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imputata anche una 24enne

Il figlio morì in un incidente, i genitori a processo. In aula è scontro tra periti

In foto: il seggiolino dove era seduto il piccolo Amir
il seggiolino dove era seduto il piccolo Amir
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 10 gen 2023 15:40 ~ ultimo agg. 11 gen 14:47
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Al dolore per la morte del figlio (il piccolo Amir di 2 anni e 4 mesi), avvenuto in un incidente stradale, potrebbe aggiungersene altro se il gup del tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, dovesse ritenerli responsabili di concorso in omicidio stradale. Marito e moglie, entrambi di origine marocchina, difesi dall’avvocatessa Maria Rivieccio, furono coinvolti il 19 marzo del 2019 in un terribile frontale causato da una riccionese oggi 24enne, che quella mattina perse il controllo della sua Fiat Punto all’uscita da una curva lungo via Coriano centrando in pieno la Volkswagen Golf sulla quale viaggiavano i coniugi con il figlioletto.

Un impatto devastante che avvenne all’altezza del ristorante “Il Quartino”, in un tratto di strada critico, quello all’incrocio con via Pradella, già teatro in passato di altri gravi incidenti. Il piccolo Amir, che sedeva nel seggiolino posteriore lato conducente (alla guida c’era il padre allora 46enne, mentre la moglie era di fianco a lui) ebbe la peggio. Nell’urto riportò un serio trauma cranico, la frattura del femore e della tibia sinistra. Morì dopo tre giorni d’agonia all’ospedale Bufalini di Cesena. Sotto accusa, oltre alla conducente della Punto, finirono anche marito e moglie, che, stando alle indagini svolte dalla polizia Locale, non avrebbero allacciato il seggiolino dove sedeva il figlio.

Una tesi confermata questa mattina dal perito della Procura nel corso dell’udienza in abbreviato, rito scelto dalle parti e condizionato all’escussione dei consulenti. Di tutt’altro avviso il perito incaricato dall’avvocatessa dei coniugi, secondo cui il seggiolino era sì allacciato, ma non correttamente a causa della mancanza di quei meccanismi di sicurezza all’avanguardia presenti invece nei modelli più recenti. La totale assenza delle corrette protezioni è stata sostenuta anche dal perito nominato dall’avvocato Piergiorgio Tiraferri, che assiste la 24enne riccionese. La giovane viaggiava oltre il limite consentito in quel tratto, che è di 50 chilometri orari, ad una velocità che sarebbe stata compresa tra i 60 e gli 80 chilometri. Se le cinture del seggiolino però fossero state allacciate, è la tesi del suo legale, il bimbo con tutta probabilità non sarebbe deceduto. Insomma, lo scontro tra periti, avvenuto oggi in aula, orienterà in modo decisivo la decisione del giudice, attesa il prossimo 16 maggio.