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dal 30 dicembre 2020

"Sanpa: luci e tenebre di San Patrignano". Da domani docuserie su Netflix

In foto: Vincenzo Muccioli, il figlio Andrea e i Moratti
Vincenzo Muccioli, il figlio Andrea e i Moratti
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 29 dic 2020 11:23 ~ ultimo agg. 13:32
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«SanPa», disponibile dal 30 dicembre su Netflix, racconta le luci e le tenebre della comunità di recupero per tossicodipendenti fondata da Vincenzo Muccioli a Coriano. La serie è stata creata e scritta da Gianluca Neri, con Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli, con la regia di Cosima Spender.

Ci sono voluti tre anni di lavoro – racconta Gianluca Neri – per realizzare cinque puntate da un’ora, con i racconti di chi c’era, le immagini, i filmati d’archivio e quelli più privati. Sarebbe diventata la comunità più grande d’Europa, ma facendo discutere sia per per metodi adottati che per la personalità stessa del fondatore. Grande assente nel racconto la famiglia Moratti che pure ha sempre avuto un legame profondo con la comunità di Muccioli e che gestisce e ha fondato la Fondazione San Patrignano. Fondamentale invece il contributo di Andrea Muccioli. 

Una vicenda che spaccò l’Italia quando uno dei tossicodipendenti ospiti della comunità fu trovato morto nella porcilaia e la vicenda finì in tribunale: prima con accuse di sequestro di persona, poi per il tentativo di far sparire il cadavere. La ricostruzione dà voce a entrambi gli schieramenti, in un continuo botta e risposta, “con il cotributo fondamentale di Andrea Muccioli” per il reperimento di molti materiali. Gli anni raccontati vanno dal 1978, anno della fondazione, al 1995, quando Vincenzo Muccioli morì prima che la giustizia potesse pronunciarsi definitivamente su di lui.

Gabardini intervistato da Repubblica: “Nessuno ha mai tentato in questa forma, con la docuserie. Credo che in molti abbiano progettato lavori a tesi, per sostenere una parte o un’altra: ma a quel punto sapevi che in metà si sarebbero rifiutati. Non si può essere neutrali se hai vissuto dentro una storia come questa”.  “Raccontiamo tutto senza fascinazioni ma vivendo il contraddittorio esistente. Risultato? Su molti aspetti, la docuserie fornisce verità definitive. Ma alla fine, l’insieme, rimane comunque un dilemma”.