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padre e figli indagati

Evasione per 1,3 milioni. Sigilli a tre bar, scovati 16 lavoratori in nero

In foto: la Guardia di Finanza nei pressi della stazione di Rimini
la Guardia di Finanza nei pressi della stazione di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 1 ott 2020 11:06 ~ ultimo agg. 2 ott 13:49
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Sigilli al bar ristorante Bigno di Rimini, al bar Otto e mezzo in piazzale Cesare Battisti e all’Autobar a Santarcangelo in via Braschi, oltre al sequestro di beni per 1,3 milioni. I militari del nucleo di Polizia Economico Finanziaria e il gruppo di Rimini delle fiamme gialle, nell’ambito dell’operazione “Paper Moon”, hanno smascherato una complessa frode fiscale messa in atto da tre imprenditori santarcangiolesi ora indagati. I tre, tutti della stessa famiglia (il padre di 61 anni nato e residente a Santarcangelo, il figlio 27enne e la figlia 31enne), operano nei settori della ristorazione, gestione di slot machine, tabaccherie e locazione turistica di immobili. Nove in totale le persone indagate.

Lo schema truffaldino, secondo la ricostruzione della guardia di finanza, prevedeva che alcune società preposte alla gestione dei rami aziendali maggiormente produttivi e strategici, dopo aver accumulato ingenti debiti fiscali, venissero svuotate di ogni asset aziendale a favore di altre società (sempre riconducibili tramite interposta persona ai medesimi attori della frode). Le società poi venivano cedute a persone nullatenenti in modo da rendere inefficaci le eventuali procedure di riscossione coattiva da parte dell’Erario. Nell’ambito delle indagini sono stati anche individuati 81 lavoratori risultati alcuni senza contratto (quindi completamente “in nero”, ben 16), altri pagati con somme “fuori busta”, quindi irregolari. Per questo i datori di lavoro sono stati segnalati all’Ispettorato del lavoro. Le sanzioni pecuniarie per questo reato vanno da 58mila a 116mila euro.

Questa mattina i finanzieri hanno eseguito il provvedimento del gip del tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, che ha disposto l’applicazione della misura cautelare del divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale nei confronti del padre, del figlio e di un quarto indagato, un 63enne residente a Rimini che figura come prestanome, e il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per l’evasione delle imposte per 1,3 milioni di euro, con l’apposizione dei sigilli ai tre locali di proprietà della famiglia santarcangiolese. I militari i hanno anche effettuato una decina di perquisizioni. Il ristorante e i bar oggetto del decreto di sequestro sono stati affidati, su ordine dell’autorità giudiziaria, ad un amministratore giudiziario appositamente nominato dal giudice.