feroce", l'assassino va a processo

In foto: il corpo di Cristina portato fuori dall'abitazione (foto Migliorini)
il corpo di Cristina portato fuori dall'abitazione (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 2 feb 2023 16:29 ~ ultimo agg. 3 feb 12:22
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Il prossimo 5 giugno comparirà davanti alla Corte d’Assise di Rimini per omicidio pluriaggravato e maltrattamenti in famiglia. Il gip Raffaella Ceccarelli he emesso il decreto di giudizio immediato nei confronti di Benedetto Vultaggio, il 47enne riminese che la scorsa estate nell’abitazione di via Rastelli uccise a colpi di mattarello e a coltellate la sua compagna, nonché madre di suo figlio Joe di nemmeno 5 mesi, la 33enne Cristina Peroni.

Vultaggio, attualmente detenuto nel carcere riminese dei Casetti, la mattina del 25 giugno straziò il corpo di Cristina con “quattordici colpi di mattarello sul capo” prima di sferrarle “cinquantuno fendenti di coltello (a serramanico, della lunghezza di 19 centimetri, ndr) diretti in varie parti del corpo ed in particolare al collo della vittima, che colpì per ben 29 volte quando la stessa giaceva ormai inerte al suolo”. Con le aggravanti di “aver commesso il fatto nei confronti della propria compagna convivente e dei futili motivi”. L’assassino, infatti, si irritò perché la vittima quella mattina si sarebbe rifiutata di fargli tenere in braccio il piccolo Joe. Contestata anche l’ulteriore aggravante della crudeltà, avendo Vultaggio “infierito sulla vittima con feroce accanimento non funzionale al delitto”, e avendole cagionato “sofferenze e patimenti inutili”.

Tra i reati contestati dal pubblico ministero Luca Bertuzzi figura anche quello di maltrattamenti in famiglia poiché l’imputato avrebbe messo in atto “fin dall’inizio della convivenza con Cristina, reiterati atti di violenza fisica e morale”. Il 47enne avrebbe “picchiato e schiaffeggiato abitualmente la vittima per futili motivi, anche quando lei era incinta del piccolo Joe e persino mentre lo allattava”, si legge nel capo d’imputazione. “In una circostanza le strinse le mani al collo svolgendo azione di soffocamento”. E ancora: “Minacciò la vittima di farle del male se non avesse obbedito alla sue pretese di gestire il figlio come voleva lui”, dicendole che glielo avrebbe tolto a calci dalla pancia e l’avrebbe buttata giù dalle scale. L’uomo arrivò persino a minacciarla di morte puntandole una pistola alla testa, probabilmente una calibro 22 detenuta illegalmente.

Vultaggio, che nel frattempo ha cambiato difensore (il nuovo legale è l’avvocatessa Liana Lotti), ha sempre sostenuto di avere avuto un black out e di non ricordare come e quante volte abbia infierito sul corpo di Cristina Peroni.