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"schizofrenia amministrativa"

"Dalla Padella alla Brace", tre sindaci contro le nuove restrizioni

In foto: i tre sindaci
i tre sindaci
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 18 dic 2020 12:21 ~ ultimo agg. 19 dic 14:18
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Come è possibile dopo gli innumerevoli errori commessi, arrivare ad una settimana dalle festività natalizie e non sapere cosa succederà in questi giorni?“. Se lo chiedono tre sindaci dell’entroterra riminese in una nota congiunta intitolata “Dalla Padella alla Brace… come affamare un intero settore a suon di DPCM.” Si tratta del sindaco di Coriano Domenica Spinelli, del primo cittadino di San Leo Leonardo Bindi e del sindaco di Montefiore Conca Filippo Sica. I tre parlano di “schizofrenia amministrativa” e mettono sul piatto il tema dell’incertezza dei ristori per le attività costrette a chiudere. Chiudono poi con una provocazione:  “forse è giunto il momento di ribellarsi al sistema e di mutuare le buone pratiche della Repubblica di San Marino con un’ordinanza ad hoc a difesa delle nostre imprese.

La nota congiunta

“Dalla Padella alla Brace”… come affamare un intero settore a suon di DPCM!

I sindaci di Coriano, Montefiore Conca e San Leo si ribellano e scendono in difesa di chi produce lavoro e sostiene famiglie intere, e in tanti sono pronti a schierarsi con loro. L’entroterra Riminese non ci sta!

Il 2020 è stato un anno durissimo sotto il profilo sanitario ed economico. Siamo da 10 mesi e più in emergenza e anche se a marzo Conte sosteneva di avere tutto sotto controllo, ad oggi assistiamo ad un pressapochismo amministrativo nazionale al quale noi sindaci di campagna non vogliamo arrenderci.

Come è possibile dopo gli innumerevoli errori commessi, arrivare ad una settimana dalle festività natalizie e non sapere cosa succederà in questi giorni? Ristoranti, bar, pasticcerie e tutti gli operatori economici si sono adeguati pazientemente a tutte le regole scritte e cambiate ad ogni Dpcm, nella speranza di poter guadagnare un giusto profitto, eppure dobbiamo ancora capire se resteranno aperti oppure no. Questo è il sentimento che pervade i Primi Cittadini, pensando alle attività del settore Ho.Re.Ca che cercano di sopravvivere nei loro territori, nonostante gli annunci di Roma di una lenta e inesorabile eutanasia del settore.

Manca il rispetto per il lavoro inteso come organizzazione delle risorse umane. Manca il rispetto per il settore privato… manca il rispetto per l’intelligenza umana!

Vietare la libertà personale è incostituzionale, chiudere le attività a giorni alterni è schizofrenia amministrativa, una patologia alle quale non ci vogliamo assuefare per non spegnere la speranza.

Nei nostri comuni le regole vengono rispettate e grazie a questo si è cercato di recuperare il fatturato estivo, anche attraverso l’organizzazione di eventi in piena sintonia con i dettami governativi.

Ad oggi non sappiamo se il governo riuscirà a ristorare le perdite di avviamento di tanti imprenditori coraggiosi che hanno scelto i nostri territori. Ma è certo che nei nostri comuni come in tutta la Romagna gli imprenditori sono abituati a produrre lavoro e insieme ai propri dipendenti fanno sacrifici e sono pronti a farne tanti altri pur di salvare le proprie attività.

Eppure, ancora una volta siamo trattati alla stregua della costa, delle aree metropolitane, che per nostra natura e scelta di vita abbiamo deciso di non replicare. I borghi storici dell’entroterra hanno una specifica identità legata al “buon vivere”, una propria economia costellata di artigiani e piccole realtà produttive; forse è giunto il momento di ribellarsi al sistema e di mutuare le buone pratiche della Repubblica di San Marino con un’ordinanza ad hoc a difesa delle nostre imprese!