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Da fatture false a estorsione

Operazione Never Dream: coinvolte 38 imprese, sequestri milionari

In foto: la conferenza stampa (foto Migliorini)
la conferenza stampa (foto Migliorini)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 24 feb 2021 11:34 ~ ultimo agg. 25 feb 12:20
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Un nuovo colpo alla criminalità che cerca di farsi spazio nell’economia riminese.  Sono state eseguite nelle prime ore di oggi le misure cautelari dell’operazione “Never dream” condotta dalla Guardia di finanza e Carabinieri della provincia di Rimini. Al termine di lunghe e complesse indagini, sono stati ricostruiti i movimenti di un’associazione a delinquere protagonista di una lunga serie di reati fiscali ma anche usura ed estorsione ai danni di imprenditori della Valconca. Eseguiti sequestri per un totale di nove milioni.

Un sodalizio protagonista non solo di un giro di fatture false per 20 milioni, e 3,4 di Iva non versata, ma anche usura, estorsione e riciclaggio. L’indagine è partita dalla Dda di Napoli del 2016 che aveva segnalato una donna, segnalata alle Forze dell’ordine riminesi, compagna del calabrese a capo dell’associazione. 22 gli indagati, nove le misure cautelari, di cui tre in carcere, due ai domiciliari, due interdittive da esercizio d’attività d’impresa, un obbligo di presentazione e un obbligo di dimora.

La prassi prevedeva l’emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti e la creazione dunque di benefici e vantaggi fiscali per oltre 1,4 milioni. Coinvolte 36 imprese di diverse regioni: tra cui 12 in provincia di Pesaro-Urbino, otto di Roma, sei nel riminese, quattro nella provincia di Milano. Ma anche due imprese lituane che servivano ad ottenere lo stato di esportatori abituali con ulteriori vantaggi fiscali. La maggior parte delle imprese erano fallite o chiuse, e con teste di legno come titolari. C’era anche il contributo di un consulente del lavoro, non iscritto a ordini professionali. Altri reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata a reati finanziari, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio per 315.000 euro, impiego di denaro falso e di provenienza illecita, con quattro segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio. I sequestri, per un totale di nove milioni, riguardano cinque fabbricati, un terreno, quote sociali per 46.000 euro, 12 tra auto, moto e scooter, 20 rapporti finanziari. Tra i principali indagati, due sono residenti nel riminese, uno a Vibo Valentia, uno a Bari e uno nel pesarese.

Il calabrese, da tempo gravitante tra Riccione e pesarese, con diversi precedenti, aveva forti capacità intimidatorie ma non risulta affiliato a nessun clan mafioso. L’inchiesta è infatti passata dalla Dda alla Procura ordinaria. E’ accusato di estorsione nei confronti di un titolare di un negozio di articoli per bambini dal quale, sotto minacce, si faceva consegnare assegni in bianco poi incassati per 15.000 euro. E di un episodio di usura, con tasso al 75%, ai danni del gestore di un distributore di carburanti in Valconca che su diecimila euro avrebbe dovuto restituirne 17.500.