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il canile e poi l'adozione

L'abbandono, la malattia e l'amore per "Onassis". La storia a lieto fine di Jacqueline

In foto: Guido "Onassis" e la sua Jacqueline
Guido
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 31 ott 2020 13:18 ~ ultimo agg. 13:27
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Nulla di meglio di una storia  da “tabloid” a lieto fine per tornare a parlare del canile “Cerni” di Rimini e dei suoi 40 ospiti a quattro zampe. Anche i canili, in momenti difficili come quello attuale, risentono delle paure e delle ansie delle persone, sempre più preoccupate per se stesse. Ma nonostante tutto, assistiamo (per fortuna) ancora a storie bellissime di cittadini generosi che aprono il cuore e le loro case ad animali ai quali la vita ha voltato le spalle. Quella di Jacqueline è una di queste storie.

Quando un cane entra in canile senza chip e senza che nessuno conosca qualcosa della sua storia e della sua provenienza, la prima cosa che viene fatta è dargli un nome. Un atto dovuto, perché è il primo passo per ridare identità e dignità all’animale, togliendolo dall’invisibilità. Spesso ci si basa su un’espressione, un particolare, un aspetto che lo caratterizza. Come successo nello storia che stiamo per raccontarvi, quella di una bellissima Amstaff, meticcio discreta e dai modi eleganti, ritrovata in piazzale Kennedy. Un tratto del suo carattere, l’eleganza naturale, e la coincidenza dell’intitolazione del luogo del suo ritrovamento hanno fatto pensare ai volontari del canile subito alla nota first lady Jacqueline Kennedy. Da qui il primo passo, il nome: Jacqueline.

Purtroppo però, all’eleganza dei modi non corrispondeva, in questo caso, un corpo in salute. Un aspetto che non è sfuggito al personale del canile, che purtroppo ha visti confermati gli iniziali sospetti dopo il test di leishmania, risultato positivo. Potrebbe essere stato questo il motivo dell’abbandono di Jacqueline, dal momento che nessuno l’ha mai cercata, nessuno ha chiamato in canile per avere sue informazioni.

La prima cosa da fare era guadagnarsi la sua fiducia, il più delle volte tradita da chi l’ha abbandonata. E’ un percorso tortuoso, fatto di piccoli passi, di tempo e pazienza, soprattutto nei giorni dove invece di vedere progressi il cane torna chiudersi in sé. “Con Jacqueline – spiegano le volontarie del canileoccorreva abbattere quel muro di diffidenza, farle capire che poteva riporre i suoi timori, le sue paure e incertezze, che noi eravamo lì al suo fianco per ripartire da zero, per ridarle quella serenità e sicurezza che tutti i cani dovrebbero avere. E poco a poco – continuano le volontarie – si è aperto uno spiraglio, ci osservava incuriosita. Poi sono arrivati la voglia e lo stimolo di interagire, ha capito che si poteva fidare di noi, di questa nuova e strana famiglia dove ci sono quaranta cani”.

Ed ecco, all’improvviso, arrivare anche il momento di Jacqueline. L’incontro e l’amore per il suo Onassis ha le sembianze di un eterno cucciolone di nome Giulio che, seppur senza avere il fascino del noto armatore greco, ha conquistato l’elegante Amstaff con il suo esuberante mix di simpatia, potenza ed esuberanza. Lui è un incrocio tra uno Spinone e un Labrador, anche lui adottato da Gigi, educatore cinofilo di un altro canile dove Giulio (Onassis) ha passato i primi mesi di vita. Jacqueline, nella sua nuova famiglia, ora ha fatto passi fa gigante, aiutata proprio dal suo nuovo compagno. “Ringraziamo di cuore Gigi e Alessia per l’impegno dimostrato nel percorso preaffido, per la loro tenacia e la volontà di mettersi in gioco in questa adozione, tutt’altro che semplice – concludono i volontari del Cerni -. Finalmente Jacqueline può riprendersi la sua vita, con una famiglia accanto, per sempre. La speranza è che questa bella storia sia di buon auspicio e possa ispirare altre famiglie ad adottare uno dei nostri cani”.