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paradosso settembrino

Rimini punta ad allungare la stagione ma per la cultura è già inverno

In foto: ore 14.10, turisti all'ingresso del Museo Fellini
ore 14.10, turisti all'ingresso del Museo Fellini
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 8 set 2022 15:11 ~ ultimo agg. 9 set 12:31
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1Settembre è ancora un mese importante per il turismo anzi, secondo la nota diffusa oggi da Visit Rimini, grazie al clima mite “è il momento per molti Italiani di concedersi le ultime vacanze in famiglia, prima della ripresa delle scuole. E, in più, sono molti anche gli stranieri che si ricaricano di mare e sole, prima di rientrare nei ritmi quotidiani”. A testimoniarlo un riempimento degli hotel al 75%, riporta il comunicato, con una quota di stranieri (prevalentemente tedeschi) quasi del 50%. E anche da qui a fine mese, gli hotel che rimarranno aperti dovrebbero attestarsi attorno al 50%. Peccato che dal punto di vista culturale l’estate a Rimini sia già stata archiviata. Dal primo settembre infatti i contenitori riminesi (dal Museo Fellini al Part, passando per la Domus e il Museo della Città) sono tornati all’orario invernale. Quindi niente più apertura continuata dalle 10 alle 19 ma solo dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 (chiusura il lunedì). L’orario continuato resta solo nel fine settimana e nei festivi.
Peccato che siano proprio periodi come questo, quando le temperature sono più miti, in cui i turisti che si godono il mare possono pure andare alla scoperta del centro storico, anche a cavallo dell’ora di pranzo non più “off limits” dal punto di vista climatico.
E così se è difficile con i 35 gradi di agosto trovare visitatori alle 14 davanti all’ingresso del Museo Fellini, con il clima settembrino le probabilità aumentano. Ad esempio proprio oggi (8 settembre) alle 14.10 c’erano 5/6 persone davanti all’ingresso di Castel Sismondo e altrettante si sono accostate alla locandina degli orari e, vista l’attesa, sono passate oltre. E se è vero che ampliare gli orari d’apertura è un costo per l’amministrazione che (almeno inizialmente) non si copre con i biglietti di ingresso, è anche vero che da una città che ha investito tanto sulla riqualificazione del centro e dei suoi contenitori culturali e che punta addirittura diventare capitale italiana della cultura 2025 servirebbe un ulteriore sforzo. Altrimenti il rischio è che il passaggio da meta balneare/congressuale a destinazione turistica “a tutto tondo” resti a metà.
Con il paradosso settembrino dove da una parte si sceglie di prolungare il servizio di salvataggio fino a settembre inoltrato “per rispondere alla volontà di proseguire in maniera progressiva nel percorso di destagionalizzazione della nostra offerta turistica” (recita la nota stampa di due giorni fa) quando i musei hanno finito l’estate già da un bel po’.