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indagine della postale

Migliaia di file pedopornografici, due arrestati tra cui un padre di famiglia

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 18 mag 2022 14:46 ~ ultimo agg. 19:18
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Sono due gli arrestati per “detenzione di un’ingente quantità di immagini e video pedopornografici” da parte della polizia Postale di Forlì. Si tratta di un 44enne forlivese, padre di famiglia, e di un 53enne originario di Rimini ma residente a Forlì. E’ l’esito di due indagini coordinate dalla procura di Bologna e dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online. Entrambe le indagini sono scattate a seguito di “una segnalazione ricevuta dal centro in ambito di cooperazione internazionale di polizia, relativa alla detenzione di file a contenuto pedopornografico su alcune note piattaforme di archiviazione dati”.

Nel primo caso “gli accertamenti hanno consentito di identificare un uomo di Forlì, sposato e padre di tre figli, ritenuto responsabile di detenzione di materiale di pornografia minorile in quanto trovato in possesso, in fase di perquisizione, di circa 8.000 file tra immagini e video prodotti mediante lo sfruttamento sessuale di minori”. Dall’analisi informatica sui supporti che l’uomo utilizzava, in particolare sulla chat di un noto portale di messaggistica, è venuto alla luce “materiale pedopornografico accuratamente catalogato e memorizzato all’interno dei dispositivi, dai quali – stando al racconto degli investigatori – è stato possibile rilevare le ricerche compulsive di contenuti multimediali aventi ad oggetto bambini, anche in tenera età, coinvolti in atti sessuali espliciti“.

La seconda attività di indagine, condotta sempre dalla procura di Bologna, ha invece portato all’arresto di “un uomo originario di Rimini ma residente a Forlì, trovato in possesso di oltre 1.700 file tra immagini e video a contenuto pedopornografico, caricate su una piattaforma di storage foto e poi divulgate ad altri utenti di un noto social network”. Il 53enne inizialmente era stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, “già disposta nei suoi confronti a seguito di una precedente condanna per maltrattamenti contro familiari, danneggiamento e oltraggio a pubblico ufficiale”.

Ma poiché l’indagato, a cui era stato fatto divieto di utilizzo di dispositivi di comunicazione, durante i consueti controlli dei carabinieri veniva trovato fuori dalla sua abitazione, per l’esattezza in un negozio di telefonia, dove si era recato per acquistare un nuovo smartphone, violando quindi il divieto previsto dalla misura cautelare, il tribunale di sorveglianza di Bologna ha aggravato la misura cautelare disponendo per lui il carcere.

Secondo gli investigatori, infatti, non si esclude che il riminese abbia “violato la misura degli arresti domiciliari e il divieto di utilizzo di strumenti in grado di connettersi alla rete per procacciarsi ulteriori contenuti pedopornografici”.