Indietro
menu
Il dovere di agire

Incidenti e tragedie. Sadegholvaad: troppa titubanza sulle contromisure

In foto: Jamil Sadegholvaad
Jamil Sadegholvaad
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 1 dic 2021 14:04
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Non si può scaricare sugli utenti deboli della strada il peso della sicurezza stradale. Lo spiega il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad in una riflessione all’indomani del decesso della 18enne Farah, investita venerdì sera a Viserbella (vedi notizia). Se gli enti locali devono fare la loro parte nella progettazione e realizzazione di una viabilità il più possibile sicura, Sadegholvaad sottolinea anche altre responsabilità: in primis quella dei conducenti che schiacciano troppo sull’acceleratore o non osservano precedenze e semafori rossi; quella dei legislatori che non tengono conto della necessità di ridurre la velocità dei veicoli ma anche quella di un’opinione pubblica che dopo ogni grave incidente richiede più strumenti di controllo ma poi, quando arrivano, accusa le amministrazioni locali di voler fare cassa.


L’intervento del sindaco Jamil Sadegholvaad:

E mentre camminava per le strade e vedeva in ogni volto i segni di una fatica inutile, o alzava gli occhi verso i tetti delle case, su al cielo, per capire se c’era un senso, egli pareva trovarlo, e si rasserenava. Ma solo a una domanda, che lo investiva a ondate regolari con affanno, il principe Mishkin non sapeva rispondere: perché, Signore, i bambini muoiono?’. (Fedor Dostoevskij).

Le nostre città, in questi giorni, sono in lacrime per tragedie che stradali che hanno tolto la vita o hanno gravemente ferito a ragazze e ragazzi nel fiore degli anni. E’ il dolore più grande, quello che non trova alcuna ragione se comunque la morte una ragione la ha o dovrebbe mai averla. Rimini in queste ore è in lutto per la scomparsa di Farah Sfar Hancha, studentessa di 18 anni travolta da un’auto mentre camminava con il fratello lungo la delimitazione del percorso ciclabile in via Verenin Grazia. Il silenzio, il cordoglio collettivo, lo stringersi attorno alla famiglia, agli amici, ai compagni di scuola. E la promessa e l’impegno del ricordo di una ragazza ‘piena di vita, di interessi. Educata e con un grandissimo senso del rispetto. Per noi era una speranza’ nelle parole commosse di un professore. Sì, una ragazza o un ragazzo che scompare è un furto di speranza nel futuro per una famiglia, per tutta una comunità.

In tutte queste morti giovani, così diverse, così tragiche, c’è una traccia comune: sono avvenute in strada, lungo una strada o dentro un’auto che perde il controllo percorrendo una via. Incidenti stradali. La principale causa di sinistri gravi, a Rimini, in Emilia Romagna, in Italia è l’eccesso di velocità. 193 sinistri nel 2020, 229 nel 2019 e 262 nel 2018 con questa causa nella nostra città. Troppi. Così come sono ancora troppi i sinistri per mancate precedenze, per passaggi con il semaforo rosso, per i comportamenti distratti alla guida. Se il trend degli incidenti stradali, in un arco ventennale, si è più che dimezzato (da 2500 nel 2000 a poco più di 1.000 lo scorso anno), non proporzionalmente è diminuita la tentazione di mettersi alla guida spingendo il piede sull’acceleratore oppure disattendendo i corretti comportamenti disposti dal Codice della Strada. Occorrono controlli, occorrono autovelox, si dice a caldo dopo un cozzo che finisce in dramma. Poi accade che quando un Comune italiano qualsiasi incrementa controlli e potenzia sistemi di rilevazione di velocità scatta l’istinto inverso: volete fare solo cassa con le multe. Leggevo proprio ieri il dibattito molto vivace seguita alla recentissima approvazione parlamentare delle linee guida del nuovo Piano nazionale della Sicurezza Stradale. Secondo molte associazioni del terzo settore e la stessa Legambiente, in questo Piano non v’è alcun accenno all’adozione di misure per limitare la velocità delle automobili. Semmai l’onere della sicurezza sembra più essere messo in capo a anziani, ciclisti, pedoni, quasi che fossero le categorie ‘deboli’ le uniche portatrici potenziali di imprevedibilità e rischi sulle strade. Questo è un Paese che deve scegliere da che parte stare in relazione al futuro. Non può piangere drammi e subito dopo dimenticarsi di essi allorché toccherebbe mettere in atto le contromisure per evitarli poi quei dolori.

Ma noi non possiamo permetterci di guardare attoniti il cielo come il principe Mishkhin. E’ nostro dovere fare, agire, realizzare città dove non si viene travolti mentre alle 7 del mattino si sta per salire sul bus scolastico o mentre si cammina in una pista ciclabile. Questo deve essere il nostro modo di onorare e ricordare le vittime e i feriti.