Commemorazione eccidio di Fossoli e Rino Molari. Il sindaco attacca sul festival


«In anni di questo più smorti, piatti e calmi avrei spenta questa mia sete tra famiglia, cattedra, pubblicazioni. Ma in anni come questi, quando sono in ballo i fondamenti primi, sento tutta la bellezza e il valore di una vita di battaglia. E quanto più saranno duri gli anni a venire, quanto più rimarremo soli, quanto più follemente orgogliosi appariremo per l'impicciolirsi dei mezzi rispetto all'ingrandirsi e all'elevarsi dei fini, tanto più sentirò che non vivo e non avrò vissuto invano».
Buongiorno a tutte e a tutti,
voglio iniziare la consueta cerimonia per ricordare Rino Molari e le altre 66 vittime dell’eccidio di Fossoli, fucilate dai nazifascisti il 12 luglio 1944 nel campo di concentramento di Carpi, con questa frase scritta da Carlo Rosselli durante il periodo in cui era confinato a Lipari.
Rosselli era un antifascista della prima ora, e mentre era esule in Francia, nel 1937, fu rintracciato dall'Ovra, la polizia politica fascista, e ucciso insieme al fratello Nello.
Queste parole rivolte a un amico quasi un secolo fa sono purtroppo di un’attualità quasi disarmante. L’uomo sembra non volere proprio fare tesoro degli errori e degli orrori del passato, e alle varie latitudini del mondo continuano a spirare sinistri venti dittatoriali e ad accendersi focolai che poi sfociano in vere e proprie guerre. In Africa, in Ucraina, sull’insanguinata striscia di Gaza teatro di un genocidio senza fine, in Iran.
La storia non pare essere buona maestra, o meglio le persone tendono a dimenticarsene troppo facilmente. Anche perché i testimoni diretti dell’orrore sono sempre meno e la trasmissione orale alle nuove generazioni è per forza di cose quasi scomparsa.
Anche per questo sono importantissime giornate come quella di oggi. E’ vitale ricordare ai giovani e alle nuove generazioni cosa accadde a Rino Molari e agli altri padri della democrazia che si ribellarono, e con il loro sacrificio ci rendono possibile essere qui in piena libertà.
A Santarcangelo lo facciamo anche grazie al Comitato cittadino antifascista, che ringrazio per le tante iniziative che coinvolgono le scuole e i progetti mirati che promuove per tenere viva appunto la memoria. Momenti come quelli di oggi. E il fatto che ne siano parte il Comune, Anpi, le associazioni combattentistiche e tante altre realtà è il segno di come la nostra comunità sappia fare rete e sia animata da una radicata coscienza collettiva.
Un senso comune fondamentale in un Paese in cui il populismo dilagante si espande pericolosamente. E’ così, mettendo il bavaglio al confronto, alla riflessione, all’analisi critica che il fascismo fece breccia prima ancora che con la forza. Introducendo e imponendo subdolamente un pensiero omologato.
Ed è su questo che dobbiamo tenere ben dritte le antenne. Restando a Santarcangelo, penso a quanto accaduto qualche giorno fa al Festival e a tante delle migliori istituzioni culturali italiane: una Commissione Ministeriale del Governo Meloni ha colpito al cuore i principali Festival, Teatri, progetti di ricerca e libertà di espressione per premiare le proposte generaliste e i cartelloni con i vip della tv di area “amica”.
Un gruppo tecnico mascherato è stato utilizzato come manganello politico per spegnere le voci culturali più “coraggiose”, democratiche, sociali. Quelle che parlano di diritti, di uguaglianza, che danno voce agli ultimi e a chi non ne ha.
81 anni fa voci come queste vennero spente con l’orribile strage nazifascista del Campo di Fossoli, si fucilarono 67 persone per sopprimere sul nascere una futura classe dirigente capace di dare una nuova rotta all’Italia dopo la guerra oramai agli sgoccioli.
Fra loro c’era il nostro Rino Molari, e ricordarlo ogni anno qui nella sua città, a pochi metri dalla sua casa natale, oltre a partecipare alla commemorazione in Emilia cui saremo presenti domenica prossima, non è soltanto un celebrarne la memoria, ma anche e soprattutto tenere vivo e rinnovare il suo esempio.
Fare di Rino Molari un faro per i nostri giovani e rivolgere attraverso il suo sacrificio un invito collettivo a tenere alta l’attenzione su tutto quanto di pericoloso ci circonda. Per disinnescare sul nascere ogni possibile innesco e quei meccanismi infidi con cui ancora oggi si armano prima le menti e poi le braccia delle persone. In Italia e in un mondo che ogni giorno è sempre più insanguinato.
Grazie.