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La serata al Fulgor

Grande successo per la prima de "Lo spazio che vive", il doc sul Ceis

In foto: L'esterno del cinema Fulgor nella serata di proiezione de Lo spazio che vive
L'esterno del cinema Fulgor nella serata di proiezione de Lo spazio che vive
di Serena Saporito   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 10 mag 2022 15:03 ~ ultimo agg. 11 mag 11:14
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Circa 650 persone hanno assistito ieri sera alla prima proiezione nazionale del documentario Lo spazio che vive, dedicato al Ceis di Rimini, del regista Teo De Luigi, prodotto da Gruppo Icaro, Ceis e Fondazione Margherita Zoebeli. Una serata ricca di emozioni. Quattro le proiezioni in due sale, anche al Tiberio, per accogliere quante più persone possibile alla prima nazionale.

Un film che parte da quel 1946, quando vennero tirate su le prima baracche in una Rimini quasi rasa al suolo. Il Ceis venne creato, in accordo con l’amministrazione di allora, nell’area dell’anfiteatro romano, sulla parte del monumento che non era stata scavata negli anni ’30.

Pensando alla guerra e ai bambini ucraini si è aperta la serata: “Che possano trovare anche loro un giardino e un villaggio accogliente” ha detto il presidente del Ceis Romano Filanti. Accogliente il Ceis è stato per tanti in oltre 70 anni ed erano molti gli studenti di oggi, ma anche gli ex alunni presenti. Tra loro l’ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi.

Presente alla proiezione anche Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emila Romagna, il sindaco Jamil Sadegholvaad e la vicesindaca Chiara Bellini. Il sindaco ha detto che il Ceis “vale un anfiteatro”, in riferimento all’ipotesi che ciclicamente torna in primo piano di spostare il centro per consentire un recupero completo dell’anfiteatro. La tesi del documentario, sostenuto da diversi tra architetti e storici dell’architettura intervistati, è che il villaggio sia ormai esso stesso un monumento, e che come tale non possa che rimanere nella sua sede originaria, in rapporto con l’archeologia che ha intorno e che di fatto attualizza.

Un monumento, il Ceis, che però è vivo, come recita il titolo del film, e che può e deve rappresentare un punto di riferimento nazionale e non solo per le scienze dell’educazione. Nel film interviene a sostegno di questa tesi anche il pedagogista Andrea Canevaro.

Intanto sono 110 anni dalla nascita di Margherita Zoebeli. Grazie a un progetto di studio che coinvolge Biblioteca Gambalunga e Università di Bologna si darà ora il giusto spessore anche alle sue teorie, grazie a un lavoro di archivio che vuole poi mettere per iscritto le idee che la grande pedagogista ha spesso messo direttamente in pratica, più che teorizzare.

Alle proiezioni di ieri sera ne seguiranno altre due a Rimini il 13 e 14 giugno al cinema Tiberio. Il film sarà trasmesso anche dalla tv svizzera italiana RSI e in altre proiezioni dal vivo, in Italia e Svizzera.

Il documentario è stato realizzato con la collaborazione di Comune di Rimini, Biblioteca Gambalunga di Rimini, Cineteca di Bologna, realizzato con il supporto dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna. Con il sostegno di Riviera Banca, Focchi, Nuova Ricerca, Maggioli, Vulcangas, SGR, Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.