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il ricordo

Grazie a Franco Leoni per averci insegnato a vivere, ad amare e a perdonare

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 23 apr 2021 09:42 ~ ultimo agg. 24 mag 09:12
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Come Agnese Moro, nell’umanità dei tuoi carnefici, hai trovato la chiave per il perdono, per ricominciare a vivere.

Come Liliana Segre hai creduto nel valore delle nuove generazioni e non ti sei risparmiato neppure un giorno: a decine di migliaia di studenti hai consegnato la tua storia e la tua testimonianza.

Per te memoria e futuro erano unite dallo stesso filo rosso.

Caro Franco, sul dizionario, alla voce resilienza, dovrebbe esserci il tuo nome.

franco leoni lautiziE le tue parole: “Un giorno la vita mi ha colpito così forte, che mi ha insegnato a resistere”.

In realtà la vita ti ha colpito molto più di una volta, ma il solco lasciato dalle ferite della guerra è stato di gran lunga il più profondo.

Da quel baratro e da tutti i colpi ricevuti hai sempre trovato la forza di risalire: con la tua ironia, la tua acuta intelligenza e la tua infinita profondità d’animo.

Io non so dire dove tu abbia trovato questa forza, ma le parole pace, perdono, giustizia pronunciate da te si svuotavano di ogni retorica e diventavano un messaggio deciso e penetrante.

Se c’è riuscito Franco – pensavo sempre – dobbiamo farcela anche noi.

Questa tua capacità di fare memoria e al tempo stesso preoccuparsi del futuro e delle nuove generazioni è il tuo lascito più grande.

Nell’ultimo anno avevi imparato ad utilizzare ormai tutte le piattaforme digitali per non mancare neppure una volta ai tuoi appuntamenti con gli studenti: più di 10.000 incontrati solo in questo anno scolastico.

Avevi detto di recente, nell’incontro con i giovani della pace a Bergamo promosso dal Sermig: “Noi testimoni siamo rimasti in pochi, ci contiamo sulle dita della mano. Quando non ci saremo più la nostra memoria andrà persa. E allora voi giovani dovrete essere la memoria”.

Non dimenticherò mai il tuo desiderio di incontrare il giovane calciatore che, proprio a Marzabotto, scese in campo facendo il saluto romano. In nessun momento lo hai colpevolizzato ma hai voluto che conoscesse la tua storia. “Non servono denunce ma educazione”, dicevi.

La tua storia intreccia, come ha ben scritto nel tuo ricordo lo storico Daniele Susini che ti è stato sempre a fianco, “bellezza e violenza”. E tu stesso avevi detto: “Anche se, forse, sono rimasto orfano nell’anima, ho tenuto di mia madre il ricordo della sua bellezza, più forte del male e della morte”.

A soli 6 anni, nell’eccidio di Marzabotto, avevi perso la tua famiglia: i tuoi nonni, tuo padre e, appunto, tua madre Sassi Maria Martina, incinta, che in un pagliaio ha fatto scudo con il suo corpo per salvarti la vita.

A lei hai dedicato la poesia “Mia madre”, che è custodita nel sentiero di Monte Sole.

Ma la tua vita non ti ha risparmiato dolori neppure in seguito: gli anni in orfanatrofio, la perdita della tua madre affidataria solo dopo un anno.

Per tanto tempo il dolore ha avuto il sopravvento ma negli ultimi anni avevi trovato la forza di raccontare la tua storia, grazie in particolare al supporto dell’associazione Anvcg, e non ti eri più fermato.

franco leoni lautiziAvevi tanto in comune anche con i ragazzi di Agevolando che spesso hai incontrato: l’essere cresciuto senza una famiglia, aver conosciuto troppo presto la violenza e la disperazione, l’urgenza di raccontarsi.

Io questo articolo non avrei mai voluto scriverlo e ancora oggi a fatica trovo la forza e le parole: per me tu Franco eri una sorta di eroe immortale e io sono e sarò sempre onorata della tua amicizia.

Grazie a nome mio e dell’associazione Agevolando per ogni momento condiviso, grazie all’Associazione nazionale vittime vivili di guerra e in particolare alla sezione di Rimini, a Simona Cicioni, Marialuisa Cenci e Ernesto Brighi per averci fatto incontrare e condividere anche il privilegio di essere insieme Consiglieri dell’associazione.

“Ci hai insegnato a vivere, ad amare, a perdonare”, ha giustamente ricordato Marialuisa al tuo funerale.

La tua storia è diventata un film, una canzone, è raccontata in decine di interviste. Ma è soprattutto scolpita nei nostri ricordi e nel nostro cuore.

Per lenire il dolore posso solo pensare che tua madre avesse così tanto desiderio di riabbracciarti, che non potevi fare altro che correre da lei.

E nel pensarvi di nuovo insieme cerchiamo la forza per andare avanti e per onorare il tuo ricordo che ha già il profumo dell’eternità.