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Festival Scienza

Covid. Ioannidis: vicini ad endemizzazione. Rezza: evitata grande ondata

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
dom 7 nov 2021 10:13
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Si è chiusa a Bologna la settima edizione del Festival della Scienza Medica ideato da Fabio Roversi-Monaco. 436mila gli accessi alla piattaforma online per seguire i 14 interventi pensati per riflettere sull’eredità e gli insegnamenti della pandemia. Scienziati, medici e ricercatori tra i più autorevoli al mondo hanno dato vita a un dibattito che ha spaziato dalle origini del virus nella lectio d’apertura del Prof. Holmes, collegato da Sidney – alla possibile fine della pandemia, che per l’Italia è molto vicina secondo il Prof Ioannidis; dalle tematiche che dettano l’agenda politica – terza dose, green pass, restrizioni al centro degli interventi di Rezza, Brusaferro e Magrini –  alla prevenzione e al rapporto con le altre patologie, nell’intervento del Prof. Mantovani. E ancora l’impatto sul SSN, sulle vite dei pazienti – anziani, fragili, cronici in primis-  le vecchie pandemie e la malattia nell’era dell’antropocene.

“Abbiamo sbagliato spesso le nostre previsioni, a causa di dati spesso non sufficienti, mancanza di trasparenza unita a quella di esperienza e conoscenza, ma siamo migliorando”, ha ammesso l’epidemiologo statunitense John Ioannidis secondo cui siamo realmente vicini all’endemizzazione, anche se con significative differenze tra le varie parti del mondo. “L’Italia ha percentuali di vaccinazioni ottime, soprattutto per quanto riguarda la fascia degli over 65, quella più esposta al rischio di conseguenze gravi” ha detto. La stratificazione del rischio è uno dei concetti sui quali Ioannidis si è soffermato maggiormente: “ci sono fasce d’età che presentano una differenza di rischio di 10mila volte superiore a quelle più giovani, come ad esempio i bambini. Il tasso di letalità della malattia è estremamente variabile: se la media è dello 0,15%, saliamo allo 0,4% in Europa, dove la popolazione è mediamente più anziana, per scendere sotto allo 0,1% in Africa. Dunque mettere in sicurezza le categorie più fragili, dagli anziani alle persone con patologie, è un dovere imprescindibile, se vogliamo agire nell’orizzonte della medicina di precisione”. Le difficoltà nel tenere sotto controllo la pandemia sono legate al ruolo degli asintomatici, “invisibili” vettori di virus. “Anche se – ha spiegato Ioannidis – le misure drastiche, come i lockdown imposti ad intere nazioni, non hanno portato a grossi miglioramenti, mentre ad esempio stoppare i grandi eventi si è rivelato efficace”. Ioannidis cita anche due trial randomizzati da lui condotti sull’utilità delle mascherine“il loro utilizzo porta a una riduzione del 10% del rischio, non altamente significativa”. Oltre a ciò, Ioannidis ha evidenziato nel suo intervento le possibili conseguenze secondarie del Covid“è indubbio che la pandemia sia stata un crash test per la tenuta dei Sistemi Sanitari, soprattutto di quelli che negli ultimi anni avevano subito dei tagli, come da voi in Italia. Questo ha portato indirettamente anche ad un aumento di morti al di sotto dei 75 anni attribuibili a carenze del sistema sanitario”. Di certo però il Covid ha dato una lezione: “se riuscissimo ad agire con lo stesso pugno di ferro anche rispetto ad altre morti evitabili potremmo risparmiare, ad esempio, le numerosissime morti legate al fumo. C’è molto da fare in termini di educazione sanitaria e di prevenzione”. Sulla chiusura delle scuole: “è stata una scelta sbagliata, considerato l’impatto devastante sul benessere sia dei bambini che delle loro famiglie”. 
Sui vaccini: “sono stati una conquista importantissima, anche a livello psicologico perchè ci hanno fatto finalmente vedere una possibile fine della pandemia. Oggi siamo al 40% della popolazione mondiale vaccinata, dubito che riusciremo in tempi brevi ad arrivare al 70%, ma i vaccini ci possono traghettare verso una situazione endemica in cui rischieremo meno di contrarre il virus Sars-CoV-2 che non l’influenza, a patto, ovviamente, che non si presentino nuove mutazioni” ha concluso l’epidemiologo.

Abbiamo evitato, grazie alle misure di prevenzione e adesso ai vaccini, la grande ondata, quella che avrebbe saturato gli ospedali, li avrebbe congestionati, avrebbe fatto molti morti non solo a causa del Covid direttamente“. Ha osservato Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione al ministero della Salute, anche lui ospite del Festival della Scienza Medica. Rezza ha evidenziato la campagna vaccinale “di successo” dell’Italia, sottolineando che la ratio della misura del Green pass sta nel ridurre i rischi di trasmissione del coronavirus e nel tenere aperte quante più attività possibili. Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas, si è soffermato anche sulle ultime novità per le cure al Covid-19, sottolineando che “il fatto di curare meglio non è un motivo per non vaccinarci“, anzi. Sulle tante fake news relative ai vaccini, il professor Viale, direttore del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna, ha “smontato” quelle relative agli eventi avversi.

Tra gli ospiti illustri del Festival anche Edward Holmes, Professore di Biologia evolutiva all’Università di Sidney, che è stato il primo ad annunciare al mondo con un tweet la sequenza genomica di Sars-CoV-2, a gennaio del 2020. Il professor Holmes ha portato quelle che sono le più attuali evidenze nella querelle tra origine naturale o artificiale di Sars-CoV-2: “ad oggi siamo abbastanza certi che il pipistrello Rinholophus, o ferro di cavallo, molto diffuso nel sud-est asiatico, è uno dei principali candidati ad essere il principale serbatoio del virus, così come il pangolino del Guangdong: in essi è stato trovato un virus che mostra particolari analogie con il Sars-CoV-2, specialmente nel dominio legante il recettore, che è come dire la “chiave” che apre la serratura per poter penetrare nell’organismo e infettarlo – ha detto Holmes nel suo intervento. – Anche nella provincia cinese di Yunnan, in particolare in un grande giardino botanico tropicale esteso su 100mila ettari, sono stati trovati 26 diversi coronavirus, ma è in particolare nei pipistrelli ferro di cavallo del Laos che è stato trovato quello che pare essere il parente più prossimo del Sars-CoV-2, con un virus, il BANAL-20-52, somigliante per circa il 97%”. A partire da queste nuove evidenze, il professor Holmes non ha dubbi che Sars-CoV-2 abbia compiuto, come accade continuamente in natura, un salto di specie da animale a uomo, che si è verificato la prima volta nel famoso mercato di Wuhan: “Follow the animals, insomma: se guardiamo una cartina del mercato, da me visitato molte volte, l’area nella quale sono state trovate le più alte concentrazioni di virus è quella che ospita gli animali selvatici”. Ha escluso, invece, la possibilità che il virus sia stato creato in laboratorio“la diffusione dei primi casi di virus si riscontra proprio accanto al mercato, molto distante dall’Istituto di Virologia al centro delle accuse di chi ritiene che si sia trattato di un incidente di laboratorio con fuga del virus: nè, d’altra parte, sono stati trovati paper, scambi di mail che avessero per oggetto il nuovo virus, presenza dello stesso sulle superfici o prove del suo sequenziamento sui computer ispezionati. E ancora non è vero che il virus sia nato già “adattato” all’uomo, come accadrebbe se fosse stato artificiale, poichè è già mutato molte volte, come ben sappiamo. Ad oggi quindi non esistono evidenze a supporto di questa tesi”. Una conclusione che, secondo Holmes, deve rappresentare un monito per il futuro, per poter prevenire nuove zoonosi responsabili di effetti devastanti quali quelli vissuti per la pandemia da Covid.