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parla l'avvocato di donadio

La vittima era già stata minacciata con una falce. "Una tragedia che si poteva evitare"

In foto: Zegarac mentre viene portato fuori dalla caserma
Zegarac mentre viene portato fuori dalla caserma
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 13 gen 2022 13:20 ~ ultimo agg. 14 gen 11:26
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“Questo omicidio si doveva e poteva evitare”. A parlare è Mario Erbetta, l’avvocato di Nicola Donadio, ucciso ieri (mercoledì) all’alba dal suo vicino, Edi Zegarac, 54enne di origine slovena. La vittima, stando al racconto del suo legale, viveva nel timore di Zegarac, che il 24 giugno scorso lo avrebbe aggredito brandendo una falce: “Mi raccontò che il vicino, come al solito, faceva la doccia fuori dalla sua roulotte e che così facendo aveva fatto entrare l’acqua dalla finestra del suo prefabbricato. Dopo varie minacce, brandendo anche una falce, poi poggiata a terra, Zegarac lo aveva aggredito facendolo cadere due volte. Sempre in quell’occasione gli aveva spaccato anche il telefonino“. 

L’avvocato Mario Erbetta

Nella querela che Donadio sporse ai carabinieri nei confronti di Zegarac, si legge: Preciso che da quel giorno in poi, quasi quotidianamente, mette in atto questo tipo di comportamenti, facendomi vivere nel timore“. Il timore, probabilmente, era quello di essere ucciso. E la querela è il motivo per cui lo sloveno lo ha atteso all’alba davanti alla porta del prefabbricato: “Volevo convincerlo a ritirarla, poi abbiamo discusso e l’ho colpito in testa con un bilanciere da palestra”, ha ammesso ieri davanti a pm e carabinieri, confessando l’omicidio.

Erbetta, messo al corrente proprio da Donadio di quella aggressione subita, cercò di tutelare il suo assistito chiedendo al Comune di Misano una nuova sistemazione: Su mandato di Nicola inviai il 26 di luglio 2021 una diffida al Comune mediante Pec, con allegata la querela sporta da Donadio, in cui invitavo il sindaco Piccioni o ad allontanare l’aggressore con la sua roulotte o a trovare una nuova sistemazione in una casa popolare per il mio assistito e, testualmente, scrivevo ‘avvisandola che in caso di vostra inerzia, denuncerò tali comportamenti alla Procura della Repubblica per i reati che si evidenzieranno e la riterrò responsabile degli eventuali danni anche biologici che il mio assistito potrebbe subire in caso di nuova aggressione’. A tale missiva non ho mai ricevuto alcuna risposta”.

La vittima, Nicola Donadio

Per il legale di Donadio che “la situazione stesse degenerando era palese, come era palese la necessità di trovare con urgenza una casa popolare a Nicola, considerata anche la sua invalidità al 67% causata da un’artrite psoriasica attiva, come almeno bisognava allontanare il signor Zegarac dal campo. Tutto ciò non è avvenuto e probabilmente qualche responsabilità morale sull’accaduto l’amministrazione di Misano ce l’ha – attacca l’avvocato Erbetta -. Questo omicidio si poteva evitare, ma la solita inerzia amministrativa e degli uffici sociali con la relativa sottovalutazione del caso ha inciso pesantemente. Se si fosse ascoltato il grido di aiuto di quest’uomo a quest’ora sarebbe ancora tra di noi“.

Donadio, 49 anni, originario di Potenza, divorziato, padre di quattro figli, viene descritto così dal suo legale: Non era un attaccabrighe, ma una brava persona con seri problemi di locomozione che si preoccupava di poter lavorare per poter sostenere i suoi figli al punto che pur con estrema fatica guidava i camion della spazzatura pur di avere uno stipendio. Nicola è stato abbandonato e inascoltato dalle istituzioni. Penso che su questo gli amministratori e gli assistenti sociali – conclude Erbetta – debbano riflettere quando si trovano a gestire casi simili cercando di ascoltare seriamente le richieste dei nostri concittadini senza sottovalutarle. Nicola non era semplicemente una pratica, ma un essere umano che chiedeva aiuto”.