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'Come indiani nelle riserve'

Indino (Silb). Discoteche accusate senza motivo, o sostegno o si scompare

In foto: Gianni Indino
Gianni Indino
di Redazione   
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sab 15 gen 2022 17:50 ~ ultimo agg. 16 gen 11:38
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Da Gianni Indino, presidente regionale del sindacato dei locali da ballo Silb, arriva una richiesta di scuse da parte di chi ha creato un clima ostile intorno alle discoteche, ostilità immotivata alla luce dei fatti: “Oramai è certificato, chi attribuisce ancora alle discoteche la responsabilità della crescita continua dei contagi in Italia o ci è, o ci fa , oppure ha degli interessi personali che a me sfuggono. Assodato questo riterrei giusta qualche parola di scuse nei confronti delle discoteche italiane, che hanno subito le restrizioni più dure e pagato il prezzo più alto sull’altare della ipocrisia collettiva e dei benpensanti che si lavano la coscienza attribuendo a noi responsabilità che restituiamo indignati al mittente. Personaggi pubblici che sino a ieri ci hanno attaccato ferocemente oggi hanno un rigurgito di onestà e dichiarano che forse con le discoteche, che sono l’unico settore produttivo del paese chiuso per decreto, si è esagerato”. Purtroppo di noi si parla solo ed esclusivamente in occasioni di fatti poco edificanti come se lo stesso non avvenisse in quasi tutte le attività dove ci sono più persone dove si lavora, si studia, ci si diverte”.

Poi un nuovo appello “al Parlamento, al Senato, al Governo affinché si trovi immediatamente una soluzione condivisa tra la parti. Non possiamo più aspettare. Un tavolo subito per cercare di salvare il salvabile siamo allo stremo, i ristori promessi non arrivano, le promesse d’intervento per limitare le tassazione pesantissima che grava sulle nostre aziende una chimera, servono provvedimenti urgenti a favore di una componete economica, che rischia di scomparire definitivamente, stiamo per diventare come i nativi indiani rinchiusi nelle riserve, sappiate che non rimarremo inerti ad assistere alla nostra distruzione, combatteremo e lotteremo fino alla fine. Ce lo chiedono i nostri collaboratori le nostre famiglie, le nostre imprese”.