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Gimbe: mantenere obbligo mascherine in ospedale, diseducativa sanatoria "no vax"

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 31 ott 2022 12:04
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La Fondazione Gimbe commenta alcune delle misure all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di oggi sulla gestione della pandemia. «Indubbiamente – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione – con l’evoluzione delle varianti e la protezione conferita dalla vaccinazione sulle forme gravi, la malattia COVID-19 oggi non è più quella del 2020-2021. Tuttavia, la pandemia è ancora in corso e sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sia il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) invitano tutti i Paesi ad essere preparati (preparedness) e pronti (readiness), visto l’imminente arrivo della variante Cerberus e l’imprevedibilità degli scenari a medio-lungo termine».

Bollettino COVID. La proposta di una pubblicazione settimanale appare ragionevole, anche tenendo conto della notevole variabilità giornaliera nella trasmissione e pubblicazione dei dati. Non è chiaro se anche la trasmissione obbligatoria agli organismi internazionali (OMS, ECDC) avverrà con cadenza settimanale. «In ogni caso – sottolinea Cartabellotta – è fondamentale mantenere l’aggiornamento quotidiano dei dati COVID e della campagna vaccinale e garantirne accesso trasparente ai ricercatori per analisi e studi indipendenti».

Abolizione dell’obbligo di mascherine negli ospedali e nelle RSA. L’utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie è fondamentale sia per proteggere professionisti e operatori sanitari – evitando di decimare ulteriormente il personale con assenze per malattia – sia soprattutto per tutelare la salute dei pazienti, in particolare quelli anziani e fragili. Peraltro, l’idea di abolire l’obbligo nazionale per poi reintrodurlo legittimamente a livello regionale o dei singoli ospedali e RSA genererebbe disorientamento dei cittadini, contestazioni rispetto alle disposizioni adottate nelle singole strutture sanitarie e aumento delle tensioni con il personale sanitario. «Al contrario l’obbligo delle mascherine in ospedale e nelle RSA – sottolinea Cartabellotta – dovrebbe essere reso permanente, indipendentemente dalla pandemia in corso, al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura. E l’utilizzo di questo dispositivo, come indicato dalle autorità internazionali di sanità pubblica, è raccomandato in tutti gli ambienti al chiuso affollati e/o poco aerati».

Stop obbligo vaccinale per il personale sanitario e reintegro sanitari no-vax sospesi dal 1° novembre. Il potenziale impatto in termini di sanità pubblica sarebbe modesto, sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata, sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti. «Ben diverso – rileva il Presidente – l’impatto in termini di percezione pubblica di questa “sanatoria” e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio. Peraltro, al di là di una scelta individuale incompatibile con l’esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini, elevandosi a “paladini” del popolo no-vax, a volte con evidenti obiettivi di affermazione politica individuale». La Fondazione, parlando di un messaggio profondamente antiscientifico, ricorda poi che a livello locale possono essere stabilite disposizioni per affidare ai professionisti no-vax reintegrati attività diverse da quelle clinico-assistenziali, senza configurare demansionamento.

Stop alle multe per i no-vax over 50 che non hanno ottemperato all’obbligo vaccinale. La proposta – non all’ordine del giorno del CdM di oggi, ma comunque circolata nei giorni scorsi – è di una sospensione fino al 30 giugno 2023 delle multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale. «Proposta irrilevante dal punto di vista sanitario – commenta Cartabellotta – ma antiscientifica e fortemente diseducativa, visto che estende la “cultura della sanatoria” anche alle disposizioni che hanno l’obiettivo di tutelare la salute pubblica».

«La parola d’ordine “discontinuità” è assolutamente legittima in una repubblica democratica – conclude Cartabellotta – ma deve essere utilizzata anche per migliorare tutto quello che il Governo precedente non è riuscito a fare. Dalla raccolta più analitica dei dati sui pazienti ricoverati agli investimenti sugli impianti di aerazione e ventilazione dei locali chiusi; dall’accelerazione della copertura con i richiami vaccinali, all’implementazione di rigorosi protocolli terapeutici per le persone al rischio. Al momento, invece, la discontinuità sembra ridursi ad un un mero smantellamento delle misure in atto e ad una vera e propria “amnistia” nell’illusorio tentativo di consegnare la pandemia all’oblio, ignorando le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica».