Indietro
menu
Tutti i premiati

Arcangelo d’Oro al Centro antiviolenza “Marielle”, menzione per l'album Benvenute

In foto: Arcangelo d'oro al Centro antiviolenza Marielle
Arcangelo d'oro al Centro antiviolenza Marielle
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 8 minuti
sab 18 dic 2021 15:17 ~ ultimo agg. 15:50
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 8 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Il saluto di fine anno dell’Amministrazione comunale di Santarcaneglo è stata anche l’occasione per conferire le Menzioni speciali e l’Arcangelo d’Oro. Ad ricevere il primo il Centro antiviolenza “Marielle” mentre tra le menzioni c’è anche quella all’album BENVENUTE, dedicato alla musica d’autrice e prodotto dall’etichetta riminese Musica di Seta in collaborazione con Il Punto Rosa.

Per la sensibilità dimostrata con la realizzazione di un disco interamente al femminile – si legge nella motivazione -, che ha visto la partecipazione di dodici artiste da tutta Italia, ideato per sostenere l’attività dell’associazione Il Punto Rosa“. A ritirare il riconoscimento la direttrice artistica di Musica di Seta Chiara Raggi, insieme a Patrizia Bagnolini presidente del Punto Rosa.

L’Arcangelo d’Oro è invece andato, come detto, al centro antiviolenza Marielle “per l’eccellente svolgimento sul territorio di un servizio oltremodo indispensabile, la cui assoluta necessità emerge dai numeri sempre più drammatici della violenza di genere; per il fondamentale presidio di vicinanza assicurato alle donne vittime di violenza, che possono contare con fiducia sulle operatrici del Centro per un’assistenza sentita e qualificata; per l’imprescindibile opera di testimonianza garantita dalla sola presenza del Centro, a concreta dimostrazione dell’esistenza di percorsi possibili di uscita dalla violenza” recitano le motivazioni.

Le parole pronunciate dalla sindaca Alice Parma prima di consegnare l’onorificenza

La Convenzione di Istanbul definisce la violenza nei confronti delle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata.

Da questa definizione emergono tutte le sfaccettature di un fenomeno complesso e diffuso. Ma il dato più grave, probabilmente, è il fatto che a dieci anni di distanza dalla firma della convenzione, nel 2011, sono ancora numerosi gli Stati membri del Consiglio d’Europa che non l’hanno ratificata. La definizione di violenza data dalla Convenzione di Istanbul ci aiuta a inquadrare un fenomeno che spesso viene ridotto alla tragedia dei femminicidi, ma che in realtà ha radici molto più ampie.

La violenza, in particolare quella di genere, ha una potente base di legittimazione nella discriminazione che quotidianamente viene messa in atto nei confronti delle donne, a tutte le latitudini. E la discriminazione, a sua volta, essendo frutto di schemi mentali di cui tuttora fatichiamo a liberarci, si esprime prima di tutto attraverso il linguaggio, che è il modo in cui diamo un nome alle cose. Come Amministrazione comunale, nell’aprile 2019, abbiamo adottato il Manifesto della comunicazione non ostile per promuovere, sui canali digitali e non, un linguaggio inclusivo e rispettoso di tutti. Per scegliere la gentilezza come prima forma di non discriminazione. L’urgenza di questo tema deriva dalla degenerazione del dibattito pubblico alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, inevitabilmente acuita dalle tensioni generate dalla pandemia.

Ma ci sono anche elementi di vissuto personale, che quando ci colpiscono in quanto rappresentanti delle istituzioni devono far riflettere tutti noi sui meccanismi che stanno alla base del nostro pensiero e del nostro agire. Come sapete, lo scorso anno sono stata personalmente presa di mira con scritte ingiuriose di matrice sessista su alcuni muri della città, a seguito delle quali ho ricevuto numerose testimonianze di solidarietà. La cosa mi ha colpito molto, sia per quanto accaduto, che ovviamente non può mai far piacere, sia perché la vicinanza che ho sentito arrivare da tante persone mi ha confortato e mi ha fatto capire che, per fortuna, l’attenzione su questi temi inizia finalmente a essere alta come dovrebbe.

A questo punto però è d’obbligo una domanda provocatoria: io sono una figura pubblica, mi conoscono in tanti, e l’episodio che mi ha riguardata si è rivelato essere, fortunatamente, un caso isolato. Qual è invece l’effetto che queste dinamiche di pensiero e linguaggio, questa convinzione che la donna sia un essere subordinato alle volontà e all’agire dell’uomo, se non addirittura un oggetto, producono sulle tante donne che, ogni giorno, sono costrette a subirle sulla propria pelle? E ancora: un conto è il dibattito su una figura pubblica, altro discorso è la violenza perpetrata, in tutte le sue forme, nel chiuso delle mura domestiche, della cerchia familiare, del rapporto di coppia o del luogo di lavoro.

Il rapporto DIRE 2021 ci racconta che, nel 2020, il 77% delle donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza ha subìto violenza psicologica, mentre il 33% è stato oggetto di violenza economica. Sono dati da non sottovalutare, perché minare alla base la sicurezza e l’indipendenza di una persona non è soltanto il modo più subdolo per tenerla in gabbia, ma è anche l’anticamera di qualcosa di peggiore. Le stesse statistiche rivelano che il 60% delle donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza ha subito violenza fisica, mentre la violenza sessuale si attesta intorno al 15%.

Qui entriamo nella dimensione materiale della violenza, che spesso crea le basi per il femminicidio. Con dati che ogni anno, il 25 Novembre, testimoniano un quadro ormai consolidato di una donna uccisa ogni tre giorni, solo in Italia. Nel 2021 – ma sono dati parziali, manca il mese dicembre – siamo già a 109, rispetto alle 116 di tutto il 2020 e alle 111 dell’intero 2019. E se nel 60% dei casi in cui viene ucciso un uomo l’omicida è uno sconosciuto o una persona non identificata, nella stessa percentuale le donne sono uccise dal partner o dall’ex. Sono dati Istat del 2020.

Questo ci dimostra ancora una volta che di frequente l’omicidio è soltanto l’ultimo e il più estremo atto di una violenza che, spesso, è cominciata prima e si è manifestata in forme diverse e con diversi livelli di gravità. Se non tutte le situazioni in cui le donne sono vittime di violenza si concludono con l’esito peggiore, il merito è di chi, ogni giorno, lavora sul territorio per offrire loro ascolto, sostegno, aiuto. Una rete composita, in cui ogni parte ha un ruolo fondamentale. Una rete di cui fanno parte le istituzioni, la magistratura e le forze dell’ordine, le associazioni del volontariato e il terzo settore.

Le istituzioni – dallo Stato ai Comuni, passando per le Regioni – devono assicurare spazi e risorse. La magistratura e le forze dell’ordine intervengono con provvedimenti e azioni a tutela delle vittime. Le associazioni e le realtà del terzo settore, cosa assolutamente non scontata ma divenuta ormai fondamentale, rappresentano invece, molto spesso, il primo canale di dialogo al quale si rivolgono le donne vittime di violenza. Realtà come Rompi il silenzio, nate da una spinta solidaristica e volontaria, hanno sviluppato negli anni un know how straordinario, diventando un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli altri soggetti della rete antiviolenza, oltre che naturalmente per le vittime.

Lo dimostrano, anche in questo caso, i numeri. Con i suoi due Centri e tre Sportelli attivi in Provincia di Rimini, nel 2020 Rompi il silenzio è entrata in contatto con 260 donne, alle quali si aggiungono le 240 del 2021 – ma anche qui il dato è parziale, manca l’ultimo mese. Nel 2020 Rompi il Silenzio ha ospitato nelle sue case rifugio 26 donne e 34 minori, per un totale di 5.437 notti, mentre il dato parziale del 2021 parla di 29 donne e 39 minori, per un totale di 6.000 notti.

A Santarcangelo, lo Sportello antiviolenza è stato aperto nel 2017 presso i locali della stazione ferroviaria. Un risultato già di per sé straordinario, per il quale ci tengo a ringraziare l’allora presidente di Rompi il silenzio, Paola Gualano. Questo primo step, e a maggior ragione quello successivo, è stato possibile grazie al sostegno economico della Regione Emilia-Romagna, che non è mai venuto a mancare, e all’intensa collaborazione con le forze dell’ordine, alle quali dobbiamo essere davvero grati per l’enorme lavoro su questo fronte.

Nel 2020 è arrivato il salto di qualità, con il trasferimento nella nuova sede di via Dante Di Nanni, l’ampliamento di orari e servizi che hanno trasformato lo Sportello in un vero e proprio Centro antiviolenza. Nei pochi mesi di attività dello scorso anno già 15 donne si erano rivolte al Centro, inaugurato nel mese di luglio e intitolato all’attivista brasiliana per i diritti umani e civili Marielle Franco, uccisa il 14 marzo 2018 a Rio de Janeiro. Il 2021, seppur non ancora finito, è il primo anno intero di attività del nuovo Centro. E i numeri parlano da soli: 54 donne accolte, di cui metà nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Per l’80% le donne accolte sono italiane, più di metà di loro ha figli.

Al Centro antiviolenza le donne si rivolgono per sfogarsi, chiedere informazioni, consigli e strategie, per un aiuto nella ricerca della casa o del lavoro. E ancora per un colloquio di accoglienza, consulenza legale o psicologica, oppure per richiedere ospitalità. Dalla varietà di queste ragioni si capisce come il Centro antiviolenza sia importante non soltanto per fare fronte alle emergenze, ma anche per disinnescare tutte quelle situazioni che, limitando la libertà delle donne, rappresentano per loro un campanello d’allarme. Gli ultimi dati che vorrei citare per spiegare l’attività del Centro antiviolenza di Santarcangelo confermano il trend nazionale ricordato prima: delle donne accolte nel 2021, 45 hanno subito violenza psicologica, 22 violenza economica, 26 violenza fisica e 7 violenza sessuale. L’uomo maltrattante, nell’80% dei casi, è il partner o l’ex partner.

Ecco, di fronte a questi numeri capiamo quanto sia importante poter contare su un presidio consolidato, presente e qualificato come il Centro antiviolenza “Marielle”, anche in un contesto urbano delle dimensioni di Santarcangelo. Per questo vorrei ringraziare, ancora una volta, Rompi il silenzio, invitando qui come me la presidente Roberta Calderisi e le operatrici che svolgono quotidianamente un lavoro che per noi ha un valore inestimabile”.

Il commento di Chiara Raggi al conferimento della menzione speciale

«Sono molto orgogliosa di questo riconoscimento speciale da parte della sindaca Alice Parma e di tutta l’amministrazione comunale al progetto BENVENUTE – commenta Chiara Raggi–. È un lavoro corale da ogni punto di vista e sono numerosi i Grazie che devo dire nel percorso fatto fin qui. “Condivisione” rimane il mio mantra d’amore ancora più solido. Il Punto Rosa è una realtà straordinaria, fatta da donne ispiratrici, proprio come è di ispirazione la musica delle 12 cantautrici che hanno preso parte all’album. In un momento ancora incerto per tutti e per noi lavoratori dello spettacolo, questa menzione è un invito a non arrendersi e trovare nuove strade per ricercare la bellezza e metterla a frutto».

Tutti i premiati della cerimonia

Collaboratori in congedo: Donatella Casadei, Pier Angelo Fontana, Piera Garattoni, Paola Nicoletti, Maria Rosa Venuto, Roberto Proti e Stefano Rocchi.

Vincitori borse di studio in memoria di Caterina Gambuti
Aya Chalabi (liceo “Giulio Cesare – Manara Valgimigli” di Rimini), Viola Panighelli (liceo linguistico “Giulio Cesare – Manara Valgimigli” di Rimini), Samuele Pruccoli (istituto tecnico “Giuseppe Garibaldi – Leonardo Da Vinci” di Cesena), Samuele Karol Vitale (istituto tecnico e tecnologico “Odone Belluzzi – Leonardo Da Vinci” di Rimini), Sara Zammarchi (istituto tecnico “Giuseppe Garibaldi – Leonardo Da Vinci” di Cesena) e Martina Camisa (liceo “Alessandro Serpieri” di Rimini).

Tessera di “socio onorario” Pro Loco 2021, consegnata insieme al presidente Filiberto Baccolini
A Germana Borgini, per l’infaticabile attività nell’associazione Passioninsieme, animata con vitalità e inventiva; per l’impegno a favore dei più giovani, in qualità di consigliera della Fondazione Francolini Franceschi; per l’intensa produzione poetica, premiata nel corso degli anni con numerosi riconoscimenti locali e nazionali.

Menzioni speciali
Alla classe quinta B della scuola “Maria Pascucci”, per la vittoria del concorso nazionale “BiciScuola”, promosso da RCS Sport tra le iniziative del Giro d’Italia, con quattro cartelloni dedicati alla mobilità sostenibile e l’impegno nella promozione dei temi ambientali.

Al progetto discografico “Benvenute”, per la sensibilità dimostrata con la realizzazione di un disco interamente al femminile, che ha visto la partecipazione di dodici artiste da tutta Italia, ideato per sostenere l’attività dell’associazione Il Punto Rosa.

A Maurizio Betti, per il risultato conseguito dalla “Bottega di Betti”, selezionata dalla Michelangelo Foundation tra le eccellenze artigianali d’Europa per entrare a far parte della Homo Faber Guide.

A Federico Magalotti, per la vittoria del Campionato europeo di baseball con la nazionale italiana under 12, disputato
nella città belga di Mortsel e concluso con il trionfo in finale sulla Repubblica Ceca.

A Rina Molari, per l’impegno volontario nella raccolta di rifiuti su area pubblica, testimonianza di una sensibilità ambientale non comune, esempio da seguire per tutta la cittadinanza e le giovani generazioni.

A Marta Paganelli, per la partecipazione alla quinta edizione dell’evento The Future Makers, piattaforma di confronto sull’ambiente riservata a cento giovani italiani di talento, dopo una selezione tra oltre duemila partecipanti.

Benemerenza
Al gruppo CiViVo “Ven èulta”, gruppo di cittadini volontari nato per far fronte all’emergenza alimentare e realizzare iniziative pubbliche di solidarietà, per l’impegno a favore delle persone in difficoltà nel drammatico frangente della pandemia, preziosa dimostrazione di generosità e vicinanza per tutta la città.